Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 19:58
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Gino Strada ci lascia mentre il suo Afghanistan cade sotto i talebani: il ricordo di Riccardo Noury

Immagine di copertina
Credit: ansa foto

Inizio di aprile del 2007, il giorno esatto non lo ricordo ma è quello in cui Gino Strada e io siamo stati fisicamente più vicini: su un palco, al centro di Roma, per chiedere insieme – Emergency e Amnesty International – il rilascio di Ramatullah Hanefi, il direttore della clinica dell’Ong a Lashkargah, in Afghanistan.

Hanefi aveva avuto un ruolo importante nell’ottenere il rilascio di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato de “la Repubblica” sequestrato dai talebani. Poi nelle mani dei talebani era finito lui.

La storia di Hanefi terminò bene, quella dell’Afghanistan andò avanti male e rischia in questi giorni di concludersi peggio, con l’avanzata inesorabile dei talebani verso la riconquista del paese.

Lascia un senso di incredulità la coincidenza temporale tra la morte di Strada e quella, che pare ormai prossima, delle fragilissime istituzioni di un paese alla cui popolazione aveva dedicato decenni della sua vita, con un’idea in mente: garantire il diritto alla salute e a tutte e a tutti, senza chiedere nome e cognome e senza pretendere un documento d’identità.

Gino Strada, da questo punto di vista, è stato un perfetto umanitario. Ma lo è stato anche in modo ammirevolmente imperfetto: perché ha preso posizione contro le guerre, perché ha dichiarato infinite volte che organizzazioni come la sua (e, mi permetto di aggiungere, anche come la mia) esistono anche e soprattutto per rimettere insieme i cocci delle politiche di disprezzo e diniego dei diritti umani portate avanti da tante leadership. Anche da quelle che, con ipocrisia, oggi lo compiangono con parole commosse.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Ma quale Liguria “in ordine”? Caro Toti, la regione annaspa
Opinioni / Ma per favore non chiamatelo spirito olimpico (di R. Bertoni)
Esteri / A Parigi scatta l'ora dell'impasse
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Ma quale Liguria “in ordine”? Caro Toti, la regione annaspa
Opinioni / Ma per favore non chiamatelo spirito olimpico (di R. Bertoni)
Esteri / A Parigi scatta l'ora dell'impasse
Esteri / La stampa più stonata di Biden (di G. Gambino)
Opinioni / Il giornalista aggredito da Casapound e l’Italia tornata a puzzare di fascismo
Opinioni / Lezioni da Parigi: cosa possiamo imparare dalle ultime elezioni in Francia (di G. Gambino)
Opinioni / L’antisemitismo e il peso delle parole: effetto collaterale della guerra a Gaza (di S. Mentana)
Opinioni / Lettera al Direttore: il Messaggero ha censurato un articolo critico sul MAXXI?
Opinioni / L’informazione è il motore di una nuova politica (di Davide Casaleggio)
Calcio / Se nessuno ha il coraggio di prendersi la colpa per il disastro azzurro