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Soldi ai più ricchi, Draghi smentisce le critiche alla riforma fiscale: “Non è così”

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Credit: Ansa/ Ufficio stampa Palazzo Chigi/ Filippo Attili

Soldi ai più ricchi, Draghi smentisce le critiche alla riforma fiscale: “Non è così”

La riforma fiscale approvata dal governo Draghi non beneficerà soprattutto i più ricchi. A dirlo è lo stesso Mario Draghi, che oggi, nella consueta conferenza stampa di fine anno, ha risposto per due ore alle domande dei cronisti sui principali temi relativi all’operato del governo, dalle prossime misure per contrastare la nuova variante omicron alla corsa per il Quirinale, passando per la legge di bilancio, pronta a essere discussa in Senato.

S&D

“I maggiori benefici derivanti dalla riduzione delle aliquote Irpef e dal taglio dei contributi per il 2022 si concentrano sui lavoratori con 15.000 euro di reddito, non sono medio-alti questi no?”, ha detto oggi Draghi rispondendo alla domanda rivolta da Manolo Lanaro de Il Fatto Quotidiano, che ha chiesto di spiegare la ragione per cui il governo ha deciso di ridurre le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Un intervento “che favorisce soprattutto i redditi medio-alti e anche quelli non da lavoro” secondo Lanaro, che ha chiesto perché il governo non ha concentrato le risorse “sui lavoratori a basso reddito che hanno più risentito della pandemia”.

“Non è così però”, è stata la risposta secca di Draghi, affermando che i principali beneficiari della riforma fiscale “sono i lavoratori e i pensionati a reddito medio-basso”. Secondo il presidente del Consiglio, che nel corso della conferenza stampa ha definito la manovra “espansiva e fortemente progressiva”, a beneficiare della riforma “saranno soprattutto le famiglie dei lavoratori a basso reddito”, se si considerano anche gli effetti dall’assegno unico per i figli, che da marzo sostituirà la detrazione per i figli a carico fino a 21 anni. “Una famiglia con due persone che lavorano, due figli e un reddito famigliare di 30.000 euro vedrà nel 2022 un incremento del 9 percento del reddito disponibile con un guadagno di circa 2.700 euro”, ha detto Draghi, che sembra aver quantificato i benefici in termini percentuali e non assoluti.  “E poi si può andare avanti con questi esempi considerando che ci sono aumenti anche maggiori quindi non è vero”.

Nelle scorse settimane la Cgil aveva invece previsto che i benefici maggiori dalla rimodulazione dell’Irpef sarebbero andati ai redditi superiori a 40mila euro l’anno e per i pensionati a chi percepisce più di 50mila euro l’anno. In base alle stime, chi guadagna 9mila euro l’anno avrà un beneficio dalla rimodulazione delle aliquote di appena 45 euro, mentre i i lavoratori dipendenti che guadagnano 40mila euro l’anno dovranno pagare 945 euro in meno di Irpef. La scorsa settimana, la Cgil ha tenuto insieme alla Uil il primo sciopero generale dal 2014, senza la partecipazione di una delle tre sigle confederali, la Cisl, che sabato ha invece organizzato una propria protesta “responsabile e costruttiva”.

La proposta di legge di bilancio per il 2022 prevede tagli alle tasse per 8 miliardi di euro, di cui 7 destinati alla riduzione dell’Irpef. L’imposta sui redditi delle persone fisiche si passerà da cinque a quattro aliquote pari al 23 percento (come prima) fino a 15mila euro, al 25 percento (dal 27%) per i redditi fino a 28mila euro, al 35 percento fino a 50mila euro e al 43 percento sopra i 50mila euro. In precedenza, erano previste aliquote del 38 percento per i redditi tra 28mila e 55mila euro, del 41 percento fino a 75mila euro e del 43 percento sopra 75mila euro. Quando l’Irpef entrò in vigore nel 1974, era presenti ben 32 fasce di reddito, con altrettante aliquote progressive.

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