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Prodi: “Dobbiamo per forza dialogare con i talebani, è l’unica via”

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Romano Prodi è stato presidente del Consiglio dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008. Credit: ANSA

Anche Romano Prodi sostiene che sia necessario avviare un dialogo con i talebani, tornati al potere in Afghanistan. L’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea ritiene che il confronto sia “passo obbligato” per evitare ulteriori spargimenti di sangue e una possibile nuova ondata migratoria dall’Afghanistan.

Prodi ne ha scritto in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Messaggero oggi, domenica 22 agosto 2021. “Il dialogo con i talebani è un passo obbligato ed è perciò positivo lo sforzo che sta facendo Draghi per metterlo nell’agenda di una riunione straordinaria dei G20”, si legge nell’articolo.

Secondo l’ex premier, il G20 straordinario è “una sede in cui, anche se non è il luogo ideale per prendere decisioni concrete, si può iniziare la ricerca di un compromesso fra tutti coloro che, per diverse ragioni, hanno interesse a non creare ulteriori tensioni in un’area così politicamente delicata”.

L’intervento di Prodi si inserisce nel dibattito aperto sull’opportunità o meno di parlare con i talebani. La cancelliera tedesca Angela Merkel sostiene che il dialogo sia necessario per fare in modo che chi è in pericolo possa lasciare l’Afghanistan. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha invece dichiarato che ci sono, sì, “contatti operativi” con il gruppo islamista per facilitare le evacuazioni da Kabul, ma che non c’è “nessun dialogo politico”.

In Italia hanno fatto discutere le parole del leader del M5S, Giuseppe Conte, che ha auspicato un “dialogo serrato” con i talebani, anche alla luce dell’atteggiamento “distensivo” da loro mostrato. All’ex premier ha indirettamente risposto Luigi Di Maio, ministro pentastellato degli Esteri, secondo il quale gli islamisti tornati al potere in Afghanistan “vanno giudicati non in base alle parole ma in base ai fatti”. Su TPI l’ex deputato M5S Alessandro Di Battista ha sostenuto che “chi è interessato davvero al popolo afghano dovrà parlare con i talebani” [Leggi l’articolo].

Tornando a Prodi, nel suo editoriale, l’ex leader dell’Ulivo osserva: “Si possono e si debbono fare mille riflessioni sulla difficoltà di esportare la democrazia, ma la prima ed elementare conclusione è che, nel caso afghano, ci si è appoggiati su governi incapaci di conquistare la fiducia dei cittadini perché corrotti e lontani dalle loro reali esigenze”.

“Oggi dobbiamo prendere atto che la presa di potere da parte dei talebani appare completa e, nel prevedibile futuro, senza alternative”, prosegue Prodi. “Bisogna quindi tenerne conto e dedicare le nostre energie nell’evitare vendette e spargimenti di sangue, proteggendo, per quanto è possibile, almeno i diritti elementari di tutti i cittadini afghani”.

“Non credo che, nonostante le dichiarazioni rassicuranti, quest’obiettivo sia una priorità degli attuali governanti del martoriato Paese”, scrive l’ex premier. “Solo una forte pressione internazionale fondata su un comune interesse per una stabilizzazione dell’Afghanistan può in qualche modo evitarne le più drammatiche conseguenze”.

Secondo Prodi, “per vari motivi quest’interesse comune esiste”: “La Russia e la Cina hanno infatti al loro interno minoranze facilmente sensibili all’estremismo islamico, mentre il Pakistan e la Turchia temono che un nuovo flusso di profughi si aggiunga a quello che è già arrivato in passato”.

E allora ecco la necessità, secondo l’ex presidente del Consiglio, di avviare un dialogo con i talebani: “Un passo obbligato”, scrive. Prodi evidenzia il “crollo della popolarità americana nei Paesi che, come l’India, fondano la loro sicurezza sull’appoggio degli Stati Uniti” ma anche in Europa: questo problema, dice, “almeno per ora, riguarda solo le cancellerie ma diventerà sempre più importante in futuro”.

“A livello popolare – osserva il Professore – l’attenzione si concentra, per ora, sulla possibile nuova ondata di migranti”, anche per la “retorica della paura quotidianamente utilizzata” in tutta Europa “dai movimenti populisti ed euroscettici, a cominciare dalla Le Pen in Francia e da Salvini in Italia”.

“L’ondata migratoria è oggettivamente ancora lontana dalla realtà ma, per renderla ancora più lontana, dobbiamo mettere in atto, anche nei confronti dei Paesi confinanti con l’Afghanistan, una concreta politica di aiuto e di assistenza”, conclude Prodi. “Fallita l’opzione bellica ci resta infatti solo la via del dialogo, anche con paesi e organizzazioni politiche così lontane dalla nostra tradizione”.

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