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Home » Politica

L’intervista di Repubblica a Di Maio: basta rancori con Pd, formiamo governo

Immagine di copertina
Luigi Di Maio. Credit: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images

Nell'intervista di Repubblica a Di Maio, l'esponente M5S parla del risultato delle elezioni e della ricerca di intesa con il Pd

Luigi Di Maio, candidato premier per il Movimento 5 Stelle, parla in una lunga intervista al quotidiano Repubblica sulle divergenze che impediscono di formare il nuovo governo.

Di Maio alle ultime elezioni ha ottenuto la fiducia di 11 milioni di elettori, rendendo il M5S il primo partito a livello nazionale.

Ma nonostante il Movimento da solo abbia ottenuto il 32.68 per cento delle preferenze si attesta al di sotto della coalizione di centrodestra guidata dal leader della Lega, Matteo Salvini che ha ottenuto il 37 per cento.

Questi numeri, con l’attuale legge elettorale, non permettono di assegnare a nessuno l’incarico di formare un governo.

L’unica alternativa M5s è quella di trovare un’intesa con il centrodestra oppure con il Partito Democratico che in queste elezioni ha ottenuto il 18.72 per cento (in questa pagina i risultati di tutte le forze politiche alle ultime elezioni).

Al leader dei 5 stelle viene chiesto come sia possibile trovare un accordo con forze politiche tanto diverse tra loro – in questo caso Lega e Pd – e Luigi Di Maio risponde: “il governo si fa per risolvere i problemi concreti della gente e abbiamo il dovere di provarci partendo dalla situazione uscita dalle urne: forze politiche distanti, ma che devono trovare una sintesi su temi cruciali, portando ognuna le proprie soluzioni e proposte” e aggiungendo che “con chi troveremo le convergenze maggiori, lavoreremo”.

Viene fatto notare a Di Maio durante l’intervista come sia complicato dialogare con due forze politiche così diverse e lui risponde che “Lega e Pd non devono sentirsi sullo stesso piano. So di parlare a due forze politiche profondamente diverse».

Sul tema dell’immigrazione, che è stato al centro del dibattito politico delle ultime elezioni e sulle diverse posizioni dei partiti in merito chiarisce che “ognuno porta le sue idee, il contratto si scrive insieme. Per questo ci sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”.

L’intervista prosegue e tocca uno dei temi caldi della nostra politica: il Movimento 5 Stelle ha usato nel passato toni nei confronti del Partito Democratico duri e aspri mentre adesso cercano una intesa con loro.

A questa osservazione Di Maio risponde che “io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato” aggiungendo che  “credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra. A noi viene chiesto l’onere di dare un governo al Paese, ma tutti hanno il dovere di contribuire a risolvere i problemi della gente e di mostrare senso di responsabilità.

Nell’eventualità in cui il Partito democratico accettasse un tavolo di intesa per esempio sulla scuola Di Maio tiene a precisare che “se rimaniamo ognuno sulle proprie posizioni non si va da nessuna parte. Renzi stesso ha ammesso che la buona scuola non ha funzionato del tutto e doveva essere migliorata” auspicando che “ci potranno essere molte più convergenze di quel che si crede”.

Rispondendo alle critiche su una possibile alleanza Di Maio risponde che si tratta di un contratto e non di un inciucio dicendo che “le alleanze per anni sono state il mettersi insieme per autoconservarsi e autotutelarsi. Stiamo proponendo invece di mettere al centro solo ed esclusivamente l’interesse dei cittadini” e sul contratto spiega che “è una garanzia in questo senso: dentro ci mettiamo le cose da fare per le persone fuori dai palazzi, e non quelle dentro i palazzi. E quelle cose facciamo” e su questo eventuale contratto chiarisce che “mi interessa mettere al centro le risposte più urgenti alle grandi emergenze del Paese, le stesse che ho ascoltato mille volte anche durante il lungo tour che ho fatto in campagna elettorale: lotta alla povertà e alla corruzione, il lavoro, le pensioni, un fisco più leggero e una pubblica amministrazione che agevola e non ostacola i cittadini e le imprese. E poi sostegno alle famiglie e naturalmente lotta agli sprechi e ai privilegi della politica”.

A questo punto dell’intervista Di Maio inizia una disamina più approfondita sul Partito democratico:

parla del suo segretario reggente Martina dicendo che “Ci siamo sentiti in occasione dell’elezione del presidente della Camera ed è sempre stato un confronto franco. Martina è una persona con cui si può parlare e spero che il Pd si sieda al tavolo” e sul veto posto a Renzi chiarisce che che “io non ho mai posto veti o parlato di Pd “derenzizzato” come qualcuno ha scritto. Quello che abbiamo sempre contestato è la linea di totale chiusura decisa dal Pd all’indomani delle elezioni” aggiungendo che “oggi il nostro appello sincero a mettere da parte le asperità per il bene del Paese è il segnale che gli italiani ci chiedono per dimostrare che siamo una forza politica all’altezza della situazione complessa nella quale ci troviamo e capace di governare”.

