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    Caso camici in Lombardia, ora il Fisco indaga sui capitali di Fontana rientrati dall’estero

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 31 Lug. 2020 alle 08:52

    Caso camici Lombardia, Fisco indaga su rientro capitali di Fontana

    Sembra non esserci pace per il governatore della Lombardia, Attilio Fontana: indagato per frode in pubblica fornitura insieme al cognato Andrea Dini per il caso dei camici forniti alla Regione dalla ditta Dama Spa durante l’emergenza Coronavirus, adesso il presidente deve anche difendersi nell’indagine sui suoi soldi in Svizzera e sulla modalità con cui li ha regolarizzati, denunciandoli al Fisco italiano. Si tratta di 5,3 milioni di euro, detenuti su un conto della banca Ubs Ag a Lugano, che secondo la versione del governatore rappresentano l’eredità della madre, la dentista Maria Giovanna Brunella (morta da qualche anno) e protetti da uno scudo fiscale. Per quei capitali Fontana, previa pagamento di tasse e di una sanzione, ha ottenuto infatti una sanatoria dei reati penali di natura tributaria che aveva commesso occultandoli. E adesso, sulla questione, oltre ai finanzieri indaga anche l’Agenzia delle Entrate.

    Da qualche giorno, infatti, è sotto analisi la voluntary disclosure con cui Fontana nel 2015 ha fatto emergere quel conto corrente. Secondo quanto riportato stamattina da Repubblica, dopo l’apertura dell’inchiesta della procura di Milano, all’Agenzia delle Entrate stanno verificando se la procedura sia stata corretta in tutte le sue parti. Al contrario, la voluntary potrebbe ancora essere revocata e Fontana, quindi, perderebbe le protezioni fiscali e penali di cui ha goduto finora. “Il vecchio scudo – ha spiegato a Repubblica l’avvocato Gianluca Santilli – prevedeva una sorta di condono tombale. Quello del 2015 aveva, invece, delle caratteristiche diverse con una prescrizione di cinque anni che si raddoppia quando si tratta di capitali che arrivano da paradisi fiscali, come appunto sono le Bahamas. La norma prevedeva che il detentore dei capitali all’estero si recasse da un professionista, un avvocato o un commercialista, per avviare la procedura. In quel caso doveva spiegare, con documenti, la provenienza del capitale che intendeva far rientrare in Italia”.

    Al centro dell’attenzione c’è la provenienza di quei 5,3 milioni di euro che Fontana deteneva in Svizzera. Il governatore della Lombardia ha sempre escluso che si trattasse di evasione fiscale, parlando di “quell’abitudine purtroppo di moda un tempo” di nascondere i soldi all’estero. Ma c’è anche da chiarire la natura dei movimenti di quel conto corrente, che nella versione di Fontana non era operativo da molti anni ma che – carte bancarie alla mano – è stato protagonista di una crescita di 600mila euro tra il 2013 e il 2015 e di entrate e uscite per 1,2 milioni di euro tra il 2010 e il 2013.

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