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Il fascino delle mappe elettorali ci ricorda che le nostre scelte possono arrivare da lontano (di S. Mentana)

Immagine di copertina
Credit: AGF

Da decenni prima il Pci e poi il centrosinistra non riescono a vincere nelle zone della Toscana che storicamente non appartenevano al Granducato. La zona dell’attuale Polonia che fino alla Prima guerra mondiale fu parte dell’Impero Austro-Ungarico tende invece a votare partiti più conservatori mentre la parte che era sotto l’Impero tedesco preferisce partiti di orientamento più liberale. Perché?

Il bello dei dati elettorali è che presi singolarmente sono semplicemente numeri, che trasmessi su una mappa diventano colori le cui tonalità riempiono comuni, province e regioni delle aree prese in esame, tracciando geometrie che possono risultare armoniche come confusionarie.

S&D

Certo è che sta a ognuno di noi provare ad analizzare questi semplici numeri e colori, che di per sé rappresenterebbero solo un dato grezzo, e capire se questioni locali, candidature più o meno valide o fattori socioeconomici abbiano influito o meno nella formazione del dato. Ma attenzione, talvolta non basta limitarci a questi tradizionali elementi presi in esame in quasi tutte le analisi post-voto, e possiamo guardare ancora più indietro, cercando anche fattori storici o geologici.

Molte comunità di appassionati di mappe condividono periodicamente una mappa dell’Impero Austro-Ungarico sovrapposta ai dati elettorali dei Paesi che ne facevano parte. È impressionante vedere come i confini ricalchino anche la geografia elettorale di elezioni svoltesi circa un secolo dopo la fine dell’impero in questione.

C’è forse una ragione se la Transilvania, che fu parte dell’Impero Austro-Ungarico, abbia preferito il liberalconservatore Klaus Iohannis al socialdemocratico Victor Ponta nelle presidenziali rumene del 2014 o se la zona dell’attuale Polonia che fino alla Prima guerra mondiale fu parte dell’Impero tende a votare partiti più conservatori e la parte che era sotto l’Impero tedesco partiti di orientamento più liberale?

Ma se vogliamo fare esempi più familiari, è un caso che per decenni, in Toscana, le uniche aree in cui non ha vinto il Pci prima e il centrosinistra poi sono state la provincia di Lucca, l’Argentario e l’arcipelago toscano, ovvero alcune tra le pochissime aree che non facevano parte del Granducato? I casi simili in cui la geografia elettorale sono innumerevoli e se ne possono trovare in grande quantità (lo studioso Francois Valentin ne ha raccolti moltissimi sul proprio account Twitter e gli amanti del genere troveranno pane per i loro denti).

Fatto sta che a volte non è facile chiarire se questi esempi siano o meno frutto del caso o di fattori storico politici che si sono radicati nella società. La morale è che talvolta ci sono stati studi e approfondimenti a riguardo che hanno mostrato come scelte elettorali possano essere frutto non solo di fattori risalenti a secoli fa, ma anche a elementi geologici o climatici che hanno portato la popolazione di quel territorio a adottare abitudini e avere necessità differenti e, di conseguenza, compiere scelte diverse.

Quindi, che si tratti di casualità o meno, (per provare a dircelo esistono studiosi e appassionati) questo elemento oltre a essere visivamente e statisticamente affascinante ci ricorda un’altra cosa: le scelte che facciamo oggi in cabina elettorale possono avere radici in epoche lontane. E forse mentre le compiamo nemmeno ce ne rendiamo conto.

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