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Home » Spettacoli » TV

Michele Guardì e i fuorionda delle Iene, la Rai apre un’indagine interna

Immagine di copertina

Si apre il caso Michele Guardì. Martedì la trasmissione Le Iene ha trasmesso alcuni fuorionda, risalenti a diversi anni fa, dello storico regista de I fatti vostri, caratterizzati da battute sgradevoli, omofobe e sessiste, come “Levami sto fro**o di me**a da torno”. Oppure “Signorina, sorrida, finga di esistere”. L’inviato della trasmissione di Italia 1 ha poi raggiunto lo stesso Guardì, il quale ha minimizzato il tutto parlando di espressioni colorite ma scherzose che scappano nella concitazione del momento.

S&D

Gli audio però evidentemente non sono piaciuti alla Rai, che ora ha aperto un’indagine interna. I fuorionda in questione risalgono a ben 14 anni fa. “Io sessista? È una sciocchezza. Qui si cerca di alzare il tiro attaccando personaggi che possono garantire ascolti. In 5.600 puntate si possono dire cose inopportune nella certezza di non essere ascoltati e me ne scuso”, si è difeso il regista.

“La morale è ciò che la gente vuole e dice, quando gli rode perché sei felice. L’invidioso vuole disturbare questa tua felicità, nel mio caso data da quarant’anni di successi”, ha detto “Il comitato” dopo le polemiche che lo hanno travolto. “Chi ha mandato in onda questi audio ha scorrettamente preso delle battutacce, delle quali mi sono scusato a suo tempo e di cui mi scuso ancora oggi, che risalgono a quattordici anni fa”, ha spiegato Guardì in un’intervista a Libero.

“Queste frasi sono state estrapolate da fuori onda delle prime serate de I fatti vostri. Hanno preso queste vecchie cose per applicarlo a ciò che sta succedendo adesso, al dibattitto sulle discriminazioni di genere. Se mi permette, ritengo essere questo un atteggiamento giornalisticamente scorretto”. L’autore televisivo rimanda al mittente le accuse di sessismo: “È doveroso ricordare che nel mio gruppo di lavoro le donne hanno da sempre rivestito un ruolo apicale. Da almeno dieci anni, a capo c’è una donna che si chiama Giovanna Flora. Nella mia squadra la presenza di donne è almeno del cinquanta, sessanta per cento. È notorio che io non sono sessista. Io rispetto da sempre le donne, come rispetto gli omosessuali. Sono accuse infondate”. Il regista aggiunge: “L’attacco che mi stanno rivolgendo è pretestuoso, dietro c’è qualche mandante”.

Riguardo alla parola “tro*a” utilizzata nei confronti di una donna, Guardì replica: “Per una stupida maniera meridionale di usare gli aggettivi che passano, scappano e non entrano nel merito. Sono soltanto un suono privo di qualunque offensivo significato”. Negli audio incriminati Giancarlo Magalli veniva definito “cane”: “Magalli due giorni fa era in trasmissione da me ed è stato intervistato appena si è saputo che sarebbero usciti questi fuori onda. Vuole sapere cosa ha risposto? “Sono modi di scherzare fra di noi. Voi potete sentire quello che dice Guardì perché ha il microfono aperto, ma sapeste quante cose diciamo noi a lui…”. E ci ha riso sopra”.

Ma sulla polemica è intervenuta la politica. Ha parlato la presidente della Vigilanza Rai, Barbara Florida. “Le sue frasi irriguardose, in qualunque momento siano state pronunciate sono incompatibili con il servizio pubblico, e l’azienda ha il dovere di intervenire pubblicamente tanto più in un momento in cui il dibattito sul linguaggio d’odio e sul contrasto alla cultura sessista, misogina e omotransfobica attraversa in maniera così decisiva il Paese”.

Ancora: “Non ha senso avere un contratto di servizio con previsioni molto specifiche e importanti su questo fronte, se poi non si agisce di conseguenza – aggiunge la presidente della commissione di vigilanza Rai – Mi aspetto una verifica puntuale da parte dell’azienda sul rispetto del contratto, del codice etico e di ogni altro aspetto che riguarda questa vicenda”.

Viale Mazzini ha fatto sapere che già nella giornata di ieri “ha dato mandato per l’apertura di un audit interno e di tutte le procedure aziendali previste sui fatti che riguardano il regista Michele Guardì”. La decisione – spiegano – è giunta proprio “dopo la messa in onda, martedì 28 novembre, su Italia 1, di un servizio contenente alcuni fuori onda del regista e sue dichiarazioni”.

Le Iene hanno mostrato anche l’autista di Guardì, sostenendo che si tratterebbe di un collaboratore del programma pagato dalla Rai, circostanza negata dal regista. “Quanto ha fatto emergere il programma Le Iene, nella trasmissione di martedì scorso, a proposito di un mio collaboratore impropriamente definito autista devo precisare che si tratta di un assistente che lavora con me con regolare contratto dal 2010 anno in cui ho messo in scena il musical sui Promessi Sposi. Successivamente, dato il rapporto di fiducia, gli ho chiesto di collaborare con me anche alla realizzazione di rubriche tv, che seguivo io personalmente per il programma I Fatti Vostri. Si è reso perciò necessario anche un altro contratto di consulente e non di dipendente proprio per I Fatti Vostri, contratto che gli ha consentito e gli consente di lavorare dentro una redazione Rai. Si tratta dunque di due contratti distinti, uno dei quali a mio totale carico. Le attività che svolge come mio collaboratore privato sono dunque da me e solo da me personalmente retribuite con regolare contratto”, ha fatto sapere Guardì in una lettera a Dagospia.

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