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Dal Covid ai vaccini anti-influenza: così i fallimenti sulla Sanità fanno perdere voti al centrodestra in Lombardia

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Giulio Gallera e Attilio Fontana. Credit: Ansa

Le criticità sulle vaccinazioni antinfluenzali rappresentano l'ultimo capitolo di una storia tormentata. Le numerose polemiche sulla gestione della sanità, principale compito della Regione, si rispecchiano nell'esito delle ultime elezioni, che ha visto il Pd passare in vantaggio nel computo dei comuni amministrati

Esiste un legame tra il risultato delle ultime amministrative, largamente favorevoli al centrosinistra, e la discutibile gestione del Covid-19 in Lombardia? Secondo Franco Mirabelli, senatore milanese del Pd, è probabile di sì: “Il centrosinistra conquista molti Comuni importanti governati da Lega e centrodestra e resta al governo di quelli che già governava. I risultati di Corsico e Legnano in particolare premiano due candidati radicati sul territorio e la denuncia e la proposta del Pd, mentre puniscono il malgoverno della Lega che ha portato allo scioglimento anticipato di entrambi i Comuni. Credo che su questi dati, da cui la Lega esce ridimensionata, si debba riflettere su quanto sia pesato sul risultato la fallimentare gestione anche attuale della pandemia da parte della Regione Lombardia”, afferma.

S&D

La Regione, amministrata dal centrodestra da 25 anni, è in evidente difficoltà non “solo” nella gestione della pandemia, ma anche su un aspetto correlato, quale le vaccinazioni antinfluenzali. Quest’anno sarebbe fondamentale eseguirne il maggior numero possibile, per evitare confusione con i sintomi del Coronavirus e per non intasare inutilmente gli ospedali. Tuttavia, l’approvvigionamento delle dosi procede a rilento e difficilmente sarà completato per tempo. Come ampiamente documentato da TPI nelle scorse settimane, le gare indette da Regione Lombardia per l’acquisto dei vaccini si sono rivelate una sorta di via crucis: tre non sono state aggiudicate, una è stata sospesa e un’altra è andata deserta. Con la decima gara, chiusa nella giornata di ieri e che già oggi potrebbe vedere l’aggiudicazione ufficiale, pare si sia andati a segno. Tuttavia, a fronte dell’obiettivo di 3,8 milioni di dosi, si è fermi a quota 2,8 milioni e per via di queste difficoltà la Regione è stata costretta ad acquistare i vaccini a prezzo doppio rispetto a quello iniziale. E con l’ulteriore onere del pagamento anticipato.

La questione è stata più volte denunciata dai consiglieri regionali del PD e trova conferma anche nelle parole di professionisti al di sopra delle parti. Paola Pedrini, segretaria di Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale) Lombardia, spiega che “i vaccini inizieranno ad essere somministrati prima nei centri vaccinali delle Ats e poi partiranno i medici di famiglia, anche se noi siamo la parte preponderante di chi fa le vaccinazioni”. Ma quanti vaccini verranno consegnati ai medici di base? “I calcoli vengono fatti sui quantitativi ordinati negli anni scorsi, basati sul numero di pazienti anziani e fragili che abbiamo. Il numero è già predefinito, ma i vaccini li ritireremo in farmacia in due tornate”, spiega Pedrini. Non è certo più roseo il quadro delineato da Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia: “La campagna vaccinale dai medici di base lombardi non inizierà prima di fine ottobre. Questa settimana sarà decisiva per conoscere i tempi sull’arrivo del vaccino, anche nelle farmacie”.

Un ulteriore motivo di polemica sulla gestione della sanità da parte della Regione Lombardia riguarda i rimborsi per le RSA che hanno gestito pazienti contagiati dal Covid-19 non accolti in ospedale. La delibera dello scorso 5 agosto quantifica in 145 euro al giorno tale rimborso, sulla base del conteggio di quanto ogni singolo paziente sarebbe costato al sistema sanitario. Subito dopo, però, la stessa delibera specifica che da tale importo va sottratto il corrispettivo della retta pagata dai familiari dei pazienti in questione, pertanto Regione Lombardia pagherà solamente la differenza tra i due importi. La consigliera del PD Carmela Rozza contesta duramente tale decisione: “E’ giusto che le Rsa vengano in qualche modo rimborsate. Il fatto assolutamente inaccettabile è un altro: con questo meccanismo, alla fine, sono le famiglie degli anziani a pagare una parte di quei rimborsi. Chiederò formalmente che una parte di quei 145 euro vada anche a ‘scomputo’ per le spese delle famiglie”. Famiglie che, soprattutto in Lombardia, sono state messe a dura prova da una pandemia fuori controllo e che, stando agli ultimi risultati elettorali, cominciano a rimettere in discussione quella che da un quarto di secolo è la vera e propria egemonia politica del centrodestra nella regione.

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