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Home » Politica

Generazione Schlein: viaggio tra i giovani che l’hanno fatta vincere

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Militanti delusi. Europeisti convinti. E attivisti pronti a combattere le battaglie dimenticate dal partito. Ecco chi c’è dietro l’onda rossa che ha ribaltato il voto dei gazebo

È una domenica primaverile nel rione del Pratello, a Bologna, ed è trascorsa una settimana dalla vittoria dell’ex eurodeputata Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico. Claudio, 29enne siciliano emigrato in città nel 2013 per motivi di studio, passeggia sulla strada porticata del centro storico ed entra nel circolo del Pd Muzzi-Bandiera, al civico 90, tra i più attivi nella promozione della mozione Schlein, dove si respira ancora aria di festa. «Sono felicissimo, quando ha vinto non ci potevo credere!», dice a Mery De Martino, 30 anni, consigliera comunale eletta all’Assemblea Nazionale dem nella lista di Schlein a Bologna e rappresentante del circolo. Entrambi ricordano quando hanno conosciuto la neo segretaria all’interno del movimento federalista europeo, fondato da Altiero Spinelli nel 1943, «quando gli Stati erano ancora in guerra ma Spinelli già pensava alla pace, sapendo che per mantenerla era necessario creare ​​una vera e propria federazione: un’unione politica, non solo economica», spiega De Martino. «Adesso si è formata solo quella economica, ma senza quella politica all’Europa manca una gamba», continua il 29enne. Ora spera che Schlein porti la causa dei federalisti europei «su un tavolo politico nazionale in modo serio» e per questo, pur non avendo la tessera del Pd e non occupandosi di politica da alcuni anni, l’ha votata. La sua vittoria, oggi, gli sembra “un sogno”. 

Anche per De Martino l’elezione della 37enne originaria di Lugano appare come un sogno, coltivato da quando l’aveva conosciuta per la prima volta nel 2014 a ridosso delle elezioni europee. «Diceva parole molto chiare, che all’epoca andavano poco di moda, contro i governi delle larghe intese, per i diritti delle persone Lgbtqi+ e contro ogni forma di precariato. Le dissi che se l’avessero candidata mi sarei volentieri impegnata per la sua candidatura. E così è stato. Quando è uscita dal Pd io avevo iniziato la mia militanza a Bologna e non l’ho seguita, ma mi è dispiaciuto molto. Chi mi conosce sa che in cuor mio speravo diventasse la nuova leader dem», racconta seduta sul divano mentre guarda la fotografia in bianco e nero della partigiana Irma Bandiera, giustiziata dai fascisti, che campeggia su una parete dipinta di rosso in un pantheon di notabili: Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Che Guevara, Enrico Berlinguer e Aldo Moro. «Hanno voluto rappresentare entrambi perché il Pd viene da una tradizione di sinistra ed ex democristiana. Io sono arrivata dopo e ho rispettato la scelta», spiega. Ma la figura che preferisce è quella della partigiana bolognese, «combattente e leale con i compagni». Scelta da Schlein come capolista all’Assemblea Nazionale a Bologna contro logiche di partito che fino a qualche mese prima l’avevano messa in minoranza, De Martino negli ultimi anni ha cercato di aprire la sede alle realtà della società civile che difendevano cause specifiche e ai giovani lontani dal Pd, ospitando all’interno del circolo le riunioni del movimento federalista europeo, l’associazione Refugees Welcome, manifestazioni ed eventi culturali aperti ai non iscritti, tra cui lezioni di poesia tenute da giovani scrittori e un contest letterario. A guidare la 30enne una poesia di Edoardo Sanguineti, “la politica delle cose e delle parole quotidiane” che nella sua visione dovrebbe affiancare i metodi tradizionali di militanza: un modello a cui prova tutt’ora a dar vigore e di cui vede in Elly Schlein la perfetta interprete. 

Campagna alternativa

Insieme agli altri iscritti ha organizzato la campagna elettorale in favore della candidata in modo innovativo, con gli “AperitivElly”, che univano alla classica assemblea del mercoledì momenti ricreativi in cui però «si finiva a parlare di politica» insieme a dirigenti e rappresentanti che potevano dare a quei dibattiti informali una voce nei tavoli istituzionali. L’idea, racconta Mery, è venuta al suo compagno di banco di Palazzo D’Accursio, l’ex sardina e attuale consigliere comunale Mattia Santori, che ha preso la tessera del Pd a ridosso della campagna di Elly Schlein nel circolo Muzzi-Bandiera e che è stato eletto insieme a De Martino all’Assemblea Nazionale, realizzando quello che con il suo movimento non era riuscito a fare dopo le elezioni in Emilia Romagna: allargare la base dem e far sì che il malcontento emerso nelle piazze fosse preso in carico dal Pd. 

