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Le pugili di Karachi

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Nella città di Karachi, in Pakistan, un club di boxe permette alle ragazze di allenarsi a pugilato, contro la tradizione che le vede escluse da questo genere di attività

Nella città pakistana di Karachi, in un quartiere in cui la
lotta tra bande rivali rende pericolosa la vita quotidiana degli adulti e tanto
più dei più piccoli, alcune bambine e ragazze si allenano in un circolo di boxe
locale.

S&D

Si tratta del Pak Shaheen Boxing Club nel quartiere di
Lyari, dove ogni settimana da ottobre 2015 una decina di ragazze di età
compresa tra gli otto e i diciassette anni, si ritrovano dopo la scuola per
praticare la “nobile arte” del pugilato.

“Mi alleno da quando ero bambina”, spiega Urooj Qambrani, 15 anni. “Se Dio vuole, diventerò un’atleta di rango
internazionale… Renderò famoso il nome del Pakistan”.

Younis Qambrani è l’allenatore che ha fondato il club nel
1992, e a suo dire per molti anni nel paese sono mancate le strutture adeguate
per praticare professionalmente lo sport in questione, ma ora la situazione sta
migliorando.

Oltre a queste difficoltà tecniche, la società musulmana
conservatrice del Pakistan non favorisce certo l’emancipazione sportiva delle ragazze,
che devono affrontare le minacce dei talebani per andare a scuola o la violenza
da parte di membri della famiglia per questioni d’onore.

Il movimento del pugilato femminile è un atto rivoluzionario in un paese come il Pakistan, ed è scaturito dalla richiesta di una ragazza che aveva
protestato con Qambrani riguardo alla sua possibilità di allenarsi nel club. “Mi
sono commosso quando ha detto ‘Nessuno ci insegna a difenderci’”, ha spiegato l’allenatore.

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