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Mondiale élite in linea 2023: Belgio contro Danimarca sulle strade scozzesi

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Mondiale élite in linea 2023: Belgio contro Danimarca sulle strade scozzesi

A solo due settimane dalla conclusione del Tour de France, compressa in un calendario sempre più congestionato, si disputa domani a Glasgow la corsa iridata per professionisti, inserita in una super kermesse di 10 giorni voluta dal Presidente dell’UCI David Lappartient “desideroso di dare vita, alla prima edizione d’un evento ciclistico multidisciplinare”. Le date di quest’anno, per un curioso gioco del destino, coincidono esattamente con quelle di 51 anni fa quando la gara per professionisti fu anticipata a inizio agosto per lasciare spazio ai Giochi Olimpici di Monaco di Baviera.

Dopo Madrid 2005 sarà l’edizione più lunga del terzo millennio. Si correrà per 272,4 chilometri ricalcando il tracciato dei Campionati Europei 2018 vinti da Matteo Trentin. Si partirà da Edimburgo con 120 chilometri in linea che porteranno a Glasgow. In questo primo tratto saranno presenti le uniche due asperità reali della corsa, Bonnybridge e Crow Road, troppo lontane, però, dal traguardo per risultare decisive. Una volta giunti in riva al Clyde, i corridori dovranno percorrere per dieci volte un circuito di 14.300 metri comprendente ben otto strappi culminanti nell’ultimo: il breve muro di Montrose Street. In realtà, ancor più di questi dentelli, saranno la mancanza di rettilinei e le molte curve ad angolo retto, che imporranno continui rilanci all’azione, a rendere esplosiva la gara, ancor più se, come pare probabile, dovesse piovere.

Parlando dei protagonisti, due formazioni paiono chiaramente al di sopra delle altre. Il Belgio, con un atleta in più, nove anziché otto, per l’iscrizione d’ufficio di Remco Evenepoel, campione uscente, presenta quattro potenziali vincitori che rispondono a ogni possibile situazione di corsa. Evenepoel, capace di produrre un’azione solitaria come 12 mesi fa a Woollongong; Wout Van Aert, perfetto per uno sprint a ranghi ristretti proprio come Jasper Philpsen lo è per una volata di gruppo; infine, l’altro Jasper, Stuyven, adattissimo per inserirsi in una fuga da lontano. Al poker belga si contrappone il tris della Danimarca, già oggi dominatrice con le vittorie in solitario di Albert Philipsen nella prova su strada juniores e la rivincita di Tokyo del quartetto sugli azzurri nella finale dell’inseguimento a squadre. Pur privi di Jonas Vingegaard, gli scandinavi dispongono di tre corridori di grande classe e adattabilità, ognuno dei quali potrebbe risultare vincente: Kasper Asgreen, Magnus Cort Nielsen e, soprattutto, Mads Pedersen che, in condizioni meteo simili a quelle che potrebbero esserci domani, seppe farsi conoscere al mondo quattro anni fa conquistando l’iride a Harrogate a spese di Trentin.

Sperano di poter approfittare dello scontro tra le due grandi antagoniste tre campioni che si presentano al via in forma disparata. Il francese Julian Alaphilippe, vincitore nel 2020 a Imola e un anno dopo a Lovanio, non si è mai ripreso dalla caduta di 15 mesi fa alla Liegi-Bastogne-Liegi. Questa, però, è la sua corsa per cui non va esclusa un’inattesa resurrezione. L’olandese Mathieu van der Poel, dopo una primavera sontuosa in cui ha conquistato Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix, ha rifiatato, correndo il Tour de France come gregario di Philpsen, per preparare al meglio la rassegna iridata dove, oltre alla gara di domani punta sulla mountain bike in programma sabato 12 agosto. Infine, c’è Tadej Pogacar sul quale ogni considerazione è sprecata posta la più volte provata capacità dello sloveno di rendere l’impossibile realtà.

Parlare della squadra azzurra e delle sue ipotetiche possibilità è difficile. Il CT Daniele Bennati ha impostato la formazione su Alberto Bettiol e Matteo Trentin, gli unici oggettivamente a poter aspirare a un piazzamento onorevole. A mo’ d’auspicio, ricordo quanto avvenuto il 6 agosto 1972 quando, sull’impegnativo circuito francese di Gap, la Nazionale, splendidamente guidata da Mario Ricci, seppe dare scacco matto a sua maestà Eddy Merckx, tenendo in mano la corsa dall’inizio alla fine e chiudendo con un bis agrodolce in cui Marino Basso scippò la maglia iridata a Franco Bitossi. Ricordi di tempi lontani, quando l’Italia era la squadra da battere. Domani, purtroppo, c’è il serio rischio che non ci si accorga della nostra presenza in gara.

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