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Il leader del Partito Comunista Marco Rizzo: “Sono caratterialmente vicino a Salvini anche se ho letto Lenin”

Immagine di copertina
Il leader del Partito Comunista Marco Rizzo Credits:Facebook/Marco Rizzo

Il leader del Partito Comunista Marco Rizzo: “Sono caratterialmente vicino a Salvini”

Il leader del Partito Comunista Marco Rizzo dichiara di sentirsi caratterialmente “vicino” a Matteo Salvini perché nello scenario politico italiano esistente sarebbe “l’unico a non pensare che la povera gente puzzi”. Restano certamente delle differenze forti: “Io ho studiato Lenin”, afferma ironico.

Ad avere invece un atteggiamento snobistico nei confronti delle “classi popolari” sarebbero proprio le forze di sinistra che fanno parte del governo giallo-rosso, soprannominato dallo stesso Rizzo “governo giallo-ravanello”: “È giallo-ravanello, perché è rosso di fuori e bianco nel cervello. Non dimentichiamoci che al suo interno è ben rappresentato dal Partito Democratico. Dagli stessi che hanno abrogato l’articolo 18, approvato il Job Act e la legge Fornero, gente come Zingaretti, che ha votato per sciogliere il Partito Comunista Italiano. È a tutti gli effetti un governo voluto dalle banche e dai poteri forti. Salvini, invece di andare a messa e sgranare rosari, avrebbe fatto meglio a leggere Lenin”, ha affermato il politico in un’intervista al Giornale del 25 settembre.

Anche “a sinistra della sinistra”, Rizzo non vede alcuna possibilità di trasformazione: “I politici di Leu sono rivoluzionari delle parole, appoggerebbero qualsiasi governo perché, se si andasse al voto, scomparirebbero”, ha detto.

Nel governo attualmente in carica Rizzo non vede traccia della sinistra storica: “Dove sarebbe il rosso? L’unico rosso che c’è è quello della vergogna. È un’operazione sponsorizzata dai poteri della globalizzazione capitalista: Trump, Moscovici, Junker e via dicendo. Persino il presidente della Bce Christine Lagarde ha dato il suo endorsement a Roberto Gualtieri, ben prima che venisse nominato ministro dell’Economia”, dichiara.

L’atteggiamento di Rizzo potrebbe apparire come paradossale ma risulta sostanzialmente coerente con quanto ha sempre sostenuto, il primo presupposto di un “rivoluzionario” è essere espressione delle classi popolari, più propriamente del “proletariato”.  I provvedimenti varati dal governo dei democratici, secondo Rizzo sono andati contro gli “interessi del popolo” e per questa ragione parla di un neo-governo “bianco dentro”, come un ravanello, la cui superficie “rossa” e “rivoluzionaria” sarebbe soltanto apparente.

Non nutre grande fiducia nemmeno nel M5S che a suo giudizio sarebbe privo di una reale coscienza politica: “Continuano a dire che non sono né di destra né di sinistra, hanno ragione: sono Franza o Spagna purché se magna. D’altronde, attingendo alla saggezza popolare, il pesce puzza dalla testa”. Anche su Di Maio non risparmia l’ironia: “Uno che non ha mai lavorato e ha fatto il ministro del Lavoro, non conosce una parola d’inglese e va a fare il ministro degli Esteri, spero che la sua terza esperienza non sia quella di andare in sala operatoria e uccidere qualcuno”, dichiara.

Per Rizzo non si può parlare di un reale cambiamento dello scenario politico attuale, il Pd e il M5S non sarebbero altro che una delle tante sfumature della “democrazia borghese”.

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