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    Salvini parla di legalità, cita Falcone e Borsellino ma è il primo a farsi beffe della legge

    L'incoerenza del ministro dell'Interno

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 28 Lug. 2019 alle 20:58 Aggiornato il 29 Lug. 2019 alle 12:06

    Salvini parla di legalità, cita Falcone e Borsellino ma si fa beffe della legge

    Un indagato, reo confesso, bendato e ammanettato in caserma. Un trattamento indegno per un Paese che voglia dirsi civile e democratico, un trattamento assolutamente incostituzionale e che nessuno dovrebbe azzardarsi a difendere, tanto meno un tutore della legge o un uomo delle istituzioni. Ma in Italia, no. In Italia si trova sempre qualcuno capace di difendere anche le peggiori atrocità e di considerare i diritti civili e umani degli inutili orpelli, dei favori ai delinquenti. Finché a fare qualunquisti commenti da bar è il classico “uomo della strada” , che non è tenuto a conoscere a menadito la procedura penale e ogni annesso e connesso, la difesa di un trattamento illegittimo e illegale come quello perpetrato ai danni di Christian Gabriel Natale Hjort, 19enne americano che ha confessato l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, può apparire grottesca e disumana ma nulla di più.

    Quando a difendere quel trattamento ben oltre i limiti di legge è il ministro dell’Interno la situazione si fa decisamente più seria. “A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini respingendo ogni critica al mittente, deridendo chi ha fatto notare che non è un comportamento da stato civile e democratico, tradendo l’assoluta ignoranza in materia di procedura penale e la sua inadeguatezza.

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    Ma a Salvini dei diritti umani non importa nulla, ormai è ampiamente chiara la sua visione di Stato, uno Stato che tutto è meno che democratico e di diritto. I diritti degli imputati? Inutili impedimenti, a meno che l’indagato o l’imputato non sia vicino alla Lega, allora in quel caso la musica cambia e Salvini diventa improvvisamente garantista. Fervente sostenitore della legalità quando si tratta di dare addosso all’immigrato che compie qualsivoglia crimine o illecito amministrativo, quello stesso principio di legalità così caro Salvini diviene futile quando costituisce un intralcio alla propaganda del ministro.

    A Matteo Salvini, in realtà, del rispetto della legge poco importa, è solo uno dei tanti baluardi agitati a caso allo scopo di raggranellare qualche voto in più. Se a Salvini stessero davvero a cuore la legalità e il rispetto delle leggi che regolano il vivere civile in un Paese democratico, non arriverebbe a proporre inesistenti pene ai lavori forzati e non sosterrebbe un trattamento illegittimo come quello perpetrato ai danni del 19enne americano. In Italia la Costituzione sancisce che chiunque abbia diritto a un giusto processo e al rispetto dei più basilari diritti umani, che non è possibile torturare un indagato per farlo confessare, che chiunque ha diritto alla difesa ed è innocente fino a condanna definitiva. Questi principi sono sanciti da quella stessa Costituzione su cui Matteo Salvini ha giurato per diventare ministro dell’Interno, quella stessa Costituzione di cui Salvini si fa beffe un giorno sì e l’altro pure.

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    Se Salvini avesse a cuore la legalità si sarebbe presentato davanti al tribunale del Ministri per affrontare il processo Diciotti e non avrebbe usufruito del salvacondotto dell’immunità parlamentare per scampare al rinvio a giudizio. Se Salvini avesse a cuore la legalità, sarebbe già andato a riferire in Parlamento sulla vicenda dei presunti fondi russi alla Lega chiedendo di fare luce sui fatti anche a sua tutela. Se Salvini avesse a cuore la legalità e il rispetto della legge non terrebbe sotto sequestro decine e decine di migranti salvati nelle acque del Mar Mediterraneo né tratterebbe gli equipaggi delle Ong come criminali senza avere alcuna prova a sostegno delle sue tesi.

    Ma a Matteo Salvini della legalità non importa nulla, va bene finché può essere uno strumento di propaganda, finché può strumentalizzarla per aizzare gli animi e instillare paure nei comuni cittadini. Che Salvini per l’ennesima volta faccia carta straccia dei principi che dovrebbe onorare e rispettare in qualità di ministro è preoccupante. Come può riempirsi la bocca di parole come legalità e rispetto e citare uomini di Stato come Falcone e Borsellino facendosi ogni giorno beffe dello Stato di Diritto? A tanti il cortocircuito è evidente, forse occorre ancora tempo perché tutti si rendano conto di che pericolo rappresenta un ministro dell’Interno del genere.

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