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Home » Scienza

La scienziata simbolo della foto del buco nero sotto attacco dei troll

Immagine di copertina
Katie Bouman. Credit: Facebook

Mentre il mondo si ritrovava a guardare la prima foto del buco nero, sulla terra nasceva una stella: Katherine Bouman, la ricercatrice di 29 anni che, insieme ad altri scienziati, ha scoperto l’algoritmo chiave per catturare la straordinaria immagine.

Negli angoli più cupi di Internet, però, questa improvvisa fama per una giovane donna in un campo dominato dagli uomini non è stata accolta bene. L’alternativa a lei è stata rapidamente trovata e così è stato tirato in ballo Andrew Chael, un altro membro del team di Event Horizon Telescope, che, non a caso, è bianco e maschio. 28 anni, studente del dipartimento di fisica di Harvard, gay.

Su Reddit e Twitter, sono proliferati i meme che mettevano uno contro l’altro Bouman e Chael, che -secondo quanto dicevano gli utenti online – sarebbe l’autore “850.000 delle 900.000 righe di codice che sono state scritte nello storico algoritmo che ha catturato l’immagine del buco nero!”.

Quello che in tanti  hanno tentato di fare era chiaro: Bounman stava ricevendo tutta l’attenzione ingiustamente. Ma era stato Chael a fare tutto il lavoro.

È stato lo stesso Chael a smentire quelle voci difendendo la collega. In un tweet che ha fatto il giro del web, il giovane scienziato ha sconfessato gli haters.

“Apprezzo i complimenti per un risultato su cui ho lavorato duramente per anni, ma se ti congratuli con me per una vendetta sessista contro Katie, per favore vai via e riconsidera le tue priorità nella vita”, ha twittato.

Non si capisce bene dove sia iniziato tutto. Pare che su Reddit sia comparso un post – poi rimosso – che ha ricevuto l’apprezzamento di tanti: “Katie è stata indicata ovunque come responsabile del codice, ma se questo tizio ha fatto praticamente tutto il lavoro, sembra un po’ schifoso che non venga riconosciuto”.

“Questa cosa è stata avviata da persone che erano arrabbiate perché una donna era diventata il volto di questa storia e hanno detto: ‘Vado a trovare qualcuno che riflette il mio punto di vista’”, ha detto Chael in un’intervista rilasciata al Washington Post.

Su Twitter si sono moltiplicati i meme che vedevano la faccia di Chael e la frase che si ripeteva: “Andrew Chael ha fatto il 90 per cento del lavoro. Perché non viene riconosciuto il suo merito?”.  Quelle affermazioni, però, sono completamente false, ha spiegato Chael, che non ha scritto quelle 850mila righe di codice che il web gli attribuisce.

Il suo lavoro è stato importante, come quello di Bouman è stato fondamentale, in quanto ha aiutato a rimettere insieme i risultati di tutte le squadre.

Ma quelle affermazioni sono completamente sbagliate, ha detto Chael. Di certo non ha scritto “850.000 righe di codice”, probabilmente un falso numero estratto da GitHub, un servizio di codifica basato sul Web. E mentre era l’autore principale di un pezzo di software che ha lavorato sull’immagine del buco nero, il team ha utilizzato diversi approcci diversi per evitare pregiudizi. Il suo lavoro è stato importante, ma anche quello di Bouman è stato fondamentale, in quanto ha aiutato a ricucire insieme tutte le squadre, ha detto Chael.

La verità è che il risultato si deve proprio alla collaborazione tra gli scienziati del team e non ai singoli. Cercare lo scienziato che ha reso reale l’impresa non può che creare malintesi.

“Nessun algoritmo o persona ha creato questa immagine”, ha scritto Bouman su Facebook, “ha richiesto l’incredibile talento di un team di scienziati di tutto il mondo e anni di duro lavoro per sviluppare uno strumento, l’elaborazione dei dati, i metodi di imaging e le tecniche di analisi che erano necessari per portare a termine questa impresa apparentemente impossibile”.

“Non voglio minimizzare il fatto che si tratta di un ambito dominato per lo più da uomini, in particolare la radioastronomia”, ha detto Chael. “Ci sono meno donne lì che in altri campi dell’astronomia, e dobbiamo lavorare sodo per cambiare questa cosa”.

E ha aggiunto ancora: “Katie e molte altre donne scienziate del nostro team sono incredibili leader in questo lavoro, e spero che questa possa essere un’opportunità per tutti noi per cercare di fare meglio”.

La prima immagine di un buco nero: “È la foto del secolo”

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