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Alla scoperta della comunità islamica di Roma

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La fotografa italiana Carlotta Magliocco ha frequentato per mesi le moschee e i centri culturali islamici di Roma per raccontarne la vita

“Il 9 gennaio 2015, dopo una breve permanenza a Parigi, mi trovai nella macchina di un tassista francese di religione musulmana. Erano stati giorni di fuoco, nel senso stretto del termine. Due giorni prima la Francia era stata ferita nell’attentato terroristico di Charlie Hebdo, dodici persone avevano perso la vita e due degli attentatori si erano messi in fuga. Parlammo a lungo della questione e lì capii che per colpa di alcuni fanatici si stava infangando il nome di un’intera religione”.

S&D

Quell’incontro spinse Carlotta Magliocco, fotografa italiana, a voler conoscere più a fondo la religione islamica. Magliocco racconta a TPI che non appena tornò a Roma da Parigi iniziò a documentarsi con dei libri e su internet e per conoscere la storia e i principi fondamentali della religione, poi lesse il Corano. Dopo quattro mesi decise di frequentare le moschee e i 25 centri di aggregazione musulmani che si trovano nel territorio romano.

Il progetto fotografico Umma – comunità in arabo – racconta l’esperienza vissuta dall’artista e la realtà della comunità islamica di Roma. 

“Ho conosciuto musulmani arabi, algerini, turchi, siriani, iraniani, pakistani, bengalesi, italiani: un enorme puzzle di culture e realtà che pregano insieme e sentono di appartenere a una stessa famiglia. Ho documentato le realtà che ho vissuto, le persone che ho frequentato, i rituali, le usanze, la preghiera” spiega Carlotta Magliocco.

La fotografa racconta: “sono stata accolta nelle loro case, nei loro luoghi di culto e sono stata difesa quando qualcuno non vedeva di buon occhio la mia presenza o i miei capelli scoperti. Non mi è stato chiesto in cosa credessi o se il mio Dio si chiamasse Allah, avevo solo esigenza di conoscere e trovare risposte alle mie domande”. 

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