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“Un inciampo l’assenza del Pd alla camera ardente di Strada. Ma ora si onori con scelte politiche diverse”

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In un'intervista a TPI, Pierfrancesco Majorino, europarlamentare del Pd, commenta, così, l'assenza dei leader politici, inclusi quelli del Partito Democratico, alla camera ardente di Gino Strada.

“Si è trattato di un inciampo, ma il modo migliore per onorare Gino Strada è quello di fare scelte politiche diverse”: a parlare è Pierfrancesco Majorino, europarlamentare del Pd, che commenta, così, l’assenza dei leader politici, inclusi quelli del Partito Democratico, alla camera ardente di Gino Strada.

S&D

Assenza che ha generato diverse polemiche e malumori, che però l’ex assessore alle Politiche sociali del comune di Milano con con le giunte Pisapia e Sala non vuole alimentare per “rispetto di Gino Strada e di Emergency”.

Pierfrancesco Majorino, lei è stato uno dei pochi politici a presenziare alla camera ardente di Gino Strada e, così come fatto dal sindaco di Milano Beppe Sala, ha sottolineato l’assenza delle istituzioni. Una scarsa partecipazione, quella della classe politica, che non è passata di certo inosservata.
Non ho una gran voglia di continuare questa discussione per rispetto di Gino Strada e di Emergency. Si è parlato fin troppo di questa cosa. Come ho già detto più volte nei giorni scorsi, penso che il governo avrebbe fatto bene a mandare qualcuno alla camera ardente, ma ora è inutile andare avanti con questa polemica.

L’importante è che il messaggio e la memoria di Gino Strada vengano onorati con scelte concrete, ovvero con una politica diversa sulla gestione dell’immigrazione e degli impegni umanitari. Credo che il modo migliore per interloquire con il messaggio di Gino Strada e la massiccia presenza di quel popolo sia quello di fare scelte politiche diverse.

Lei non vuole fare polemica, ma a colpire l’opinione pubblica è stata anche l’assenza dei leader del Pd alla camera ardente di Gino Strada. È un tema che intende porre all’interno del partito?
Il Pd sta dedicando le Feste dell’Unità, a partire da quella nazionale, a Gino Strada con eventi e iniziative. Io credo che si sia trattato più di un inciampo che di una lontananza perché, come detto, le iniziative a favore del fondatore di Emergency sono molteplici.

So che c’è molta sintonia nel mondo del Partito Democratico nei confronti di Gino Strada in termini generali e molta simpatia nei confronti di Emergency. Non credo questo sia il punto problematico vero. Il tema vero è semmai quello rappresentato dalle scelte politiche di fondo che vanno fatte con più coraggio.

Cosa deve fare il Pd, che è il partito a cui lei appartiene ma anche una delle forze di maggioranza, per onorare concretamente e politicamente per portare avanti le battaglie e gli ideali di Gino Strada?
Ho sempre detto e non cambio di certo idea adesso che ci debba essere più intransigenza e coraggio sul piano del rispetto dei diritti umani. Penso a questioni politiche molto concrete che abbiamo davanti a noi. Dai campi di concentramento in Libia al rapporto con l’Egitto.

Quando tu hai di fronte a te una situazione drammatica come quella che riguarda Patrick Zaki, io credo che le forze politiche italiane, e questo vale per tutti non solo per il Pd, dovrebbero ascoltare quanto l’Europarlamento ha detto il 18 dicembre scorso invitando i Paesi Ue a sospendere il commercio di armi con l’Egitto a fronte della lesione sistematica dei diritti umani.

E ancora, di fronte all’emergenza dei profughi afghani che avremo certamente nei prossimi mesi non prevarranno le parole d’ordine di Matteo Salvini, ma un’impostazione radicalmente diversa. Il punto vero politico è questo e sarebbe anche il modo migliore per onorare la memoria di Gino Strada.

Questo, però, come si concilia con la presenza della Lega al governo?
È ovvio che è molto difficile con questo governo fare passi avanti su questi temi. Credo che ci voglia una battaglia politica a viso aperto. Penso, ad esempio, che ha fatto bene Enrico Letta a riporre il tema dello Ius Soli.

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