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L’accordo di Malta sui migranti piace solo all’Italia: ecco perché rischia di saltare

Immagine di copertina
Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno Credit: Ansa

Il testo rischia di essere modificato al tavolo dei ministri dell'Interno previsto per l'8 ottobre in Lussemburgo

L’accordo di Malta sui migranti piace solo all’Italia: ecco perché rischia di saltare

A Malta, l’accordo sui migranti per redistribuire i richiedenti asilo è stato raggiunto come previsto. Francia, Germania, Malta e Italia formano un quartetto di Paesi che intende superare il Regolamento di Dublino. Ma a festeggiare, a quanto si apprende, sarebbe solo l’Italia.

S&D

Alla reazione positiva del nostro paese, si sono contrapposti un prudente ottimismo di Bruxelles e un po’ di scetticismo di altre capitali europee. E il rischio è che l’accordo si frantumi il prossimo 8 ottobre in Lussemburgo, quando ci sarà il tavolo dei ministri dell’Interno dei Ventotto.

Accordi di Malta sui migranti: le reazioni

“La novità c’è”, riconosce il nuovo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. “Non ci lasciano più soli. Anche prima accadeva di ottenere la redistribuzione tra Paesi volenterosi. Ma in futuro sarà un meccanismo automatico e obbligatorio”. Il successo italiano è proprio questo, l’aiuto non sarà più una concessione.

Ma Germania e Francia non sono d’accordo. È evidente già dalle parole dei ministri Horst Seehofer, molto criticato in patria per queste aperture, e Cristophe Castaner, che il clima verso il Conte bis è diverso dal passato, amichevole e bendisposto. “Non possiamo lasciare soli Italia e Malta”, dice il ministro tedesco.

“Chi non ci starà, si prenderà le sue responsabilità”, gli fa eco il collega francese. Ed è soddisfatto anche Michael Farrugia, ministro maltese dell’Interno: “L’accordo tra noi è stato raggiunto; ora ci rivolgiamo agli altri. Vale il principio che nessuno Stato dev’essere lasciato solo”.

Cosa prevede l’accordo de La Valletta

La sostanza dell’accordo è che i richiedenti asilo sbarcati in Italia o Malta, tutti, senza distinzioni, sosteranno al massimo 4 settimane negli hotspot di sbarco per poi ripartire. Nel frattempo, saranno fotosegnalati e sarà avviata la pratica per l’asilo internazionale. Quando però lo straniero andrà nel Paese europeo di ricollocamento, lì continuerà la pratica aperta in Italia, lì eventualmente avrà lo status oppure no, lì si deciderà anche sull’eventuale rimpatrio.

Con oneri e spese a carico della Commissione europea e del Paese di accoglienza. Obiettivo italiano è che il 90 per cento dei richiedenti asilo siano ricollocati. E non sarà una misura fatta su misura per le Ong, ma varrà anche per chi sia recuperato in mare da un peschereccio, da una nave mercantile, o dalla nostra Guardia costiera.

Restano fuori solo quelli che approdano autonomamente sulle nostre coste e sono perlopiù tunisini, passibili di rimpatrio veloce. Fino all’ultimo, l’Italia ha insistito anche per una rotazione dei porti di sbarco, ma il massimo che si è ottenuto è che questa rotazione potrà avvenire su “base volontaria”.

Accordo sui migranti: “Il testo è troppo ambizioso”

Chi ha visto il testo lo considera “estremamente ambizioso, ma scarso di dettagli”. Il che significa che i possibili emendamenti che verranno decisi al vertice in Lussemburgo potrebbero essere al ribasso.

Una fonte diplomatica che ben conosce le dinamiche negoziali dei vertici Ue sostiene che la Francia punti proprio a questo: convincere più Paesi a partecipare in cambio di un testo più soft.

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