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Vuelta 2002: il sigillo di Remco

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La maglia roja Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vinyl) ha vinto la diciottesima tappa della 77ma Vuelta Espana che viaggiava, attraverso 192 chilometri, da Trujillo ai 1.166 metri dell’Alto de Piornal, arrivo inedito nella storia della corsa spagnola. Il millennial fiammingo ha preceduto di due secondi il suo rivale in classifica generale, lo spagnolo Enric Mas (Team Movisar), e l’olandese Robert Gesink (Jumbo Visma), ultimo superstite della fuga di giornata, agguantato dai duellanti a 300 metri dallo striscione d’arrivo. Evenepoel ha così puntellato il suo vantaggio in classifica generale. Mas, sempre secondo in graduatoria, è ora distanziato di 2’05” con il non ancora ventenne iberico Juan Ayuso (UAE Team Emirates), terzo a 5’14”.

S&D

Quella odierna è stata una tappa all’insegna dell’anarchia tattica. Una caduta in partenza coinvolgeva Carlos Rodgriguez (Ineos Grenadiers), quarto in graduatoria in partenza, e l’australiano Jay Vine (Alpecin Deceuninck), leader della classifica degli scalatori. Il campione di Spagna riusciva a ripartire, pagando però dazio all’arrivo, mentre il canguro era costretto al ritiro con conseguente passaggio della maglia a pois sulle spalle dell’ecuadoriano Richard Carapaz (Ineos Grenadiers). Dopo un’ora di corsa si formava al comando un gruppo di 42 corridori, in pratica un terzo di quelli rimasti in gara. Costoro a metà tappa potevano contare su un vantaggio di otto minuti sul grosso del plotone. A sparigliare la corsa, a questo punto, era Joao Almeida (UAE Team Emirates). Il portoghese, desideroso di risalire in classifica, inscenava una nuova versione del Trofeo Baracchi partendo prima in compagnia del compagno di squadra Brandon McNulty. Dopo una trentina di chilometri il texano si rialzava cedendo il posto ad Ivo Oliveira, fermato dall’ammiraglia mentre si trovava nel gruppo dei battistrada. Infine, era Marc Soler, anch’egli originariamente tra gli attaccanti, ad assumersi l’onere di completare l’inseguimento del lusitano. L’azione di Almeida generava la reazione di Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqastan), desideroso di difendere il posto in graduatoria dall’attacco del portoghese. Il colombiano schierava la squadra in testa al gruppo, richiamando, a tale scopo, anche Vincenzo Nibali, anche lui, in principio, tra i fuggitivi.

Tutte queste accelerazioni sortivano il risultato di ricompattare la corsa. All’imbocco della salita finale, infatti, si presentava, con poco più d’un minuto di vantaggio, un sestetto composto da Carapaz, Gesink, il francese Thibaut Pinot (Groupama FDJ), l’inglese Hugh Carty (EF Education Easy Post), il colombiano Sergio Higuita (Bora Hansgrohe) ed un altro transalpino, Elie Gesbert (Arkea Samsic). Era proprio quest’ultimo a rompere gli indugi partendo ai meno dieci seguito da Gesink che, poi, s’involava solitario, apparentemente verso la vittoria. Dietro, ai meno cinque, avveniva il ricongiungimento tra i migliori ed il resto degli attaccanti, Almeida compreso. Seguiva una raffica di scatti e rallentamenti in cui Mas tentava per due volte, senza successo, di togliersi di ruota Evenepoel. Sotto lo striscione dell’ultimo chilometro aveva luogo il colpo di scena. Remco scattava. Solo il corridore delle Baleari riusciva a venirgli dietro. I due agguantavano il malcapitato Gesink ai trecento metri. L’ulteriore allungo del millennial risultava decisivo: tappa vinta e Madrid decisamente più vicina.

Domani sarà la volta della diciannovesima, nonché terzultima, frazione con partenza ed arrivo a Talavera de la Reina. La tappa consisterà in un anello di poco meno di 70 chilometri da ripetersi due volte per un totale di 138 chilometri. In ciascuna delle due tornate, ci sarà da scalare il Puerto de Pielago, una non proprio insormontabile ascesa, classificata come GPM di seconda categoria. Nella località che nel 1969 regalò a Gigi Sgarbozza successo di giornata e primato in classifica generale, Remco potrà proseguire il suo conto alla rovescia verso il successo che manca al Belgio da 44 anni.

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