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Home » Politica

Quando Di Maio voleva ministro dell’Economia Siri, che aveva già patteggiato per bancarotta fraudolenta

Immagine di copertina
Armando Siri e Luigi Di Maio

Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio, chiede le dimissioni del sottosegretario Armando Siri indagato per corruzione. Una scelta che ricompatta il M5S dopo mesi trascorsi inseguendo Matteo Salvini, l’altro vice presidente che ha recuperato e scavalcato, nei sondaggi, proprio i grillini.

Eppure Armando Siri è diventato sottosegretario alle Infrastrutture con il consenso proprio di Luigi Di Maio, ma non solo. C’è un altro particolare da molti trascurato, nel dibattito, di questi giorni. Durante la formazione del governo giallo-verde, Di Maio aprì uno scontro feroce con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Uno scontro che si consumò attorno alla scelta del ministro dell’Economia.

I giallo-verdi avevano proposto Paolo Savona, ma il Quirinale disse no. Nel punto più alto dello scontro istituzionale, Luigi Di Maio nella sua invettiva contro il presidente della Repubblica, poi rientrata, spiegò: “Avevamo proposto al posto di Savona, Siri e neanche andava bene”.

E Alessandro Di Battista, prima di partire per il suo lungo viaggio, aggiunse a La7: “Proposti Siri e Bagnai. Se il Quirinale smentisce, mente”. Era il 28 maggio 2018 quando Luigi Di Maio a Pomeriggio Cinque svelò i nomi indicati al Quirinale: “Avevo fatto arrivare nomi alternativi a Savona, come Bagnai o Siri, nomi della Lega peraltro, ma non andavamo bene perché nel loro passato avevano espresso posizioni critiche sull’Ue e mi è stato detto che per questo le agenzie di rating o la Germania non le gradisce”. Siri? Dissero proprio Siri.

E chi era Armando Siri, consigliere economico di Salvini? Un politico, ideatore della flat tax, mai realizzata, che aveva patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta. Il governo del cambiamento e il capo politico del M5S volevano mandare all’Economia Armando Siri e la sua pena patteggiata con buona pace del codice etico.

Ora a distanza di mesi, Siri, secondo i vertici del M5S, dovrebbe dimettersi per l’indagine a suo carico per corruzione. Poteva fare il ministro dell’Economia, poi è diventato sottosegretario, con una pena patteggiata per bancarotta e ora deve dimettersi per un’indagine per corruzione. La questione morale è una cosa molto seria e non può essere piegata per ragioni di potere e, ancor peggio, elettorali.

Il caso Siri puzza di mafia, molto più di quello che la Lega vorrebbe far credere (di G. Cavalli)
Extraterrestri e carboni ardenti: il passato alchimista del leghista Siri, indagato per corruzione
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