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Tour de France 2022: soffrono i Vesponi, vincono i Capelloni

Immagine di copertina
Jasper Philipsen. Credit: EPA/GUILLAUME HORCAJUELO

Il fiammingo Jasper Philipsen (Alpecin Deceuninck) ha vinto in modo enfatico la quindicesima tappa del 109° Tour de France che ha portato, sotto un sole cocente, la carovana gialla da Rodez a Carcassone attraverso 202 chilometri. Il velocista del team delle chiome fluenti ha preceduto, al termine di un combattutissimo sprint, la maglia verde Wout Van Aert (Jumbo Visma) con il vincitore della frazione di Saint’Etienne, l’ex iridato Mads Pedersen (Trek Segafredo), che ha guadagnato la terza moneta. Resta immutata la classifica generale al termine d’una giornata drammatica, le cui conseguenze il team giallonero potrebbe pagare a caro prezzo sui Pirenei. Per il momento, comunque, il danese Jonas Vingegaard (Jumbo Visma) conserva il simbolo del comando con un vantaggio di 2’22” sullo sloveno Tadej Pogacar (Team UAE Emirates) e di 2’43” sul terzo in classifica, il gallese Geraint Thomas (Ineos Grenadiers).

S&D

Ancor prima del via arrivava la notizia di tre ritiri eccellenti. Primoz Roglic (Jumbo Visma) gettava la spugna infliggendo un duro colpo alla maglia gialla che non potrà avvalersi della sua esperienza nella terza settimana di corsa. Il campione di Trbovlje tenterà di rimettersi in sesto per provare la quaterna alla Vuelta Espana che partirà venerdì 19 agosto da Utrecht in Olanda. La positività al Covid causava anche l’abbandono di due precedenti vincitori di tappa: Simon Clarke (Israel Premier Tech) e Magnus Cort Nielsen (EF Education Easy Post).

In partenza andava via un terzetto composto dal solito danese, quest’oggi era il turno di Mikkel Honoré (Quick-Step Alpha Vinyl Team), dal campione tedesco Nils Politt (Bora Hansgrohe) e dalla maglia verde Wout Van Aert che, però, dopo 40 chilometri si rialzava. Gli altri due attaccanti, però, non desistevano, guadagnando due minuti e mezzo sul gruppo. Ai meno 65 dal traguardo cadeva malamente Steven Kruijswijk (Jumbo Visma): probabile frattura della clavicola e, soprattutto, ritiro immediato per l’olandese. In un batter d’occhio la superiorità del team della maglia gialla su quello di Pogacar si era volatilizzata. In ossequio al detto non c’è due senza tre, pochi minuti dopo toccava proprio a Vingegaard finire sull’asfalto, dopo essersi arrotato con il compagno di squadra Tiesj Benoot (Jumbo Visma). La maglia gialla si rialzava prontamente, rientrando in gruppo, mentre pativa non pochi problemi il suo gigantesco gregario, giunto al traguardo con 20 minuti di ritardo, le cui condizioni andranno valutate domani, nel giorno di riposo.

Ripresi, nel frattempo, Honorè e Politt, era la volta di due francesi a tentare la sorte a 40 chilometri dall’arrivo: Benjamin Thomas (Cofidis) ed Alexis Gougeard (B&B Hotels – KTM). Questo estemporaneo Trofeo Baracchi d’oltralpe teneva in scacco il gruppo, senza mai guadagnare più di 30”, fino a 5.000 metri dal traguardo quando Thomas rompeva gli indugi, tentando la via dell’assolo, che per poco non gli riusciva. Infatti, il quattro volte iridato su pista veniva ripreso solo a 400 metri dallo striscione finale dalla prorompente volata del gruppo. Philipsen mostrava grande coraggio, infilandosi per ben due volte in pertugi stretti vicini alle transenne e venendo così premiato con il suo primo successo al Tour de France dopo i tre alla Vuelta Espana.

Domani più che un riposo avrà luogo un conteggio dei sopravvissuti in vista delle sei tappe finali, di cui tre pirenaiche ed una a cronometro. Martedì andrà in scena la sedicesima frazione da Carcassone a Foix lungo 179 chilometri. Come avvenuto con le Alpi, sembrerebbe un approccio morbido alle più dure giornate successive. La salita conclusiva, però, il Mur de Peguere, presenterà nei suoi ultimi due chilometri pendenze al 18% che potrebbero consentire a chi dovesse fare il vuoto di lanciarsi in discesa verso il traguardo, distante 25 chilometri dal GPM.

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