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Gli italiani che non possono ancora essere italiani

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Il 13 ottobre si terrà in diverse piazze italiane un flash mob per sollecitare la riforma della cittadinanza e introdurre anche in Italia lo ius soli

Il 13 ottobre 2016 ricorre un anniversario importante. Lo scorso anno in questa data la Camera dei deputati approvava finalmente la riforma della cittadinanza. Un percorso lungo e travagliato che sembrava porre fine alle varie sofferenze e umiliazioni cui sono sottoposti gli italiani senza cittadinanza.

S&D

Sembrava e non sembra perché da un anno la riforma è bloccata in Commissione affari costituzionali del senato. La colpa è degli oltre 7mila emendamenti presentati dalla Lega e da una maggioranza che fatica a capire che si tratta di una priorità, della vita di essere umani, spesso minori, che di fatto sono considerati di serie B.

È per questo motivo che alcuni ragazzi italiani figli di genitori stranieri hanno messo in piedi il gruppo “Italiani senza cittadinanza”, organizzando per il 13 ottobre un flash mob in alcune città d’Italia per rivendicare a gran voce il loro diritto a essere riconosciuti come figli di questa patria.

Le varie iniziative si terranno a Palermo (ore 15:00, in Via Cavour), Napoli (ore 15:00, Piazza Plebiscito), Roma (ore 15:00, di fronte al Pantheon), Padova (ore 17:30, davanti la Prefettura), Bologna (ore 14:00, in Piazza Maggiore) e Reggio Emilia (ore 18:00, davanti la Prefettura) per chiedere che la riforma della legge sulla cittadinanza torni a essere una priorità per la politica italiana.

Abbiamo fatto qualche domanda ad alcuni dei ragazzi per capire qual è il clima che si respira e quali sono le loro sensazioni alla vigilia della manifestazione.

Ark, 20 anni, Castel Volturno

Mi racconti la tua storia?

La mia storia è molto semplice. Sono un cittadino che analizzando le varie difficoltà del proprio paese ha capito che sta a noi italiani cambiare le cose. Cominciando dalle menti, dal modo di pensare e dall’impostazione del cittadino medio, perché solo cambiando le menti si può cambiare uno stato. Molti considerano il nostro un periodo di crisi. Io lo considero come una nuova epoca, un’epoca in cui non funzionano i criteri e i sistemi di quella precedente. Sta a noi, e con noi non intendo solo le seconde generazioni, creare le basi, la struttura di questa nuova era.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Penso sia fondamentale in quanto dimostra che noi, la seconda generazione, siamo attivi e pronti a rivendicare i nostri diritti, perché la cittadinanza è uno status che prevede diversi diritti e doveri. Un dovere molto importante per qualsiasi cittadino è partecipare in modo attivo ai cambiamenti che riguardano il proprio paese. Partecipare oggi a un’iniziativa per far passare la riforma della legge 91 del 1992 sulla cittadinanza significa migliorare l’Italia di domani.

Cosa vuol dire per te essere italiano?

Essere italiano per me non significa solo nascere sul suolo italiano ma sentire di appartenere a questa cultura, al Bel paese.

Kwanza, 23 anni, Roma

Mi racconti la tua storia?

Quando avevo un anno mi sono trasferita a Roma insieme a mia madre, con cui sono cresciuta e tutt’ora vivo. Lei è bolognese mentre mio padre è afro-brasiliano. Lui è rimasto a vivere in Germania perché si trova meglio lì. Entrambi sono artisti e ballerini, e in gioventù hanno militato per molti anni per cause sociali, così io fin da piccola ho avuto una forte vocazione per la creatività e l’attivismo. Per questo, pur avendo la cittadinanza per ius sanguinis grazie a mia madre, i problemi di discriminazione e riconoscimento sentiti da gran parte dei miei amici che hanno entrambi i genitori stranieri non mi sono mai stati estranei. Al contrario, li ho sentiti miei in quanto non comprendevo secondo quale logica io potessi essere “privilegiata” mentre loro venivano trattati come stranieri nel paese cui sentivano di appartenere.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

L’immobilismo e la passività che girano intorno alla questione della riforma di una legge più che obsoleta hanno portato alla creazione del gruppo informale “Italiani senza cittadinanza”, formato da persone stanche e arrabbiate. Per la prima volta siamo riusciti a pianificare una serie di iniziative dal basso messe in atto per sensibilizzare i senatori e l’opinione pubblica sull’urgenza di approvare questa legge. La più importante di queste è il flash mob che si terrà contemporaneamente in sei città d’Italia, davanti alla prefettura, luogo simbolo in cui ci si reca per richiedere la cittadinanza. Quello che lanceremo è un segnale forte che parla chiaro, in un giorno molto significativo per la legge che ci riguarda. Siamo in tutta Italia, vogliamo la riforma e la vogliamo subito!

