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Home » Politica

Le contraddizioni del Pd in Puglia: prima vuole togliere la tutela legale, poi ci ripensa

Immagine di copertina

Ex Ilva, il Pd in Puglia diviso: prima vuole togliere lo scudo, poi ci ripensa

Sul caso ex Ilva, il Pd in Puglia ha visioni diverse e la spaccatura è risultata evidente nelle ultimissime ore, quando, nel giro di un giorno, la compagine politica ha assunto una posizione per poi ritrattarla quasi completamente, prendendo la direzione opposta a quanto affermato appena il giorno prima.

S&D

Se all’inizio il Pd tarantino aveva deciso per un documento che sostenesse il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, aprendo alla strada della decarbonizzazione e non disdegnando l’ipotesi statale, in un secondo momento, però, gli iscritti di Taranto chiedevano di ripristinare la tutela legale.

L’11 novembre si è tenuta l’assemblea regionale del Pd, riunita ieri a Taranto nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città. Quell’assemblea regionale nasceva proprio per stabilire la linea che il Partito democratico avrebbe dovuto tenere rispetto alla delicatissima questione dell’ex Ilva.

“Sosteniamo con lealtà l’impegno del Governo Nazionale nei confronti dell’azienda ad eliminare ogni possibile alibi (anche introducendo norme in materia ‘erga-omnes’) e a richiedere con forza la piena applicazione degli obblighi sottoscritti, a cominciare dalla tutela dei livelli occupazionali e della sicurezza e dagli investimenti”, si leggeva nel documento finale approvato dall’assemblea.

Allo stesso tempo, però, si sottolinea nel documento, “avvertiamo con nettezza la necessità che tale vicenda, giunta ormai ad uno snodo decisivo, venga affrontata definitivamente con il pieno coinvolgimento delle comunità locali garantendo prioritariamente la realizzazione di tutti quegli interventi industriali, produttivi, tecnologici e di mercato funzionali alla tutela della salute e dell’ambiente di Taranto e dei tarantini, che hanno finora pagato un tributo altissimo e insostenibile”.

Dunque il Pd si schiera nettamente al fianco dei lavoratori, ma senza trascurare la salute dei cittadini. Per il raggiungimento di questo fine, il Pd pugliese si diceva disposto anche a rimettere l’impianto siderurgico nelle mani dello Stato: “Se questo impegno, per essere pienamente attuato, dovrà essere corroborato anche da una presenza pubblica dello Stato, noi pensiamo che, per quanto straordinaria ed eccezionale, anche questa strada possa e debba essere perseguita”.

Dopo aver profuso parole di compiacimento per la visita “non formale” del presidente del Consiglio Conte, l’assemblea del Pd pugliese dell’11 novembre si concentrava sulla questione decarbonizzazione. “Sul tema ambientale e delle bonifiche, denunciamo ritardi inaccettabili e da rimuovere al più presto da parte della gestione commissariale che ha in dotazione le risorse (oltre un miliardo di euro) sequestrate ai Riva e destinate a tale attività. La stessa sfida della decarbonizzazione della produzione siderurgica appare sempre di più una sfida industriale e ambientale ineludibile, capace di sostenere lo sforzo a tenere insieme capacità produttiva di un grande impianto con tutela della salute e dell’ambiente”, si legge ancora.

Prima dell’assemblea, come riportano i media locali, un altro documento, di iscritti e simpatizzanti del Pd di Taranto, testimoniava l’intenzione forte del partito di ascoltare finalmente il territorio, i cittadini e chiunque si trovi ogni giorno a combattere con le conseguenze della fabbrica. Il documento in questione apre alla consultazione del famoso Piano Taranto – messo a punto dalle associazioni e presentato venerdì scorso al premier – e punta sulla decarbonizzazione. Un cambio di passo necessario per salvare la città, perché le soluzioni adottate in passato per trovare un equilibrio tra i tanti e complessi ambiti della questione Ilva non hanno funzionato.

Se fino a oggi politica e media si sono concentrati sullo “scudo penale, la strategicità della produzione dell’acciaio primario, la credibilità dell’Italia per gli investitori stranieri, la qualità dell’acciaio prodotto, gli alibi concessi alla multinazionale” è arrivato il momento di riportare l’attenzione sul grande assente del dibattito: “il dolore di questa comunità. Un dolore con cui bisogna fare i conti”.

In definitiva, i firmatari del documento chiedevano uno al Governo e allo Stato uno sforzo straordinario per il risarcimento della città e la sua riconversione verso forme di produzione non inquinanti, che salvaguardino l’occupazione, guardando alla crescita virtuosa dell’economia del territorio, non trascurando la salute: “Siamo il Partito Democratico. Siamo progressisti. Siamo vicini alle persone. Le ascoltiamo. E cerchiamo soluzioni per aiutare chi rischia di restare indietro. Facciamolo ora per i cittadini di Taranto e per i lavoratori del siderurgico. Non lasciamoci indietro nessuno, perché se resta indietro qualcuno, restiamo indietro tutti”.

Il giorno dopo, però, viene registrato un cambio di rotta notevole nelle decisioni prese. In primis rispetto alla questione del tanto discusso scudo fiscale. “La protezione legale va reintrodotta prima di qualsiasi decisione perché è un presupposto per continuare a realizzare le prescrizioni Aia a tutela innanzitutto dei lavoratori e quadri del siderurgico. In nessun caso si potrebbe continuare e proseguire la realizzazione dell’Aia senza questa certezza”, si legge nel secondo documento, quello redatto il 12 novembre.

E ancora: “Sia il piano industriale che quello AMBIENTALE CHE OCCUPAZIONALE devono proseguire senza riduzioni, ne incertezze. Eventuali modifiche avrebbero impatti devastanti su Taranto e la sua realtà. Un esempio su tutti: ridurre il canone avrebbe come conseguenza la impossibilità di pagare i creditori dell’indotto che attendono da anni. È INDIFFERIBILE DARE CERTEZZE ALLE AZIENDE DELL’INDOTTO”.

Le differenze tra il primo e il secondo testo denotano due visioni quasi opposte, che, però, trovano posto, entrambe, nell’anima di un Pd in cui si rispecchiano il caos e la complessità della situazione.

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