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Home » Economia

Il Governo Draghi taglia le tasse, ma soprattutto ai ricchi

Taglio Irpef: altro che progressività

La rimodulazione dell’Irpef prevista nella Legge di Bilancio 2022 favorirà in misura maggiore chi guadagna 40mila euro l’anno (50mila per i pensionati). È quanto emerge da un’elaborazione della Cgil – sulla base di dati del ministero dell’Economia – che misura l’impatto dell’intervento fiscale sulle singole fasce di reddito.

Taglio Irpef: l’impatto sulle fasce di reddito

Secondo la stima del sindacato, in particolare, i lavoratori dipendenti che guadagnano 40mila euro l’anno dovranno pagare 945 euro in meno di Irpef, chi ha redditi per 41mila euro beneficerà di un taglio di 925 euro e chi dichiara 42mila euro vedrà l’imposta sulle persone fisiche ridursi di 904 euro. È in questa fascia di reddito che si annida il massimo vantaggio fiscale, dato dalla rimodulazione delle aliquote (vedi sotto per maggiori dettagli).

Superato questo picco, la sforbiciata si riduce man mano che aumenta il reddito annuo del lavoratore, fino ad arrivare al taglio da 270 euro per chi guadagna 95mila euro. Per i lavoratori che hanno redditi annui compresi fra i 9mila e i 40mila euro l’anno, invece, la curva dei vantaggi fiscali ha un andamento meno regolare.

Chi guadagna 9mila euro l’anno avrà uno “sconto” sull’Irpef di appena 45 euro, poi – salendo di reddito – il taglio si fa più consistente, fino a 336 euro per chi guadagna 15mila euro l’anno, dopodiché si torna a scendere: a quota 28mila euro c’è addirittura un piccolo aumento Irpef, pari a 8 euro (che tuttavia dovrebbe essere scongiurato con dei correttivi).

Tra i 29mila e i 40mila euro le sforbiciate tornano a farsi più nette: 259 euro su 36mila euro di redditi, 431 su 37mila, 602 su 38mila e 773 su 39mila.

La curva ha un andamento simile per quanto riguarda i pensionati, ma in quel caso il vantaggio maggiore è 758 euro per chi, con i propri assegni pensionistici, arriva a 50mila euro l’anno.

Taglio Irpef: come funziona

Nella Legge di Bilancio 2022 il Governo ha previsto un taglio delle tasse da 8 miliardi di euro, di cui 7 destinati alla rimodulazione dell’Irpef. Per l’imposta sulle persone fisiche si passerà da cinque a quattro aliquote, che saranno quasi tutte riviste al ribasso. In particolare, nella fascia 0-15mila euro l’Irpef resterà del 23%, tra i 15mila e i 28mila euro si scenderà da 27 a 25%, mentre le tre fasce 28mila-55mila euro (38% di Irpef), 55mila-75mila (41%) e over75mila (43%) saranno sostituite da due: 28mila-50mila e over 50mila. Tra i 28mila e i 50mila l’imposta scenderà dal 38 al 35%, mentre sopra i 50mila si salirà direttamente al 43%.

Taglio Irpef: perché Cgil e Uil scioperano

La rimodulazione dell’Irpef così prevista dal governo non piace a Cgil e Uil che – oltre a criticare la mancanza di confronto con l’esecutivo – puntano il dito contro la presunta violazione del principio di progressività della pressione fiscale. Secondo la Cgil, in particolare, l’intervento è troppo debole per le fasce di reddito più basso: il sindacato sottolinea che l’85% dei lavoratori dipendenti in Italia guadagna meno di 35mila euro l’anno. Cgil e Uil hanno proclamato per il prossimo 16 dicembre una giornata di sciopero generale.

LEGGI ANCHE: La ragnatela di Gubitosi: ecco cosa si nasconde dietro i giochi di potere di Mr. Tim

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