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Renzi e la casa “comprata con 700mila euro del finanziatore di Open”, l’ex premier: “Sporgo denuncia”

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Renzi e la casa “comprata con 700mila euro del finanziatore di Open”

Il settimanale l’Espresso ha pubblicato un’inchiesta dal titolo: “La villa di Matteo Renzi comprata col ‘prestito’ da 700 mila euro del finanziatore di Open”, secondo cui l’ex premier avrebbe acquistato la sua casa a Firenze anche grazie ai soldi ricevuti dalla madre dell’imprenditore Riccardo Maestrelli, un finanziatore della fondazione Open, che nei mesi scorsi è finita al centro di una indagine della procura di Firenze (qui abbiamo spiegato di che si tratta).

Il donatore in questione, Maestrelli, è un imprenditore, nominato in una società pubblica quando Renzi era presidente del Consiglio.

Con il denaro prestato dalla madre dell’imprenditore, Matteo Renzi, secondo l’Espresso, avrebbe comprato la villa immersa tra le colline fiorentine nel 2018, dal costo di 1,3 milioni di euro.

“Nell’ultima dichiarazione patrimoniale depositata a Palazzo Madama Renzi segnalava solo la proprietà del 50 per cento della nuova casa (l’altra metà è intestata alla moglie Agnese Landini), mentre alcuni giornali hanno raccontato che Matteo e Agnese avevano pagato ai venditori una caparra di 400 mila euro, e acceso un mutuo con il Banco di Napoli per i restanti 900 mila. Tutto chiaro, quindi? Non proprio”, scrive l’Espresso, parlando di anomalie che emergono da alcuni documenti nell’ambito dell’inchiesta di Open.

Dopo l’uscita dell’inchiesta, Renzi ha commentato su Facebook dicendo: “La vicenda di casa mia non c’entra niente con la fondazione Open. Ma non ho problemi ad essere trasparente su tutti i fatti miei. Ho comprato casa a Firenze per 1.300.000 euro e ho venduto la mia casa di Pontassieve per 830.000 euro. Prima che si perfezionasse la vendita – in attesa di avere la disponibilità finanziaria – ho chiesto un prestito nel giugno 2018 a una conoscente, prestito che ho prontamente restituito nel novembre dello stesso anno”. “Sporgo denuncia per sapere chi ha diffuso questa notizia: sono certo che la procura di Firenze sarà tempestiva nell’indagare”.

Si tratta quindi, secondo Renzi, di un prestito personale con scrittura privata, “una cosa del tutto legittima e ineccepibile”. Il prestito sarebbe stato restituito in meno di cinque mesi. “Ho poi acceso un mutuo di 1.000.000 di euro che sto pagando con la mia indennità parlamentare. Per completare le informazioni: grazie ai proventi personali regolarmente registrati ho dichiarato 830.000 euro nel 2018 e dichiarerò oltre 1.000.000 euro nel 2019. Nel 2019 ho pagato per adesso circa mezzo milione di euro di tasse. Questo per rispondere a chi dice che vivo di politica”, prosegue Renzi.

L’ex premier sostiene che la storia della sua casa a Firenze nulla abbia a che fare con la Fondazione Open e annuncia la denuncia per divulgazione del segreto bancario.

L’inchiesta sulla fondazione Open

La procura di Firenze sta indagando sul denaro arrivato nelle casse di Open dai finanziatori e che poi sarebbe stato usato sistematicamente per sostenere iniziative politiche senza rispettare, però, la legge sul finanziamento ai partiti.

Nelle ultime 48 ore sono state eseguite numerose perquisizioni per far luce su questi flussi di denaro. La fondazione era nata per finanziare le iniziative politiche dell’ex premier Matteo Renzi. L’inchiesta riguarda il traffico d’influenze illecite, riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti.

La tesi dell’accusa è che Open, definita una ‘cassaforte’ renziana, sia stata impiegata come una vera e propria “articolazione del partito”. Carte di credito e bancomat sarebbero state in uso ad alcuni parlamentari, insieme a dei rimborsi spese.

L”indagine era partita con accertamenti sull’ex presidente di Open Alberto Bianchi, accusato di traffico di influenze illecite e di finanziamento illecito ai partiti, ed è poi stato indagato anche l’imprenditore Marco Carrai, amico di Matteo Renzi e già componente del cda di Open.

Tra i finanziatori di Open che nei giorni scorsi sono stati perquisiti ci sono i fratelli Aleotti, della multinazionale del farmaco Menarini, esponenti della famiglia Bassilichi e Davide Serra.

Nel complesso i finanziamenti oggetto dell’inchiesta riguardano somme da 50mila fino a centinaia di migliaia di euro. Le indagini sin qui svolte, si legge nel decreto di perquisizione, avrebbero fatto emergere “significativi intrecci” tra prestazioni professionali rese dell’ex presidente della fondazione, avvocato Alberto Bianchi, e dai suoi collaboratori, e i finanziamenti alla fondazione.

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