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Elezioni a Roma: cosa può cambiare con la crisi di governo

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Una crisi di governo non porta con sé solo la scelta di un nuovo Presidente del Consiglio e un cambio di composizione della maggioranza, ma spesso ridefinisce anche altri aspetti della situazione politica. Risolta la crisi di governo, si potrà infatti avere un panorama più chiaro del voto per le amministrative in programma per la prossima primavera, in modo particolare delle elezioni a Roma per eleggere il sindaco. Sperando, ovviamente, che l’emergenza sanitaria in corso non porti a un rinvio del voto in autunno, come avvenuto l’anno scorso per regionali e referendum costituzionale.

S&D

Fino a questo momento, le certezze in vista delle comunali a Roma sono state ben poche, e si è registrato un ritardo da parte di tutti i partiti nell’organizzazione di un voto che per la città e per la politica nazionale ha un’importanza cruciale. Un ritardo che, con le prime avvisaglie della crisi di governo, si è trasformato in un congelamento della situazione in attesa di ulteriori sviluppi.

Fino a questo momento, tra il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle i due nomi più pesanti che hanno annunciato la propria candidatura sono stati prima di tutto la sindaca uscente Virginia Raggi e Carlo Calenda, ma su di loro pesano numerose incognite. Proviamo, quindi, a fare ordine.

PD e Movimento Cinque Stelle: insieme o no?

Virginia Raggi ha annunciato da tempo la volontà di correre per un secondo mandato. Se da un lato questo fatto potrebbe rappresentare una delle poche certezze, dall’altro lascia molte incognite: PD e Cinque Stelle in un anno e mezzo di governo insieme si sono trasformati infatti da intesa di comodo a vera e propria alleanza politica, al lavoro per presentarsi insieme in molti contesti. Roma compresa? Forse sì, ma nel caso è verosimile pensare che la candidata non sarebbe Virginia Raggi, cui il PD si è sempre posto all’opposizione e che difficilmente potrebbe giustificare al proprio elettorato un sostegno all’attuale sindaca.

Perché si possa presentare a Roma l’alleanza che ha fatto da spina dorsale al governo Conte-bis servirebbe dunque un passo di lato di Virginia Raggi, che tuttavia non sembra arrivare, lasciando ulteriore incertezza sulla preparazione alle elezioni. La Raggi, inoltre, secondo diversi media sarebbe stata in corsa per un posto da ministro dopo le dimissioni delle esponenti di Italia Viva dall’esecutivo, un fatto che le avrebbe consentito un’uscita di scena a testa alta e avrebbe lasciato campo libero all’alleanza. La sindaca, tuttavia, si è mostrata determinata nel voler correre per un altro mandato.

La corsa insieme di PD e Cinque Stelle, ha però anche altre incognite. I due partiti, infatti, hanno due strumenti diversi per selezionare i candidati, le primarie e il voto online, e la strada varso un’ipotetica corsa comune sembra destinata a passare per un accordo su un nome:  un accordo che può arrivare solo su una figura di primo piano e che non è detto non lasci strascichi sui due elettorati.

Il nome di caratura nazionale, per quanto caldeggiato dai vertici democratici, non sembra essersi materializzato. Negli scorsi mesi sono infatti arrivati i passi indietro del presidente del parlamento europeo David Sassoli e del capo della polizia Franco Gabrielli, senza che si trovasse un nome. Ma la crisi di governo può paradossalmente aiutare il PD anche nell’ottica di un accordo elettorale: se qualche ministro dovesse non essere riconfermato, potrebbe essere un candidato papabile per i dem che potrebbero anche proporlo al Movimento Cinque Stelle. Uno su tutti, ad esempio, Roberto Gualtieri, che nel marzo 2020 ha vinto in scioltezza le elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel collegio del centro di Roma. E del quale Renzi vorrebbe la testa.

L’incognita Calenda

A sparigliare non poco le carte c’è però il leader di Azione, Carlo Calenda. L’europarlamentare ha da tempo annunciato la sua candidatura a sindaco di Roma, e ha chiesto il sostegno all’intero centrosinistra, chiarendo tuttavia di non essere in alcun modo interessato a un accordo con il Movimento Cinque Stelle. La tradizionale determinazione di Calenda, nonostante il suo partito sia stato disponibile al dialogo con l’attuale maggioranza di governo durante la crisi, lascia pensare che difficilmente possa fare un passo indietro in nome di un accordo con i Cinque Stelle, a meno che non voglia giocare il ruolo del gambero.

Calenda ha in più occasioni chiesto il sostegno ponendosi in maniera critica verso le primarie anche a causa di una situazione sanitaria che potrebbe non renderne semplice lo svolgimento, e sembra determinato a voler correre anche in solitaria, qualora il centrosinistra volesse puntare su un cavallo diverso. A sostenerlo potrebbe esserci Renzi, anche perché Italia Viva ha spesso chiarito che non ha intenzione di correre al fianco del Movimento Cinque Stelle alle comunali di Roma.

Gli altri nomi del centrosinistra

Intanto, l’assenza di un frontrunner nel centrosinistra ha nei mesi lasciato che emergessero numerose candidature. Non è chiaro quante di queste siano pronte ad andare fino in fondo e quante abbiano sondato il terreno ma sarebbero pronte a fare un passo indietro di fronte a un possibile nome “pesante” che tuttavia al momento non sembra essere arrivato.

Oltre a Calenda, che tuttavia come abbiamo detto vorrebbe evitare le primarie, sono scesi ufficialmente in campo la senatrice del PD Monica Cirinnà, il presidente del III Municipio Giovanni Caudo, il consigliere regionale di DEMOS Paolo Ciani e l’attivista Tobia Zevi. Al loro fianco sono spesso stati fatti anche i nomi della presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi, di quello dell’VIII Amedeo Ciaccheri, della consigliera regionale Michela Di Biase e dell’ex consigliere comunale Paolo Masini.

Allo stato attuale, tuttavia, la situazione sanitaria non ha permesso grandi eventi per lanciare le loro candidature, e l’unico di loro che ha iniziato una grande campagna di comunicazione è stato Tobia Zevi, che ha tappezzato Roma di manifesti elettorali.

Non è perciò dato sapere, al momento, quanti di loro siano disposti al passo indietro in caso dovesse arrivare un accordo su un nome, magari con un perimetro che replichi l’alleanza di governo, e chi di loro invece sia determinato a proseguire sulla propria strada, magari in autonomia.

Nel centrodestra tutto tace

Nonostante il perimetro dell’alleanza di centrodestra sembra essere quello più chiaro (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ne sono la spina dorsale anche a Roma) e nonostante la crisi di governo non sembra destinata a influenzare la scelta del candidato, sembra che nulla si muova da quelle parti.

Dopo che per mesi sono stati fatti i nomi di Guido Bertolaso e Massimo Giletti, si è aggiunto adesso il nome del presidente del credito sportivo Andrea Abodi: solo il tempo ci farà capire se è l’ennesima indiscrezione da toto-nomi o una pista concreta. Nel frattempo i fatti ci dicono che gli unici due a essere scesi in campo sono Vittorio Sgarbi, che ha ribadito la sua corsa solitaria per il Campidoglio, e Andrea Bernaudo di Liberisti Italiani.

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