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Salvini: “Non si possono annullare i rapporti con l’Egitto per Giulio Regeni”

Immagine di copertina
Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini parla ai microfoni di Al Jazeera in una lunga intervista concessa al canale arabo dove conferma lo stretto legame tra Italia ed Egitto

“Non si possono annullare i rapporti con l’Egitto in attesa di sviluppi sul caso Regeni”: queste le parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini che interviene nuovamente sulla vicenda del ricercatore friulano ucciso al Cairo nel 2016.

Questa volta il ministro parla ai microfoni del canale arabo Al Jazeera e specifica: “C’è un rapporto fondamentale con l’Egitto, c’è sempre stato e ci sarà anche in futuro”.

“Il ministro dell’Interno egiziano e il presidente della Repubblica mi hanno garantito che il lavoro degli inquirenti va avanti e che i responsabili saranno individuati e puniti. Io mi fido di quello che mi hanno detto”, ha confermato il vicepremier.

Salvini dunque continua a riporre fiducia incondizionata nei confronti delle autorità egiziane, nonostante il materiale raccolto nelle indagini e consegnato ai pm italiani sia stato “di nessun interesse investigativo”.

Basti ricordare che “dall’esame delle registrazioni consegnate dalla procura del Cairo è emerso che vi sono diversi ‘buchi’ temporali in cui non vi sono né video né immagini” pertanto “sono necessarie ulteriori indagini”.

Lo scorso 15 maggio una delegazione italiana, guidata dal pm Sergio Colaiocco, era andata in Egitto per recuperare oltre due ore di filmati ripresi dalle telecamere presenti in tutte le stazioni della linea 2 della metro del Cairo tra le 19 e le 21 del 25 gennaio 2016, l’arco temporale in cui si persero le tracce di Regeni, il cui cadavere venne ritrovato il 3 febbraio successivo.

I filmati rappresentano solo il 5 per cento del totale ripreso il 25 gennaio 2016 dalle telecamere della metro (linea 2) del Cairo.

I minuti mancanti sarebbero proprio quelli del sequestro del ricercatore, dopo le 19.41 del 25 gennaio 2016. È proprio alle 19.41 che Regeni invia l’ultimo messaggio alla sua amica per avvertirla che sta uscendo per incontrare il professor Gennaro Gervasio, allora docente della British University del Cairo, in piazza Tahrir, per le 20.30.

Alle 20.02 il cellulare di Regeni aggancia la cella del quartiere di Dokki: l’ultimo segnale prima che la vittima sparisse nei meandri della metro.

Il vicepremier ha assunto posizioni contrastanti sulla vicenda Regeni: in un primo momento ha dichiarato di non voler mettere in crisi i rapporti tra i due paesi per la ricerca della verità sulla morte del ricercatore, poi, con un improvviso cambio di rotta, ha deciso di incontrare il presidente al-Sisi e le autorità egiziane per fare pressioni sulle indagini.

Oggi compie un nuovo passo indietro e la sua posizione sembra ben lontana da quella che dichiarava nel 2016:

In questa intervista video del 13 aprile 2016, ad esempio, il leader leghista aveva detto che l’Egitto stava prendendo in giro l’Italia e che il governo italiano non aveva mostrato sufficiente determinazione nell’approfondire la vicenda.

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