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Home » Politica

Mi manda Franceschini: i 18 soprintendenti del ministero della Cultura nominati senza concorso

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Una pupilla del ministro Dario Franceschini. Qualche buona amica dei vertici del suo ministero. Parecchi raccomandati di questo o di quel dirigente. La consorte del capo di una delle maggiori banche del Paese. Più qualche nome già «noto alle cronache per vicende personali o professionali non edificanti». Chi sono mai? Sono i 18 “amici di Franceschino” (copyright Striscia la notizia), cioè i nuovi soprintendenti temporanei, ma con alta possibilità di stabilizzazione futura, entrati in servizio il 15 novembre. La selezione? Discutibile, come ha denunciato in aula la senatrice Margherita Corrado (Gruppo Misto) alla fine di novembre: non hanno mai superato un concorso pubblico per dirigenti, ma hanno risposto semplicemente a un interpello. Alla selezione hanno partecipato in 495, tra cui 256 funzionari del ministero della Cultura, compresi otto dirigenti: «Uno degli otto aveva assunto da un paio di mesi la dirigenza ad interim della soprintendenza per la quale ha concorso, ma non è stato scelto e anzi ha saputo di dover rescindere il contratto e liberare l’ufficio il venerdì precedente a quel fatidico 15 novembre».

S&D

Curricula meno titolati
Come sono stati scelti, allora i 18 fortunati? «Ce ne sono alcuni (pochi, se non pochissimi) che vantano un curriculum di peso che fa sfigurare tutti gli altri», assicura la senatrice Corrado. «Ma nella maggior parte dei casi sembra siano stati scelti oculatamente i funzionari meno titolati, con meno esperienza amministrativa e di tutela sul campo, più giovani anagraficamente o per anzianità di servizio». Un grande ricambio generazionale, come desiderava il ministro? Sì, ma anche un rischio per la tutela dei nostri beni culturali e paesaggistici, secondo la senatrice calabrese. Che cita per tutti la soprintendenza per le province di Catanzaro e Crotone, dove è in corso un progetto da 60 milioni di euro, Antica Kroton, che interviene su tutto il patrimonio culturale pitagorico: «Non solo nel cuore della Magna Grecia è stato catapultato un architetto digiuno sia di tutela sia di gestione dei beni monumentali, ma, dopo anni di mancate assunzioni, gli otto dipendenti in servizio al momento della divisione da Cosenza si sono ridotti a cinque, e si ridurranno ulteriormente a due all’inizio del 2022». Come può funzionare una struttura simile? Ed è così in tutte le 43 soprintendenze d’ Italia.

La replica del ministro
Il ministro Franceschini ha liquidato tutto, sdegnatissimo, come «insinuazioni destituite di ogni fondamento» e indegne di essere citate in un atto parlamentare. Ma la Corrado, che di professione fa l’archeologa e sul ministero della Cultura ha già presentato 128 interrogazioni, non demorde: tra dirigenti non all’altezza e personale in costante declino per i pensionamenti e le mancate assunzioni, le riforme avviate da Franceschini nel 2014 «hanno portato il sistema della tutela sull’orlo del baratro e svilito la valorizzazione» del nostro patrimonio culturale. Pure il Recovery Plan rischia di aggravare l’emergenza: la soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) non riesce a partire perché non si trovano, a parte l’onnipresente direttore generale Federica Galloni, i 45 funzionari necessari per la segreteria tecnica. «Il carico di lavoro della Soprintendenza Speciale ha così finito per scaricarsi sulla direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio, prostrandola ulteriormente e minandone l’efficienza». Con il rischio di dover cannibalizzare gli uffici territoriali, che già hanno personale ridotto all’osso. E di non riuscire ad adempiere agli obblighi di tutela, «deturpando il paesaggio e distruggendo beni collettivi irripetibili».

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