I palestinesi che vivono dentro le grotte

In Cisgiordania circa 1.500 palestinesi vivono all'interno di grotte, nelle terre dove gli israeliani impediscono loro di costruire case in muratura
Negli insediamenti di Masafer Yatta, nella parte meridionale dei territori occupati della Cisgiordania, circa 1.500 palestinesi vivono ancora all’interno di grotte: “Viviamo nello stesso modo in cui vivevano i nostri antenati, basandoci sulle stagioni, prendendoci cura del gregge e dei campi. Prendiamo l’acqua da due pozzi e un generatore di corrente ci fornisce elettricità”, ha raccontato ad Al Jazeera Mahmoud Hussein Hamamdi.
“Nel 2007 ho deciso di costruire una casa di mattoni perché non riuscivo più a vivere con le mie due mogli e i miei 14 figli in una grotta, ma i bulldozer israeliani hanno distrutto la nostra abitazione” racconta Hamamdi.
L’usanza di vivere nelle caverne è diffusa anche alla periferia di Al-Khalil, non lontano da Hebron. Le grotte si trovano nella cosiddetta Area C, territorio che costituisce due terzi della Cisgiordania e che – in seguito agli accordi di Oslo siglati nel 1993 e nel 1995 – fu assegnata al governo israeliano. Israele impedisce ai palestinesi di costruire edifici sui questi terreni, ma molte famiglie non accettano di spostarsi.
“Cercano di mandarci via, ma noi non vogliamo rinunciare alla nostra terra”, dice Noaman Hamamda in un’intervista con Middle East Monitor. “La vita per noi è difficile qui, ma ci si abitua. Conduciamo una vita da primitivi, ma la sopportiamo pur di proteggere questa terra”.
Secondo quanto afferma un antropologo palestinese, Ali Qleibo, tutte le tribù di questa regione – che si estende dal sud di Gerusalemme fino alla periferia della città di Be’ersheba, nella regione centrale di Israele – vivevano dentro le grotte già da prima del diciannovesimo secolo.