Le ex sardine

La vittoria di domenica 26 febbraio sembra riannodare il filo di quella storia. La rete di giovani che si era ritrovata e riconosciuta per criticare la destra guidata da Matteo Salvini e la sinistra incapace di proporre un’alternativa sotto la sigla delle sardine ha continuato a tessere relazioni. Molte di esse si sono riallacciate attorno alla figura di Elly Schlein, che in questi anni non ha mai perso di vista gli attivisti incontrati durante la campagna elettorale per le regionali che l’avevano eletta vicepresidente. Edoardo Carli, 27 anni e originario di Prato, aveva coordinato il movimento in Toscana, ma della politica non era un parvenu: ex militante di Sinistra Ecologia e Libertà con Nichi Vendola, iscritto al Pd dal 2019 dopo l’elezione a segretario di Nicola Zingaretti, oggi si è ritrovato a sostenere la mozione Schlein al fianco di Marco Furfaro ed Emiliano Fossi insieme ad altre ex sardine anche perché ha capito che la sua visione avrebbe portato il cambiamento mancato di tre anni fa. «Non so quanto sia stato considerato un errore non far entrare le sardine nel Pd all’epoca, ma tanti dei compagni venivano dal mondo fuori, e siamo stati lungimiranti perché avevamo interpretato correttamente il cambiamento. Il Pd doveva aprirsi alla società civile ma più che altro doveva essere chiamato ad ascoltare le persone. Un’apertura in questo senso, verso le persone che vivono una quotidianità distante dalla politica. Io penso che il Pd debba tornare a fare questo, a interpretare le necessità delle persone per poi promuovere una serie di politiche attive che servono a migliorare la condizione materiale della loro vita», dice a TPI Carli, che ha animato la campagna elettorale al circolo La Libertà a Viaccia, storico quartiere di sinistra di Prato. 

Politica “à la carte” 

I giovani che hanno contribuito alla sorprendente vittoria di Elly Schlein ribaltando il voto fuoriuscito dalla maggior parte dei circoli sono militanti di sinistra appassionati all’idea di Europa e fiduciosi in un partito plurale che torni a vincere mettendosi in ascolto della gente comune, under 35 interessati alla cosa pubblica e delusi dai partiti, ma anche attivisti attratti da una politica “à la carte” che difende cause specifiche. Molti non iscritti hanno visto in Schlein la possibilità di vincere le proprie battaglie attraverso il Pd nonostante non l’avessero mai votato prima. Dai diritti Lbtqi+ ai soccorsi dei migranti in mare, dalla transizione ecologica alla legalizzazione delle droghe leggere, Schlein su questi temi ha parlato chiaro.

«Tutti hanno evidenziato che è la prima donna più giovane a guidare il Pd, io dico che è la prima dichiaratamente anti proibizionista, e scusate se è poco», commenta a TPI Antonella Soldo, portavoce di Meglio Legale, associazione di promozione sociale che si occupa della legalizzazione della cannabis e della decriminalizzazione dell’uso di altre sostanze. Soldo fa fatica a scordare le parole dello sfidante di Schlein al Nazareno, Stefano Bonaccini, che aveva criticato Mattia Santori per aver dichiarato di coltivare cannabis in casa perché «i cambiamenti vanno fatti nelle istituzioni». Con l’elezione di Schlein, che si è apertamente dichiarata a favore della legalizzazione guadagnandosi un post di auguri sulla pagina Instagram dell’associazione di 67mila followers, spera di trovare in Parlamento una sponda più ampia, dopo la resistenza incontrata nella scorsa legislatura all’interno dello stesso Pd. Con alcune eccezioni, tra cui proprio i nuovi volti del cerchio magico di Schlein, da Furfaro a Chiara Gribaudo. Per questo insieme ad altri sostenitori della causa di Meglio Legale – che da associazione trans partitica ha salutato con favore anche l’elezione di un altro antiproibizionista, Riccardo Magi, alla segreteria di +Europa – ha votato alle primarie dem per la prima volta. La chiave di Schlein agli occhi degli attivisti lontani dalla politica tout-court resta il linguaggio: le prese di posizione e le parole nette. «In tutti questi anni abbiamo sentito che non si poteva fare un Pd che dicesse cose troppo di sinistra e troppo nette sui diritti, e ci siamo ritrovati ad avere al governo un partito di estrema destra che dice cose estreme sui diritti e una segretaria eletta perché dice cose nette anche sulla legalizzazione», conclude Soldo.

Gli attivisti per il clima 

L’enfasi sulla transizione ecologica ha prodotto lo stesso effetto sui tanti giovani che in questi anni hanno riempito i cortei per protestare contro i cambiamenti climatici. E anche i Fridays for Future, che non hanno espresso endorsement in favore di Schlein,  hanno accolto con cauto entusiasmo la sua elezione. «Senza dubbio le persone che in passato si sono avvicinate al nostro movimento l’hanno votata», commenta a TPI Marco Modugno, studente di scienze politiche di 20 anni e portavoce nazionale. «Schlein ha vinto grazie a un programma e a un modo di parlare vicino alla nostra sensibilità, ha usato non a caso gli stessi termini che usano i movimenti, ha portato qualcosa che non si vede altrove e non si vede in Bonaccini. Il suo modo di fare ha toccato questa generazione che sa di non essere rappresentata. Il fatto che questo sforzo venga da una persona giovane, non solo nel senso anagrafico ma di esperienza di partito per la sua storia interna, ha fatto meglio di qualsiasi retorica da rottamatore, che infatti Schlein non ha utilizzato», prosegue Modugno. Ma lo scetticismo verso i dem resta, e la neo segretaria rimane un’osservata speciale. «Il Pd resta il Pd. Il partito ha fatto errori sia in campo sociale che climatico, mostrando un’attenzione infima verso il clima», conclude.

«Emergenza climatica è una locuzione risuonata più volte nel discorso della vittoria di Elly Schlein», scrivono i portavoce Marzio Chirico ed Ester Barelma all’indomani del voto. «Ma è nel passaggio dalle parole ai fatti, dai proclami generali alle policy, che si distingue la svolta radicale dal greenwashing. Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio per Schlein è finito il tempo delle promesse ed è iniziato quello dei fatti. Cosa farà la nuova segretaria del Pd?».

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