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Gli ultimi lavoratori delle saline siciliane

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Eredi di una tradizione secolare, i salinai di Nubia, in provincia di Trapani, adottano ancora il metodo tradizionale di raccolta del sale

Eredi di una tradizione secolare, i salinai di Nubia, frazione di Paceco in provincia di Trapani, adottano ancora il metodo tradizionale di raccolta del sale.

Il clima asciutto e ventilato, la leggera pendenza del terreno e il contatto diretto con il Mar Mediterraneo, rendono questo tratto di costa, che è anche riserva naturale orientata, ovvero un’area protetta in cui sono consentite attività colturali e agro-pastorali che non siano in contrasto con l’ambiente, gestita dal Wwf, ideale per la sedimentazione del sale.

Il sistema delle saline è basato su diverse vasche comunicanti tra loro, in genere quattro, ed è il curatolo, gestore e supervisore delle saline, che scandisce il tempo di passaggio dell’acqua da una vasca all’altra.

Grazie all’azione del sole e del vento, passando di vasca in vasca, l’acqua del mare evapora e viene gradualmente depurata fino all’ultimo passaggio in cui si otterranno cristalli di cloruro di sodio, ovvero il sale marino.

Nelle saline di Nubia i salinai raccolgono il sale circa due mesi l’anno (luglio e agosto), rompendo le lastre che si sono cristallizzate nei precedenti dieci mesi. La raccolta manuale avviene con l’ausilio di pale, carriole e di una macchina a nastro trasportatore che deposita i cristalli accanto alla rispettiva vasca, formando le caratteristiche “montagne bianche”.

Molti di questi lavoratori raccolgono il sale fin da ragazzi, portando avanti una tradizione che risale già ai tempi dei fenici e che sta pian piano scomparendo a causa dell’impiego di macchinari per la raccolta e del prezzo decrescente del prodotto sul mercato.

Le saline della provincia di Trapani producono in media tra le 120mila e le 150mila tonnellate di sale all’anno, particolarmente richiesto da paesi europei come Svizzera e Francia ed extraeuropei come Cina e Giappone.

Nel 2012 la Commissione Europa ha assegnato al sale marino di Trapani il riconoscimento I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta), inserendo il prodotto nel registro europeo a protezione della denominazione d’origine. 

*A cura di Yarin del Vecchio

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