Cosa vuol dire per te essere italiana?

Essere italiana per me vuol dire essere cresciuti in Italia, aver frequentato le scuole e gli ambienti di questo paese. Semplicemente è italiano chi si sente tale. Ed è giusto che venga riconosciuto questo percorso di formazione identitaria, a prescindere dal proprio background di origine.

Chouaib, 23 anni, Trieste

Mi racconti la tua storia?

Sono nato a Casablanca e arrivato in Italia all’età di un anno, ho frequentato tutte le scuole (elementari, medie e istituto alberghiero) in provincia di Treviso, poi a 18 anni mi sono trasferito a Trieste. Di mestiere faccio il barista, anche se in questo momento sto facendo il cameriere.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Il flash mob di Roma può essere la scossa giusta per farci notare dai poteri alti, e far sì che una volta per tutte ci venga riconosciuta la cittadinanza.

Cosa vuol dire per te essere italiano?

Essere italiano per me significa essere cresciuto in Italia, avere valori italiani, non riuscire a parlare l’arabo perché dalla bocca mi escono solo parole in italiano. Mangiare italiano e bere italiano.

Gerarldine, 24 anni, Modena

Mi racconti la tua storia?

Sono nata a Roma da genitori nigeriani e nel 2000 io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Modena, per motivi di lavoro. Ho un diploma scientifico e una laurea triennale in ingegneria elettronica, e al momento sto cercando un lavoro in attesa di iscrivermi a un corso magistrale.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Questo avvenimento è molto importante, prima di tutto perché, in generale, è fondamentale far sentire la propria voce nel momento in cui qualcosa non sta andando nel verso giusto. Questo tipo di manifestazione dimostra che noi seconde generazioni, in quanto esseri umani, abbiamo rispetto verso noi stessi, e che non pieghiamo la testa di fronte alle ingiustizie, ma anzi ci facciamo forza anche a chilometri e chilometri di distanza gli uni dagli altri. Questo mi auguro che inciderà sull’importanza che il parlamento in primo luogo ci riconosce.

Cosa vuol dire per te essere italiana?

Essere italiana, per me, significa sentirmi parte integrante della società senza subire pregiudizi di alcun tipo. Significa vedere riconosciuti i miei diritti di persona pari a tutti gli altri. Essere italiana è sentirmi parte della comunità senza dovermi sentire in colpa per la mia diversità, sentendomi a mio agio nel momento in cui partecipo a feste nazionali e attività culturali italiane.

Marwa, 32 anni, Reggio Emilia

Mi racconti la tua storia?

Sono a Reggio Emilia da trent’anni, cresciuta tra i banchi di scuola con amici italiani. I miei son arrivati alla fine degli anni Ottanta dall’Egitto. Il mio babbo è saldatore, la mamma è casalinga. Io e mio fratello ci siamo laureati. Io oggi lavoro per la Fondazione Mondinsieme del comune di Reggio Emilia e mio fratello in banca, al Credem.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Credo oggi sia fondamentale rimettere tra i primi punti dell’agenda politica la riforma della legge sulla cittadinanza come questione prioritaria per lo stato italiano. Riguarda migliaia di neonati, alunni, studenti e lavoratori, che sono una risorsa culturale ed economica per il nostro paese, ma a oggi sono “Italiani senza cittadinanza”. Per questo è necessario ritornare nelle piazze delle nostre città e farlo capire innanzitutto al Senato italiano.

Cosa vuol dire per te essere italiana?

Sono cresciuta studiando Dante e Pirandello a scuola, ho studiato i princìpi della Costituzione italiana e mi sento di appartenere al territorio reggiano da sempre. Ritenevo ingiusto non poter votare esercitando un proprio diritto e fin dalla maggior età ho presentato richiesta di cittadinanza italiana. Sentivo come se fosse da sempre una prova superata di cui mi mancava la verbalizzazione. Poi è arrivata, ma continuo a non comprendere lo status in cui vive chi ancora vaga alla ricerca di una propria identità, come gli ignavi nei canti dell’inferno dantesco.

Xavier, 23 anni, Como

Mi racconti la tua storia?

