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San Siro, le radici del disagio: nel buio della politica, l’unica luce è il volontariato

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Cosa c'è dietro il caso Neima Ezza? Degrado, abbandono, spaccio, occupazione abusiva e istituzioni incapaci di farsi carico dei problemi. A tenere viva la speranza sono i tanti cittadini che si danno da fare per costruire un futuro diverso per i giovani, che ora vengono colpevolizzati

I disordini in occasione della registrazione del video di Neima Ezza hanno fatto sì che tutta Italia si accorgesse del disagio del quartiere San Siro, dove a distanza di pochi metri convivono abitazioni di superlusso (la maggior parte dei calciatori di Inter e Milan vivono qui) e case popolari talmente degradate da far pensare più a Mosul che a Milano.

Ben svegliati, ma il problema esiste da decenni. Oggi è facile prendersela con il giovane rapper e gli altri ragazzi della zona, ma è come colpevolizzare il termometro perché segnala la febbre o guardare il dito invece che la luna: è da stupidi o da persone in malafede. Non sottovaluterei la seconda ipotesi, perché molti hanno interesse a nascondere le responsabilità politiche che hanno trasformato un quartiere che non troppi anni fa era serenamente vivibile (parte della mia famiglia ci ha vissuto a lungo e lo può testimoniare) e che oggi è molto simile a una banlieue.

Responsabilità dalle quali nemmeno io posso sfuggire, per la quota parte che mi compete: alle ultime elezioni sono stato il consigliere del centrosinistra più votato in zona e quindi anche io avrei dovuto fare di più. Però qualcosa ho fatto. Ad esempio, da cinque anni mi batto perché il Municipio 7 nella distribuzione dei fondi per il diritto allo studio ripristini il criterio della presenza di alunni stranieri: la maggioranza di centrodestra invece non ci sente e così penalizza scuole come quelle di via Paravia, famosa per la sua elevatissima percentuale di figli di immigrati. Non esattamente un messaggio di inclusione, ma una scelta che contribuisce a far sentire questi ragazzi abbandonati al loro destino.

E come si fa a non sentirsi cittadini di serie B in un quartiere dove manca tutto? Non c’è nemmeno uno straccio di spazio di aggregazione per i giovani, non ci sono progetti di educativa di strada per intercettare chi non accede alle istituzioni, da oltre un anno mancano i referenti del Laboratorio di Quartiere e la carenza di servizi arriva al punto che da anni si chiede invano un CPS (Centro Psico Sociale): la maggior parte dei potenziali pazienti psichiatrici rimane quindi senza cure, perché pochissimi hanno forza e risorse per rivolgersi a quello più vicino, nel Municipio 8.

Il Covid-19 ha ovviamente esasperato una situazione che però era già ben nota e pesante. A causa della pandemia i ragazzi hanno dovuto subire ulteriori privazioni: la frequenza a scuola è diventata intermittente, la pratica sportiva si è bloccata e la socialità è diventata un lusso. Possiamo davvero stupirci del fatto che 300 di loro, invece che passare l’ennesimo sabato di apatia, si siano precipitati a partecipare alla registrazione del video di Neima Ezza? No, perché lui è uno di loro, nato in Marocco e cresciuto in quartiere, e soprattutto li ha chiamati a raccolta, mentre gli adulti non li hanno mai presi in considerazione e oggi li hanno persino messi nel mirino.

L’attuale Presidente del Municipio 7 (di Forza Italia) ha invocato “sgomberi di massa e pugno di ferro”, toccando – seppure in modo superficiale – un tema di straordinaria importanza. L’intero quartiere è da tempo interessato dal fenomeno dell’abusivismo e delle occupazioni delle case popolari. Si tratta, tuttavia, di case gestite da Aler, ente che fa riferimento a Regione Lombardia, dove da 25 anni governa il centrodestra. Eppure, la Lega nei giorni scorsi ha indetto una manifestazione in quartiere, come se le colpe fossero altrui. Ma perché allora non telefonare ai propri referenti politici a Palazzo Lombardia?

Oggi Piero Colaprico su La Repubblica avanza un’ipotesi interessante: “Le case sgarrupate sono gestite dall’Aler, e cioè dalla Regione Lombardia, centrodestra. Domanda provocatoria: sono lasciate marcire così per poter poi dire che il Comune (centrosinistra) non fa niente e le periferie sotto la gestione di Beppe Sala sono insicure? Speriamo non sia così, ma in ogni caso la Regione (ricca) e l’Aler (mal gestito) devono svegliarsi”. Sul Corriere della Sera il Presidente di Aler Angelo Sala parla apertamente di “assegnazioni sbagliate, mancato esercizio della legalità, difficoltà a raccogliere il gettito per pagare le manutenzioni”: se è lui a dirlo, è evidente che il fallimento è ormai conclamato, nonostante i 45 milioni di investimento che l’ente rivendica.

È molto difficile pensare di educare i giovani alla legalità, quando le loro stesse case sono gestite da un vero e proprio racket: Ormai da anni i malavitosi hanno preso in mano le occupazioni, che in precedenza erano quasi sempre fatte da persone realmente bisognose, impossibilitate ad accedere alle graduatorie per le lungaggini burocratici. Quando il Sindaco era Giuliano Pisapia, l’allora assessore alla Casa Lucia Castellano provò a spiegare la differenza tra occupazioni legate alla criminalità e quelle per stato di necessità. Apriti cielo: il succitato attuale Presidente del Municipio 7 (allora consigliere di opposizione) per protesta occupò gli uffici dell’assessorato in via Larga con altri giovani forzisti. La bolla si sgonfiò rapidamente, chiarendo che Castellano (di professione direttrice di un carcere e quindi profonda conoscitrice della legge) aveva semplicemente spiegato una distinzione prevista nella normativa nazionale, non certo un parto del “buonismo” del centrosinistra.

Nel deserto istituzionale, qualche fiore cresce spontaneamente. Nelle vie del celeberrimo “quadrilatero” sono operativi volontari, Comitati di Quartiere, cooperative sociali ed associazioni che cercano di gettare il cuore oltre l’ostacolo, specialmente in questi lunghi mesi di emergenza sociale, con la lista degli indigenti che continua ad allungarsi in maniera esponenziale. Proprio questa stamattina, il Comitato Abitanti di San Siro ha organizzato un’iniziativa di “calcio di strada” in piazza Selinunte, con i bambini e le bambine del quartiere.

Tra chi combatte il disagio c’è Don Claudio Burgio della comunità di accoglienza Kayros, che ieri ha accompagnato Rondo Da Sosa e Sacky, altri due rapper della zona, a un colloquio con Sala. L’incontro tra i due artisti e il Sindaco, neanche a dirlo, è stato accolto molto diversamente dagli schieramenti politici: il centrosinistra plaude all’attenzione nei confronti delle periferie, mentre Forza Italia parla di “cattivo esempio”. Curiosamente, diversi esponenti del centrodestra, da Matteo Salvini a Stefano Bolognini, abitano a brevissima distanza da queste vie così difficili. Ma se ci mettiamo ad esaminare cosa di concreto è stato fatto per la qualità della vita, troviamo un vuoto francamente desolante.

Certamente lo è per questi ragazzi, che essendo adolescenti avrebbero bisogno di punti di riferimento credibili. Non certo di politici che li ignorano fino a quando non ritengono conveniente occuparsene, soprattutto con l’approssimarsi delle elezioni.

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