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Home » Politica

Il maxi piano italiano per rilanciare la spesa militare: previsti 60 miliardi in 15 anni

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Italia, corsa al riarmo: previste spese militari per 60 miliardi in 15 anni

L’Italia si prepara a rilanciare la spesa per l’industria militare. La corsa al riarmo è partita dopo il recente ordine del giorno leghista sottoscritto a stragrande maggioranza dalla Camera – 391 voti favorevoli su un totale di 421 presenti – il 16 marzo. Si tratta del cosiddetto “Decreto Ucraina”, che impegna il governo ad aumentare la spesa militare fino al 2 per cento del PIL. Il fondo pluriennale battezzato nel 2020 dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) – finito ieri nel mirino di Mosca per aver impedito le attività di spionaggio del Cremlino nel 2020 – è già stato alimentato con 12,5 miliardi di euro sia nella Legge di Bilancio 2021 che in quella del 2022.

Secondo il ministro, il potenziamento di questo fondo ora è cruciale per predisporre un aumento “graduale” della spesa militare. L’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane calcola che, stando alle cifre date dal ministro Guerini, le spese passeranno dai 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) a 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno). Diversi analisti concordano tuttavia sul punto che non serve solo spendere di più, ma spendere meglio per la difesa, come sottolinea il quotidiano Difesa online, tenendo presente che in Italia gravano sulla Difesa parte consistente delle spese per l’Arma dei Carabinieri. Draghi ha affermato che “lo sforzo maggiore è quello del coordinamento per creare una difesa europea”. Nel 2020, la percentuale del PIL che l’Estonia spendeva per la propria difesa era la più alta dell’Unione (2,5%), rappresentando una sorta di “anomalia” all’interno del sistema. Tuttavia, dall’inizio della guerra d’invasione della Russia in Ucraina, diversi Paesi europei hanno manifestato la volontà di seguire questa direzione. A fine febbraio la Germania del cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato la creazione di un nuovo fondo per la Difesa da 100 miliardi di euro, con l’intenzione di aumentare rapidamente le spese per il settore, arrivando dall’attuale 1,53% del PIL alla soglia del 2%.

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