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Home » Politica

Ceccanti a TPI: “Con le riforme costituzionali si vedranno i vantaggi del taglio dei parlamentari”

"Entro ottobre voto ai 18-25enni al Senato e riforma Fornaro": il deputato dem racconta le prossime tappe dopo il referendum

 

 

S&D

“Il Parlamento sarà uno e trino, uno perché viene valorizzata la composizione in seduta comune per importanti ruoli costituzionali, trino perché ogni Camera si specializza. E il PD non si sta inventando niente perché l’intuizione era già nella Costituente”. Commenta così la bozza di riforma costituzionale Stefano Ceccanti, deputato dem, costituzionalista ed esperto per le riforme alla Camera. (Qui il testo di riforma costituzionale presentato oggi dal PD).

Lei è stato tra i sostenitori più convinti per il Sì al taglio dei parlamentari, perché crede che così si possa ottenere un migliore funzionamento delle istituzioni?
“Cosa è successo dopo la vittoria del Sì? Le giunte del regolamento di Camera e Senato si sono messe a lavorare per cambiare i regolamenti, che hanno bisogno di modifiche sia come conseguenze del cambiamento di numero di poltrone, sia di una revisione periodica che da molti anni non si faceva. Sono decenni che non si facevano cambiamenti. Quindi lì si è innescato un meccanismo positivo.
Questo ha dato lo sprint a noi alla Camera per votare rapidamente l’estensione dell’elettorato attivo ai 18-25enni al Senato, che sono ingiustamente esclusi dal processo politico. Lo votiamo rapidamente nel mese di ottobre, poi va al Senato e a dicembre potrebbe diventare legge dello Stato. Questa è un’ulteriore riforma costituzionale”.

L’altra è la riforma costituzionale Fornaro…
“Sì, che diciamo toglie due effetti collaterali negativi alla riduzione dei parlamentari. Il primo è che non altera più il rapporto tra delegati regionali e parlamentari per eleggere il presidente della Repubblica perché riduce di un terzo anche i delegati regionali. E l’altra perché consente di fare circoscrizioni pluri-regionali per la legge elettorale al Senato che altrimenti sarebbero impedite con il sacrificio di alcune minoranze. E queste riforme sul piano costituzionale sono già in stato avanzato”.
Come si inserisce la riforma costituzionale proposta oggi dal Partito Democratico?  
“È molto ambiziosa e parte da una domanda: è possibile far fare molte cose al Parlamento in seduta comune, visto che ormai è di 600 persone? Perché dobbiamo ogni volta fare un dibattito sulla fiducia o sulle comunicazioni del vertice europeo con il presidente del Consiglio che legge lo stesso identico dibattito alla Camera e al Senato?”

Come funzionerebbe quindi questo Parlamento unicamerale?
“Quando si tratta di dare la fiducia, o sfiduciare il governo, approvare un bilancio o votare le conversione dei decreti…Ecco, queste cose non si fanno più separatamente Camera e Senato, ma si fanno insieme con i 600. Questo dà più ruolo al Parlamento perché il dibattito è unico”.
Questa cosa si può fare solo ora dopo il taglio?
“Sì, solo ora che sono 600 e non 945 parlamentari”.
E quale sarà allora la funzione di Camera e Senato?
“Si specializzano: la Camera sulle leggi ordinarie e il Senato nel rapporto con le Regioni”.
Non si rischia di avere un Parlamento meno plurale?
No, perché concretamente oggi succede che siamo inondati da decreti e la prima camera ci mette mesi ad esaminarli. Il Senato li prende praticamente a scatola chiusa. Abbiamo quindi un unicameralismo di fatto. Faccio un esempio, sui decreti li facciamo a camere unite, così tutti i parlamentari possono modificarli, non solo alcuni. Se lo confrontiamo con i meccanismi reali, patologici, che abbiamo allora capiamo l’importanza di queste riforme.

Parliamo della legge elettorale. Per il PD non è in discussione lo sbarramento al 5%?
Come ha detto il segretario Zingaretti, ci abbiamo pensato bene. Se vogliamo avere un parlamento sì rappresentativo, ma anche stabile per governare, una soglia del 5% analoga a quella della Germania è una soglia più che ragionevole.
Piovono critiche sia per i listini bloccati che per un sistema con preferenze. Qual è la terza via?
L’ha ricordato anche Zingaretti, nel mondo accanto a preferenze e liste bloccate esistono tante soluzioni diverse. Per esempio esistono i collegi uninominali in cui ogni partito ha un solo candidato ma i seggi vengono dati con la proporzionale come nel vecchio Senato prima del ’92 o come nelle Province. A me questa via sembra ragionevole, poi ne discutiamo.
I Cinque Stelle avevano aperto alle preferenze…
Erano contrari alle liste bloccate e appoggiano le preferenze. Ora vedremo come reagiranno alla terza via.

Cosa rispondete a chi ha votato No al referendum per paura di un minore rapporto tra elettori e eletti?
Non posso rassicurare quelli che hanno votato No perché non vogliono cambiare mai niente perché noi vogliamo cambiare. Posso però dire che di sicuro non ci fermiamo al taglio dei parlamentari, ma c’è un grosso piano di riforme in atto.
Quali saranno esattamente le tappe?
Entro ottobre la decisione definitiva alla Camera per dare il voto ai 18-25enni al Senato. E poi la riforma Fornaro per consentire circoscrizioni pluri-regionali al Senato che rappresentano di più le minoranze. Queste cose le portiamo a casa, sicuramente, entro fine ottobre.

Leggi anche: Legge elettorale, Zingaretti detta la linea: “Proporzionale con sbarramento al 5% e un’alternativa alle preferenze”

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