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Liegi-Bastogne-Liegi 2024: chi fermerà Tadej?

Immagine di copertina
Tadej Pogačar Credit: ANSA

Domani, con partenza in mattinata per gli uomini e all’ora di pranzo per le donne, si disputerà la Liegi–Bastogne–Liegi, la più antica tra le cinque classiche monumento del calendario ciclistico internazionale. La corsa, giunta all’edizione 110 in campo maschile e all’ottava per le signore, misurerà 259 chilometri per gli uomini e 153 per le donne, cui in pratica viene risparmiato il tratto iniziale pianeggiante da Liegi a Bastogne. La fase decisiva è analoga per entrambi generi con tutte le salite che hanno reso mitica la Doyenne, dallo Stockeu alla Roche-aux-Faucons, senza dimenticare l’ascesa simbolo di questa gara: la Redoute.

S&D

La Liegi, non dissimile dall’Epifania che tutte le feste le porta via, chiude la campagna del Nord lasciando spazio alla stagione dei grandi giri. La speranza, poco fondata, è che si possa assistere a una gara più combattuta di Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Ciò è ritenuto assai poco probabile dai bookmaker che danno per favorito Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), già vincitore nel 2021, con quote a dir poco scoraggianti. A contrastare lo sloveno, in teoria, dovrebbe essere Mathieu van der Poel (Alpecin Deceuninck). Il campione del mondo, tuttavia, dopo il dominio assoluto palesato sia nella Ronde che nella corsa delle pietre, è apparso in calo di forma domenica scorsa nella classica di casa, l’Amstel Gold Race, il cui vincitore, l’inglese Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), potrebbe rivelarsi, a conti fatti, l’avversario più ostico per il fuoriclasse di Komenda. Sarà, infine, da verificare l’effettiva consistenza del gallese Stephen Williams (Israel Premier Tech), conquistatore a sorpresa della Freccia Vallone, mercoledì scorso in condizioni climatiche quasi proibitive. In tal senso, le previsioni meteo profetizzano pioggia e freddo, soprattutto nella prima fase di corsa.

La presenza italiana sarà poco più che simbolica a dimostrazione d’un momento di crisi protratta del movimento maschile. Eppure, senza andare troppo indietro nel tempo, la Liegi ha visto ben 12 vittorie azzurre, di cui 11 recenti, nel quarto di secolo intercorrente tra il 1982 e il 2007. Dopo l’estemporaneo successo, nel 1965, di Carmine Preziosi, emigrato italiano in Belgio, Silvano Contini santificò il giorno di Pasqua nell’anno che avrebbe poi visto il trionfo calcistico della Nazionale in terra di Spagna. Ci fu, poi, il poker di Moreno Argentin, con tre vittorie consecutive tra il 1985 e il 1987 seguite nel 1991 da una splendida doppietta Freccia – Liegi. Tra fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio arrivarono le accoppiate toscane del pisano Michele Bartoli, 1997 e 1998, e del livornese Paolo Bettini, 2000 e 2002. In quest’ultima occasione, si registro un’autentica Berchtesgaden ciclistica con cinque azzurri ai primi cinque posti. Davide Rebellin nel 2004 trionfò nella Doyenne, diventando così il primo nella storia a registrare l’en plein Amstel–Freccia–Liegi. Infine, nel 2007 fu Danilo Di Luca ad aprire sul traguardo di Ans un mese magico che l’avrebbe poi visto conquistare anche il Giro d’Italia.

Fortunatamente per l’Italia la gara in rosa dovrebbe vedere le azzurre in primo piano con Elisa Longo Borghini (Lidl Trek) che tenterà di ripetere l’impresa della britannica Elizabeth Deignan, l’unica non olandese capace di trionfare, nel 2020, in Quai des Ardennes. La verbanese, già vincitrice quest’anno del Giro delle Fiandre in versione pasquale, avrà il compito quasi proibitivo di contrastare la trionfatrice dell’anno scorso, l’olandese Demi Vollering (SD Worx), cui vanno i favori del pronostico.

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