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Accogliamoli tutti, i libanesi (di Luca Telese)

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Adesso accogliamoli tutti, davvero. Accogliamoli tutti, i libanesi. Tutti quelli che vorranno venire in Italia, cioè, ma prima di chiunque altro donne e bambini. I libanesi sono un popolo operoso, orgoglioso, produttivo, di grande laicità, e di radici culturali profonde nella storia del Mediterraneo. Molti di loro avranno bisogno di una quarantena lontani da Beirut, molto di loro avranno bisogno di tempo e luoghi per far decantare il trauma, molto vorranno far evaporare i veleni, gassosi e politici che questa bomba ha liberato nell’aria. Non sono migranti economici, sono profughi. Molto di loro punteranno dritti sulla Francia, parlano una lingua affine alla nostra.

S&D

Ebbene, i libanesi oggi, sono come i siriani di ieri: la migliore generazione di cervelli, di commercianti, di professionisti, di laureati, di artigiani che si possa immaginare. Hanno a loro volta accolto due milioni di profughi, sul loro territorio, negli scorsi anni senza battere ciglio. Hanno dato tutto, ora è il momento di restituire. Hanno metabolizzato due guerre con Israele, hanno voglia di tornare prima possibile a casa loro, ma ora non possono. Sono immigrati potenzialmente temporanei, che hanno bisogno della nostra solidarietà, come gli italiani dopo i terremoti. Stavolta non permettiamo che qualcuno – che si trova in questa condizione di temporanea necessità – debba arrivare da noi con i barconi, rischiando la pelle senza motivo: questa volta, dopo la piccola Hiroshima di Beirut facciamo vedere che siamo solidali.

Abbiamo mezza italia con gli alberghi vuoti, spieghiamo all’Europa che possiamo accoglierli noi, costringiamo a farci finanziare questa missione. Restituiamo qualcosa di quello che ci è stato dato. Mandiamo a quel paese i razzisti dell’Illinois che si metteranno o che si metterebbero a blaterare. Aiutiamo a ricostruire mattone dopo mattone. Facciamo capire che in questo caso comanda l’obbligo della solidarietà, non l’ossessione dell’egoismo vigliacco. Questa volta, dunque, accogliamoli davvero tutti: i libanesi, i pochi o tanti che saranno disposti a venire, per il tempo (anche breve) che sarà necessario: non lasciamo ad altri, come fu per la Merkel, la possibilità di assorbire le migliori energie del Mediterraneo. Prendiamo questa generazione prolifica, come un esempio, noi che siamo a crescita zero.

In Libano c’è già un pezzo di Italia, che è arrivato con la nostra spedizione militare, abbiamo già fermato un conflitto feroce, completiamo l’opera: mettiamoci in prima fila. Questa volta non si può essere di nuovo lassisti e distratti. Questa volta non si può subire l’egemonia culturale della Lega e dei signori No. Questa volta non si può fare quello che è giusto, magari di contrabbando, o magari vergognandosene. E nemmeno lasciare che Macron vada da solo a Beirut, mentre l’Europa è in ordine sparso, a fare il condottiero. Accogliamoli, e non per boldrinismo buonista, ma per lungimiranza e necessità solidale. Abbiamo già il corridoio umanitario con Beirut aperto, facciamo in modo che si riempia presto. E soprattutto: ricordiamo che non lo facciamo per loro. Non solo per loro. Ma soprattutto per noi.

Leggi anche: 1. “L’esplosione di Beirut è una tragedia annunciata, quel porto è il simbolo della corruzione in Libano” / 2. “A Beirut, come a Damasco, è morta la speranza”: parla lo scrittore siriano Shady Hamadi / 3. Libano, esplosione al porto di Beirut: incidente o attentato? Tutte le ipotesi 

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