Vivo in Italia fin da bambino. La mia famiglia è originaria di un paese centroamericano che ha visto diffondersi la violenza delle gang, quindi mia madre ha deciso di trasferirsi qui per potermi garantire un futuro più sereno e un’istruzione adeguata. Mia madre è una colf e fa grandi sforzi per integrarsi nella società, nonostante a volte quest’ultima non le dia i mezzi necessari per farlo. Di America latina nella mia famiglia si parla poco, visto che sia io sia mia madre ormai ci consideriamo europei.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

I ragazzi della mia età non hanno gli strumenti per rapportarsi con la vita politica della nostra società. Tante volta manca la passione o l’impegno, o altre volte, come nel mio caso, manca il diritto per farlo. Questa iniziativa dà voce a chi non ce l’ha. In questi giorni si parla di invasione di migranti, di sconvolgimenti costituzionali e come al solito il nostro disagio passa in secondo piano. Con questa azione spero inoltre che chi teme un innalzamento del numero degli stranieri in Italia capisca che noi siamo già presenti sul territorio e che ci abitiamo da sempre. Spero che i contrari capiscano che riconoscere i diritti alle persone come me non significa sottrarli ad altri. Potrei dire che i diritti sono come sdraiarsi al sole, se un altro si sdraia con me non è che io mi abbronzi di meno.

Cosa significa per te essere italiano?

Essere cittadini significa appartenere a un popolo, condividerne le aspirazioni e i sogni e averne purtroppo gli stessi diffusi difetti. Non ho deciso di diventare italiano, è il destino che fortunatamente mi ha voluto figlio di questo paese. Per dare un senso all’essere italiano dovrei dare una risposta al significato della mia vita, dato che questa è una caratteristica indivisibile da me. 

Mohamed, 25 anni, Treviso

Mi racconti la tua storia?

Sono nato a Casablanca. Mio padre mi ha portato in Italia all’età di tre anni. Sono cresciuto qui, ho studiato qui, poi all’età di 16 anni mi venne negata la possibilità di andare in gita a Londra. Ho capito allora di non essere uguale a tutti i miei compagni di classe come pensavo. A 18 anni la prefettura ha respinto la mia domanda di cittadinanza. Il giorno dopo ho iniziato a lottare per il mio diritto di essere ciò che inevitabilmente sono da una vita: un italiano.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Credo che sia molto importante perché nasce da noi ragazzi “Italiani senza cittadinanza” che da anni subiamo discriminazioni, privazioni e che con i mezzi che ci sono concessi lottiamo per rendere la nostra Italia una terra più eguale, senza discriminazioni per le generazioni future.

Cosa vuol dire per te essere italiano?

Significa difendere l’Italia all’estero dagli stereotipi del “pizza, mafia e mandolino”. Significa rivendicare la storia e l’immenso patrimonio culturale italiano. Essere italiano significa tante cose. Ma per me significa solo riconoscere e legittimare anche dal punto di vista legislativo ciò che già sono: un italiano.

Tighisti, 37 anni, Verona

Mi racconti la tua storia?

Sono arrivata a Verona dall’Eritrea quando avevo 12 anni. La mia storia è quella di una ragazzina che raggiunge il padre residente già da anni e si assimila con la lingua e la cultura italiana in 6 mesi. Un processo di crescita e formazione spontaneo, prima a scuola e poi all’università. Nel 2014 ho concluso un master post laurea dove per i miei compagni di corso ero “the Italian physiotherapist”.

Quanto è importante questo flash mob per la riforma della cittadinanza?

Il flash mob serve a fare capire che dobbiamo godere di pari diritti e doveri rispetto ai nostri coetanei, che non possiamo continuare a essere dei fantasmi nella nostra società, e che dobbiamo avere le stesse opportunità di muoverci e di competere nel contesto economico, sociale e politico.

Cosa vuol dire per te essere italiana?

Mah, credo che siamo in ritardo con i tempi, con i cambiamenti. La nostra Italia non si guarda allo specchio da tempo. Noi siamo il suo specchio e non potrà evitare, prima o poi, di guardarci.

***

Gli Italiani senza cittadinanza attualmente vivono in questo paese come “cittadini invisibili” e si sentono cittadini a tutti gli effetti ma lo stato ancora non li riconosce tali, perciò giovedì 13 ottobre chiunque vorrà partecipare potrà portarsi e indossare un lenzuolo bianco per travestirsi da fantasma e mandare un segnale forte e chiaro a questa politica assonnata.

— Questo articolo è stato pubblicato sul sito GRIOT e ripubblicato su TPI in accordo con l’autrice Johanne Affricot 

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