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Lettera di Zingaretti al Pd: “Enrico Letta è la soluzione più autorevole”

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Lettera di Zingaretti al Pd: “Enrico Letta è la soluzione più autorevole”

Nicola Zingaretti si schiera apertamente a favore della candidatura di Enrico Letta per la guida del Pd. A 48 ore dall’Assemblea dem che dovrebbe varare il cambio della guardia, il segretario dimissionario ha pubblicato sui suoi canali social una lettera che sembra rivolta al suo stesso partito. Quello stesso partito di cui – annunciando il suo passo indietro – aveva detto di “vergognarsi”.

S&D

Zingaretti si dice “convinto che la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della Segreteria sia Enrico Letta”. “La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche”, osserva il leader uscente.

Indiscrezioni di stampa in questi giorni hanno riferito di un colloquio tra Zingaretti e Letta nel quale i due si sarebbero trovati d’accordo sulla necessità di proseguire nella strada dell’alleanza tra Pd e M5S e sulla possibilità di tenere prossimamente un congresso, ma incentrato sui temi e non sul ricambio della leadership.

Letta, ieri, mercoledì 10 marzo, ha fatto sapere su Twitter di aver bisogno di 48 ore per decidere se accogliere la proposta di diventare segretario del Pd. La lettera di Zingaretti rende la prospettiva sempre più probabile.

Leggi anche: Fonti Pd: “La mossa di Zinga ha smascherato i renziani: ora dovranno accettare Letta segretario”

La lettera di Zingaretti

La lettera inizia con un messaggio di sostegno al Governo Draghi: “L’Italia è in buone mani. Dopo l’irresponsabile crisi, che ha portato alla caduta del Governo Conte, sono soddisfatto si sia giunti a un’ottima conclusione”, osserva Zingaretti.

Poi, il segretario dimissionario si rivolge ai suoi: “Negli ultimi due anni il Partito Democratico, dopo la drammatica sconfitta del 2018, è tornato politicamente centrale, è salvo e più forte, ha governato l’Italia con risultati positivi e, grazie a donne e uomini straordinari, è tornato a vincere in molti Comuni e Regioni. Un Pd autonomo e forte in coalizioni competitive. Questa è stata ed è la strategia da perseguire”.

“La vocazione maggioritaria che dobbiamo coltivare non significa isolamento o settarismo”, dice Zingaretti, riferendosi a chi, tra i dem, osteggia l’alleanza con il M5S. “Ciò che si è realizzato in questi anni costituisce un patrimonio di tutti. Eppure puntuali, quando le cose stavano migliorando, sono tuttavia tornati i soliti rumori di sottofondo e permanenti. Nessuna reale proposta politica alternativa, ma un lungo e strisciante lavorio distruttivo che stava allontanando il Pd dalla realtà”.

Zingaretti arriva quindi al nodo che ha portato alle sue dimissioni: “Non c’entra niente il pluralismo o la collegialità, che rappresentano condizioni essenziali di un partito e che anzi in questi due anni hanno avuto nel Pd una nuova cittadinanza: quello che si è affermato è stato il rifiuto di sviluppare il confronto nelle sedi proprie per poi promuovere continue polemiche pubbliche”.

“Mentre gli altri partiti rilanciavano il loro progetto, noi rischiavamo di implodere. Non si poteva andare avanti così”, attacca il leader uscente. “Non si poteva perché ora ci aspettano sfide importanti e il Pd, grazie al lavoro fatto, può affrontarle a testa alta”.

“Dobbiamo contribuire e sostenere il Governo Draghi, ricostruire una nostra visione e progetto comune in un mondo totalmente cambiato riaprire una grande discussione con un congresso politico possibile grazie alle modifiche che abbiamo apportato allo statuto occorre scommettere sul Pd, un partito di donne e di uomini, suscitare orgoglio rilanciando il suo ruolo nella democrazia italiana, pensare e radicare la nostra forza nei territori, rilanciare una prospettiva politica adeguata per governare, arginare e battere le destre”.

“Va aperta una stagione nuova per affermare e costruire un modello di sviluppo radicalmente diverso fondato sulla sostenibilità ambientale e sociale, per creare lavoro, lottare contro le disuguaglianze, spingere per una crescita inclusiva, rispettosa della Terra in cui viviamo e che utilizzi al servizio della persona le incredibili opportunità offerte dalla scienza e dall’innovazione tecnologica”, prosegue Zingaretti.

“Non possiamo lasciare ai giovani un’Italia dove al segno più ci sono solo le parole ‘debiti’, ‘paura’ e ‘solitudine’. Sarebbe un ignobile egoismo. Il Pd ora è in grado di farlo e può accettare la prova del cambiamento. Il tempo che abbiamo davanti richiede un impegno totale nel Parlamento e nel Paese. Per questo ho presentato le dimissioni: perché era giusto fare chiarezza e richiedere una vera assunzione di responsabilità da parte di tutte e di tutti”.

“Non ho voluto in alcun modo essere di ostacolo a questo compito. Continuerò a dare il mio contributo attivo da Presidente di Regione e anche nel dibattito politico con le mie idee. Alla luce del sole”.

“Ora sono convinto che la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della Segreteria sia Enrico Letta”, dichiara apertamente Zingaretti. “La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche. Promotore di un progetto per l’Italia e l’Europa e baricentro di qualsiasi alternativa alle destre”.

“Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi”, fa notare il leader dimissionario. “Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo”.

“Rivolgo un pensiero, un immenso grazie e un abbraccio a tutte e a tutti i militanti, i simpatizzanti e gli elettori con i quali abbiamo condotto belle battaglie in questi 24 mesi di cui 14 sotto la pandemia”, conclude Zingaretti. “Come sapete ho sempre tentato di mettermi a disposizione, essere presente e aiutare lì dove c’era bisogno, per la nostra comunità e per l’Italia. A voi, nel ringraziarvi di nuovo, dico continuate a battervi per la buona politica, difendete da tutti gli assalti l’autonomia del Pd”.

E ancora: “Se serve darò sempre una mano, anche se in forma diversa dal passato. Ci sarò, come ho sempre fatto nella mia vita con tutta la passione possibile. A tutti coloro che hanno creduto in ‘Piazza Grande’ voglio dire: la vostra fiducia e il vostro impegno non sono stati inutili: abbiamo salvato e rimesso il Pd in campo, tentato di ridare un’anima e una prospettiva davvero riformista e di cambiamento all’Italia. Di riaccendere una speranza che altri avevano spento”.

“Ora si può continuare. Non da soli, perché tante energie nuove e tante ricchezze sono fuori. E con loro è fondamentale riallacciare un dialogo, aprirsi e, dove è possibile, includerle. In particolare a una nuova generazione voglio dire che il Pd, questo straordinario strumento della partecipazione politica, ora è nelle vostre mani. Usatelo bene, da protagonisti. Serve alla democrazia per garantire la libertà, un’autentica cittadinanza e la promozione sociale, conquistati dalla lotta di Liberazione nazionale. Io ci sarò. Ciao a tutte e a tutti e a presto. Nicola”.

 

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