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    Quartapelle (Pd) a TPI: “Il Mes non è il diavolo: è lo strumento che costa meno. Basta ideologie”

    La deputata dem dopo le parole del presidente del Consiglio: "E' stato incauto, si ricordi che è il premier di tutti. I Cinque Stelle? In tanti momenti, messi di fronte alla realtà, hanno reagito con coscienza. Ma il futuro della coalizione non è a rischio"

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 20 Ott. 2020 alle 15:42

    Quartapelle (Pd) a TPI: “Mes non è il diavolo, ma strumento che costa meno. Basta ideologie”

    “Il premier Conte è stato molto incauto a parlare del Mes in quel modo, in conferenza stampa. Non è così che ci si comporta in una coalizione: il presidente del Consiglio rappresenta tutto il Governo e non una parte. Soprattutto perché non siamo una tifoseria, non ci sono le squadre. Esiste un’emergenza sanitaria e la realtà ci impone di usare tutti gli strumenti per venirne fuori. Il Mes è uno di questi e al momento sul mercato costa meno rispetto ad altri”. Lia Quartapelle, deputata del Pd, membro della Commissione Affari esteri e di quella d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, commenta a TPI le parole pronunciate domenica sera da Conte che, rispondendo a una domanda del direttore del nostro giornale Giulio Gambino, ha definito il Mes (qui una spiegazione su cosa è) un’operazione che “non è la panacea di tutti i mali” e che “comporta dei rischi”. Una presa di posizione che ha provocato molte polemiche, soprattutto in seno alla maggioranza. Ma Quartapelle è certa: “Non è a rischio il futuro della coalizione”.

    Cosa risponde alle parole di Conte dell’altra sera sul Mes?
    Rispondo dicendo che quello non è un modo serio di fare. Il premier ha sempre detto che ci sarebbe stata una discussione nel Governo e che avrebbe poi deciso il Parlamento. Non è così che si fa: in una coalizione le decisioni non si prendono in questo modo. Inoltre, parlare di stigma crea lo stigma: Conte è stato anche molto incauto.

    Il Pd è chiaramente favorevole, mentre il M5s si è sempre opposto. Pensa che sia questo il motivo principale del rifiuto di Conte?
    Proprio per evitare questo tipo di pensieri il premier non doveva comportarsi così. Non siamo una tifoseria, si tratta di misure che comportano conseguenze importanti per il nostro Paese. Io mi auguro che i Cinque Stelle non siano contro il Mes solo per ragioni ideologiche. Il ministro Speranza comunque è pronto a fare una valutazione del fabbisogno sanitario dell’Italia: con il peggiorare delle condizioni dell’epidemia a livello nazionale, io credo che il fabbisogno sia superiore rispetto ai mesi passati. Sarà in base a quel documento che si valuterà se servono quei fondi oppure no. Si discute degli strumenti da usare a fronte della situazione reale, non in base alle ideologie. Il Mes non è il diavolo: al momento sul mercato costa meno rispetto ad altri strumenti del genere. Certo, non sono soldi regalati: per questo viene ponderata la scelta.

    Crede che Conte stia spingendo per il no al Mes per non indebolire ulteriormente il M5s?
    Questo bisogna chiederlo a Conte. Credo che sia sbagliato sovrapporre delle letture politiche a una discussione – su cui siamo in parte in ritardo – su come si affronta la seconda ondata di Coronavirus. Siamo in una situazione di emergenza: il premier rappresenta tutta la coalizione e non può, nella conferenza stampa in cui parla delle nuove misure su come affrontare la crisi sanitaria, dire di “no” a uno strumento già disponibile per combattere tale emergenza. Soprattutto senza che prima ci sia stata una discussione adeguata nelle giuste sedi.

    Dando per scontato un “no” del Movimento, un’eventuale decisione a favore del Mes avrebbe poi i numeri per essere approvata in Parlamento?
    Non so che aria tiri al momento all’interno del gruppo del M5s. Il problema è sempre lo stesso: trattiamo il Mes come se fosse una partita di calcio, quando invece il Paese è in emergenza. Tutti siamo chiamati a prendere decisioni in base a quella che è la realtà, non in base all’ideologia. Il M5s in tanti momenti, messo di fronte alla realtà, ha reagito in modo diverso.

    Perché nessun altro Stato ha finora sfruttato questi fondi considerati così vantaggiosi in termini di interessi?
    Ieri Spagna e Portogallo hanno deciso di non chiedere neanche la parte a prestito del Recovery Fund. Ogni Paese fa valutazioni sul proprio debito. Quello italiano ci impone di usare delle risorse per aggiustare i problemi strutturali del Paese (incluso il sistema sanitario nazionale) e rilanciare poi la crescita. In alternativa avremo comunque grandi problemi. Abbiamo un problema di crescita maggiore rispetto agli altri Stati: per questo affrontiamo la questione in maniera diversa rispetto agli altri Paesi. Abbiamo bisogno di fondi in più.

    Il Governo ha stanziato 4 miliardi nel documento programmatico di bilancio per le spese sanitarie. 

    E’ giusto che in ogni Manovra che abbiamo fatto ci sia stato sempre uno stanziamento per il rafforzamento del sistema sanitario nazionale e per il ristoro delle attività economiche costrette dall’emergenza. Credo però che rispetto all’aumento dei contagi di questo periodo serva una riflessione in più per rendere sostenibili nel medio periodo le scelte prese con l’ultimo Dpcm. Tra l’altro quei 4 miliardi sono spese in deficit, quindi non sono gratis.

    Domani ci sarà la prima riunione dell’Intergruppo Camera-Senato “Mes subito”. Parteciperà?
    Sì, ho aderito.

    Su questo tema, anche dopo le parole di ieri di Zingaretti, è a rischio il futuro dell’esecutivo?

    Non penso sia a rischio il futuro della coalizione. Penso però che a questo Governo sia richiesto un salto di qualità sulla serietà con cui si affrontano i problemi. Non possiamo ridurre tutto a un dibattito tra partiti o a un rimpallo di responsabilità con le Regioni. Abbiamo gestito bene la prima fase della pandemia, con effetti economici meno disastrosi rispetto ad altri Paesi. Dobbiamo continuare così. Per questo bisogna guardare sempre alla realtà: la cosa peggiore in questa situazione è ragionare per ideologie, sentito dire o piccole convenienze del momento. Questo lasciamolo fare a Salvini: noi siamo diversi.

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