E su una possibile alleanza con Forza Italia risponde deciso che “Forza Italia è Berlusconi. E Berlusconi rappresenta il passato. Poteva cambiare l’Italia e non lo ha fatto. A noi non interessa rimanere fermi o guardare indietro, vogliamo guardare al futuro”.

Ma in queste ora il centrodestra guidato da Salvini sembra compatto e deciso ad andare al colle come forza unita, smentendo ciò che Di Maio aveva sostenuto.

Su questo tema il leader M5S dice che “Salvini sta scegliendo la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell’angolo. E rischia di condannarsi all’irrilevanza” e su Salvini aggiunge che “ha dimostrato di saper mantenere la parola data, ora vediamo se avrà la forza di dimostrare la sua autonomia politica da Berlusconi”.

Su un possibile ritorno alle urne, in caso di mancata intesa spiega che “M5S non avrebbe nulla da perdere se ora si tornasse a votare, anzi. Ma noi vogliamo dare un governo a questo Paese”.

L’intervista ora va sui temi cardine del Movimento 5 Stelle, tra cui il reddito di cittadinanza, il quale nelle ultime dichiarazioni sembra essere diventato un concetto più generico: Di Maio dichiara al riguardo che “il reddito di cittadinanza tiene insieme strumenti per la lotta alla povertà ma anche per la lotta alla disoccupazione e per rimettere in moto il lavoro, partendo dalla riforma dei centri per l’impiego”.

Riguardo il limite del secondo mandato per i parlamentari M5S e alla sua possibile non applicazione se il governo non dovesse durare, Di Maio dichiara che “io non credo che si tornerà alle urne a breve, il tema non è all’ordine del giorno”.

Riguardo la legge elettorale, da sempre criticata dai 5 stelle, dice che “in Germania la Merkel governa con il 32 per cento. Con il 32 per cento. In Francia Macron è il presidente con il 24 per cento al primo turno. Insomma è evidente che in Italia si sono inventati una legge elettorale che doveva metterci in difficoltà” ma chiarisce nettamente che “siamo la prima forza politica e quasi doppiamo la seconda. Cioè, gli elettori hanno dato un segnale fortissimo. Uno tsunami, avremmo detto qualche anno fa. Questo urlo di cambiamento va assolutamente ascoltato” e mette in chiaro che non intende fare alcun passo indietro e aggiunge “questo Paese ha avuto tantissimi presidenti del Consiglio che hanno preso zero voti dagli italiani. Ora c’è un candidato premier che ne prende 11 milioni e la prima cosa che si chiede è che si faccia da parte?”.

Sul panorama della politica nazionale e internazionale risponde al Governatore della Liguria Toti (Forza Italia) il quale aveva detto che serviva un accordo minimo: risponde dicendo che “non risolverebbe nulla” e al tema della sanzioni alla Russia spiegando che “ora è il momento in cui tutti sentiamo una responsabilità più grande. Sono certo che le posizioni di tutti potranno essere volte alla cooperazione tra nazioni su ogni decisione”.

Su Trump e i possibili dazi teorizzati dalla Lega, Di Maio dice che “il protezionismo ideologico non è la soluzione e non ci interessa, ma qualche intervento selettivo e temporaneo può servire per proteggere lavoratori e imprese dai costi della globalizzazione. Ci muoveremo con pragmatismo a seconda del contesto internazionale».

Per quanto riguarda le mosse in ambito economico del leader M5S chiarisce cosa intende fare con il Def (documento economia e finanza che il governo italiano deve mandare al più presto a Bruxelles): “Misure per rilanciare una crescita economica sostenibile, rispettosa del benessere sociale dei cittadini, ma tenendo il rapporto deficit pil all’1,5%”.

Nell’ambito interno del Movimento e sulla possibilità di far scegliere agli iscritti del blog con chi stringere un’intesa dice che “per tutta la campagna elettorale ho detto che se non avessimo avuto i numeri per governare da soli avrei fatto appello a tutte le altre forze politiche per parlare di temi e così ho fatto” e su eventuali conflitti di interesse con Casaleggio e la sua piattaforma Rousseau su cui si basa il sito del Movimento precisa che “Davide Casaleggio non assume decisioni politiche» e che non si confronta assolutamente con lui su queste questioni.

In conclusione Di Maio risponde alle domande riguardo un cambio di ideologia all’interno del Movimento, secondo cui adesso è il candidato premier stesso a prendere tutte le decisioni: al riguardo dichiara che “non è così. Semplicemente, alcune decisioni spettano al capo politico”.

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