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Home » Spettacoli

L’attrice premio Oscar Mira Sorvino a TPI: “Sto cercando di ottenere la cittadinanza italiana. Vi racconto il mio impegno contro il traffico di esseri umani”

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“My grandfather was born… ncopp ‘o Vommero”. L’animo di Mira Sorvino, premio Oscar per “La dea della fortuna” di Woody Allen, sta tutta in questa frase tra l’inglese e il dialetto napoletano. Grintosa se parla dei suoi successi al cinema, delle sue battaglie a favore delle donne. Commossa quando racconta le sue radici, il padre Paul, indimenticato ‘Paulie’ in Quei Bravi Ragazzi di Martin Scorsese, scomparso appena un anno fa.

S&D

Il suo rapporto con l’Italia è molto forte…
“Tanto che sto cercando di ottenere la cittadinanza italiana. Grazie alla trasmissione Who Do You Think You Are? in onda su NBC e condotta dalla mia amica Lisa Kudrow, abbiamo scovato il certificato di battesimo di mio nonno nella chiesa di San Gennaro al Vomero, a Napoli. Si chiamava Fortunato Sorvino, ha vissuto lì fino all’età di quattro o cinque anni, poi con la famiglia si spostarono prima a Perugia e poi a Ellis Island negli Stati Uniti. Ma è tornato molte volte nella sua città natale, amava la sua cultura italiana e in particolare quella napoletana. E io sono come una bambina, felicissima quando torno in Italia”.

Ha deciso anche di sposarsi qui…
“Io e mio marito, Christopher Backus, ci siamo sposati a Capri 19 anni fa. Volevamo un posto dove poter guardare il golfo di Napoli, e vedere il Vesuvio in lontananza. Durante la cerimonia mi sembrava che tutti gli antenati fluttuassero nell’aria, come se ci benedicessero con la loro presenza. È il mio luogo felice”.

È stata premiata al Social World Film Festival di Vico Equense per i messaggi che lancia nelle sue interpretazioni…
“Non so se avete visto il filmato agli Oscar quando ringrazio mio padre, in cui dico: “Dandomi questo Oscar, rendete onore a mio padre perché mi ha insegnato tutto quello che so sulla recitazione”. Ho sempre voluto fare l’attrice, per cercare di trovare qualcosa dello spirito umano ed esprimerlo, per smuovere i cuori delle persone. E ricevendo quel premio, mi sono sentita sulla strada giusta per farlo. Il grande cinema, come il grande teatro, riescono a muovere le persone. Tutto parte da un bel messaggio in sceneggiatura, se noi attori facciamo il nostro lavoro correttamente arriverà a livello viscerale”.

Quali sono i temi che le stanno più a cuore?
“Sicuramente il traffico di esseri umani, me ne occupo dal 2004 con Amnesty International. Ho girato diversi film su questo tema. Come quello uscito la scorsa settimana negli Usa, “Sound of Freedom” con Jim Caviezel. È necessario mettere un faro su questa situazione, ad oggi 40 milioni di persone vivono in schiavitù. Molti pensano che la schiavitù sia morta, invece è viva e vegeta, seppur illegale rispetto al passato. Oltre il 70% delle sue vittime sono donne e ragazze, e almeno due milioni sono bambini venduti per scopi sessuali: è un abominio!”.

Quindi non si fa ancora abbastanza…
“No, penso che il mondo quando si trova di fronte a qualcosa di così malvagio e oscuro, si gira dall’altra parte. Così permettiamo alla schiavitù di prosperare, mentre dovremmo sobbalzare e dire “Cosa? Ancora la schiavitù?”.  Non facciamo tutto il possibile per eliminarla. Ci limitiamo a pensare “Oh, è così triste, poveri quei bambini”, quasi come se fossero già una causa persa, ma nessuna causa è persa. Questi sopravvissuti, una volta usciti e una volta ricevuto l’aiuto e il sostegno adeguati, possono risollevarsi”.

Dove la potremmo apprezzare prossimamente?
“Circa un anno e mezzo fa ho girato un film per la regia di Ilaria Borrelli (italiana nata a Napoli, ndr) dal titolo “The Goat”. Anche qui il tema sono i diritti umani, ma anche il maltrattamento della natura. Interpreto la rappresentante di una compagnia idrica che vuole acquistare un pozzo, in un luogo non specificato. Per ottenerlo si muovono illegalmente. Nella vicenda irrompe la figlia del proprietario con un passato difficile. Trovatasi in pericolo inizia a vagare nel deserto in compagnia di una capra per un viaggio a metà tra fantasia e dramma. Non vedo l’ora di vedere il prodotto finale”.

Nel suo futuro c’è ancora l’Italia?
“Mi piacerebbe poter tornare qui e fare altri film. Al momento abbiamo un progetto cinematografico da girare a Roma con mio marito alla regia e io come protagonista. Inizieremo appena si risolve lo sciopero degli sceneggiatori. E poi sogno di farne uno a Napoli, con un regista napoletano, su temi legati alla città, sarebbe fantastico”.

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