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Berti (M5S): “Con una legge sulle influenze straniere Renzi non sarebbe più senatore”

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Il deputato pentastellato ha presentato in Parlamento un disegno di legge sulla “incompatibilità alle cariche elettive amministrative e di governo”. La proposta prevede che i politici che “durante il proprio mandato ricevono contributi o altre forme di sostegno da governi o enti pubblici di Stati esteri, superiori a 5mila euro annui, decadano con effetto immediato dalle proprie funzioni”

Berti (M5S): “Con una legge sulle influenze straniere Renzi non sarebbe più senatore”

Il viaggio di Matteo Renzi negli Emirati Arabi ad un mese dalla discussa partecipazione alla Davos del deserto, a Riad, ha suscitato nuove polemiche sulle attività extra-parlamentari del senatore di Italia Viva. L’ex premier nel fine settimana scorso è volato alla volta di Dubai, come riportato da La Stampa e da TPI, ma le ragioni del viaggio in Medio Oriente non sono ancora note.

Intanto, però, si torna a parlare della necessità di approvare una legge che vincoli gli incarichi di deputati e senatori al di fuori del Parlamento, considerata la delicatezza del ruolo che svolgono in quanto servitori dello Stato e del rischio che sorgano conflitti d’interessi. Ieri, in un’intervista a TPI, il direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani, Carlo Cottarelli, ha rilanciato la proposta di varare una norma sulle attività extra dei parlamentari, e Nicola Fratoianni ha annunciato che presenterà un disegno di legge alla Camera.

“Chiederemo una cosa molto semplice: esplicitare il divieto per personalità politiche e fondazioni legate alla politica (sempre più presenti!) di ricevere finanziamenti da aziende private e privati che abbiamo legami con la pubblica amministrazione. Ma anche, e a questo punto si tratta di un’integrazione fondamentale, di ricevere finanziamenti da enti, fondazioni o Paesi stranieri”, ha dichiarato il deputato di Sinistra Italiana al nostro giornale.

Oggi il deputato del M5S Francesco Berti ha parlato al quotidiano “La Notizia” del disegno di legge che ha presentato in Parlamento proprio il primo marzo scorso sulla “incompatibilità alle cariche elettive amministrative e di governo”. La proposta prevede che i politici che “durante il proprio mandato e nell’anno successivo alla cessazione del proprio incarico ricevono contributi prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri, superiori a cinquemila euro annui, decadano con effetto immediato dalle proprie funzioni”.

Al momento invece nulla vieta ai parlamentari di svolgere attività simili a quella del senatore di Rignano. Renzi siede nel board dello FII Institute, un istituto controllato dalla monarchia saudita, ruolo per cui percepisce un compenso annuo pari a 80mila euro. È nell’ambito di questa iniziativa che il mese scorso ha partecipato alla conferenza di Riad insieme al principe Mohammed Bin Salman, definendo l’Arabia Saudita, Paese con una storia di violazione di diritti umani, la “culla del nuovo Rinascimento” [Leggi anche: 5 domande a cui Matteo Renzi deve rispondere (a un giornalista)].

Ma secondo le norme vigenti l’incarico dell’ex premier è del tutto legale. “Se la mia proposta fosse già legge, Renzi sarebbe decaduto dalla carica di senatore, e non si sarebbe potuto candidare o accedere a incarichi governativi per cinque anni. Oppure, non avrebbe mai accettato quei soldi dalla Fondazione che fa capo allo Stato saudita”, afferma Berti. L’obiettivo del disegno di legge sulle influenze estere presentato dall’esponente grillino è di “disincentivare eventuali conflitti d’interessi sulla scorta di influenze straniere”. “In Italia non sembra mai il momento giusto per affrontare i temi istituzionali, ma i cittadini sono sensibili alle questioni di conflitto di interessi – osserva ancora il deputato del M5S – specialmente quando la questione emerge in una maniera così palese”.

Sull’annuncio dello staff di Renzi di fare causa al nostro giornale e al quotidiano La Stampa, che hanno riportato la notizia del viaggio a Dubai (fatto mai smentito dal senatore), il deputato afferma: “Querelare i giornali è una risposta avvocatesca di chi non sa come rispondere. Io credo che il senatore si senta forte perché ha una serie di rapporti istituzionali dovuti al suo passato da presidente del Consiglio, credo però che sia ancora in tempo per chiedere scusa”.

Leggi anche:  Querela Viva (di Giulio Gambino) / 2. Cottarelli a TPI: “Sbagliato che un viaggio come quello di Renzi a Riad sia legalmente possibile” / 3. Fratoianni a TPI: “Gravissimo, Renzi querela senza aver neanche risposto ai giornalisti” / 4. Matteo Renzi fa causa a La Stampa e TPI (di nuovo) / 5. Massimo Giannini a TPI: “Renzi ci fa causa per aver scritto il vero, cioè che è a Dubai. Ma noi andremo avanti”

 

 

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