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Parigi-Roubaix 2022: Dylan Van Baarle, il settimo sigillo orange

Immagine di copertina
Il vincitore della Parigi-Roubaix 2022 Dylan Van Baarle

L’olandese Dylan van Baarle (Ineos Grenadier) ha vinto la 119ma Parigi – Roubaix. Il vice campione del mondo, già secondo due settimane fa al Giro delle Fiandre, è giunto solitario nel leggendario velodromo precedendo di 1’47” un quartetto composto, in ordine di piazzamento, dal campione del Belgio Wout van Aert (Jumbo Visma), dallo svizzero Stefan Kung (Groupama FDJ), dal fiammingo Thomas de Vriendt (Intermarchè Wanty Gobert) e dallo sloveno Matej Mohoric (Bahrain Victorious). Quest’ultimo, recente conquistatore della Milano – Sanremo, è stato, insieme al vincitore, il grande protagonista della corsa delle pietre.

S&D

È stata una Roubaix asciutta e polverosa ma non priva di quegli elementi, iniqui se non addirittura crudeli, che rendono questo anacronistico cimento unico nel calendario ciclistico. Complice la bellissima giornata, si è corso a velocità altissima: il tempo del vincitore 5 ore e 37 minuti alla media di 45,792 kmh ha riscritto il record della Pascale togliendolo all’edizione 2017

Neanche il tempo d’abbassare la bandiera a scacchi che si sono aperte le ostilità. La Ineos Grenadier ha creato una frattura nel gruppo dopo 45 chilometri. Il vantaggio dei battistrada sul resto del plotone è salito rapidamente sopra il minuto con l’intera squadra anglo – colombiana che ha dato vita ad una autentica cronometro squadra. I grandi favoriti colti di sorpresa, Mathieu Van der Poel (Alpecin Fenix), Mads Pedersen (Trek Segafredo), van Aert e Kung, sono stati costretti a spremere le loro squadre per colmare il buco, operazione riuscita dopo più di 100 chilometri, in avvicinamento alla foresta di Arenberg.

Prendeva a questo punto l’iniziativa Mohoric in compagnia di De Vriendt e del francese Laurent Pichon (Team Arkea Samsic). Il trio prendeva un vantaggio di due minuti che, pur erodendosi lentamente, sembrava potesse consentire allo sloveno d’emulare la doppietta Sanremo – Roubaix conquistata da Johnny Degenkolb nel 2015. Ai meno quaranta dall’arrivo una foratura mandava in frantumi i sogni di Matej, riaprendo completamente la corsa. Alle spalle di De Vriendt, rimasto solo al comando, si seguivano scatti e controscatti che a 25 chilometri dal traguardo portavano ad un vantaggio di mezzo minuto un gruppetto di quattro, comprendente, oltre al fuggitivo, il fiammingo Yves Lampaert (Quick – Step Alpha Vinyl), Mohoric e van Baarle.

Al successivo settore in pavè, Camphin en Pevele, van Baarle allungava guadagnando 30 metri su Lampaert e Mohoric mentre De Vriendt cedeva di schianto. Il Carrefour de l’Arbre, da sempre considerato il punto decisivo della gara, segnava il destino della Roubaix 2022 con il tulipano che dilatava il suo vantaggio involandosi verso il velodromo. Alle sue spalle si ricompattavano gli inseguitori, non prima d’uno spettacolare capitombolo di Lampaert, urtato da uno spettatore.

Quello di Dylan van Baarle è il settimo sigillo olandese sulla corsa delle pietre. A rompere il ghiaccio, nel 1964, era stato Peter Post, seguito tre anni dopo dall’occhialuto Jan Jansenn. All’inizio degli anni ottanta Jan Raas nel 1982 ed Hennie Kuiper l’anno dopo avevano portato gli orange a quota quattro. Nel 2001 era arrivato l’estemporaneo successo di Servais Knaven, seguito 13 anni dopo dall’altrettanto inatteso trionfo di Niki Terpstra nel 2014.

Dopo la splendida vittoria ieri di Elisa Longo Borghini, quella odierna non è stata una giornata esaltante per il ciclismo azzurro. Andrea Pasqualon (Intermarchè Wanty Gobert), 19mo, è stato il migliore tra gli azzurri. A Filippo Ganna, invece, resta la soddisfazione d’aver ben svolto il ruolo di specchio per le allodole a favore del compagno vincitore.

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