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Turchia: arrestato il sindaco di Istanbul e principale oppositore di Erdogan, Ekrem Imamoglu

Immagine di copertina
Ekrem Imamoglu. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

La Procura accusa il principale avversario politico del presidente di “corruzione” mentre l'opposizione denuncia un "colpo di stato" contro il candidato in pectore alle presidenziali del 2028

Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, considerato il principale avversario politico del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, è stato arrestato oggi nell’ambito di un’indagine per “corruzione”, “estorsione”, “truffa aggravata” e “turbativa d’asta”, che l’opposizione denuncia come un “colpo di stato”.

L’arresto di Imamoglu
Eletto sindaco di Istanbul due volte, nel 2019 e nel 2023, sconfiggendo i candidati del partito conservatore Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan e considerato l’astro nascente del Partito Popolare Repubblicano (Chp), il principale movimento di opposizione in Turchia, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, Imamoglu è stato arrestato insieme al suo portavoce Murat Ongun e ad altre 98 persone accusate dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul di far parte di “un’organizzazione criminale”. “È un colpo di stato civile!”, ha denunciato invece in una nota il Chp “La volontà del popolo sta subendo un duro colpo! Chiuderanno le piazze, rallenteranno i social, ma non riusciranno a farci tacere!”.

Le accuse risalgono al periodo in cui Imamoglu era sindaco del distretto di Beylikduzu, nella zona europea del comune metropolitano di Istanbul, guidato dal politico del Chp dal 2014 al 2019. Un’indagine già aperta nel 2023 per alcune presunte irregolarità in alcune gare d’appalto assegnate nel 2015 che gli aveva impedito di correre contro Erdogan alle presidenziali di quell’anno. “Il sindaco della città metropolitana di Istanbul, (Ekrem, ndr) Imamoglu e molte altre persone hanno estorto denaro a imprenditori e ottenuto così profitti illeciti, riciclato i fondi incassati con la criminalità attraverso acquisti e vendite fittizie e ricorso a prestanomi e a enti considerate ‘casseforti segrete’ per il trasferimento e la riscossione di queste risorse”, si legge in una nota diramata dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul, citata da Anadolu. In particolare, secondo l’accusa, gli assessorati ai media e alla cultura avrebbero firmato “contratti con cifre gonfiati, molti dei quali per opere mai compiute o al solo fine di produrre false fatturazioni”. Questi fondi, “compresi gli anticipi iniziali”, sarebbero poi confluiti, secondo la Procura, allo stesso Imamoglu e al suo entourage. Gli imprenditori che si rifiutavano di pagare o che ritardavano i versamenti, secondo l’accusa, avrebbero subito minacce mentre gli organi comunali disponevano sequestri di fondi, verifiche fiscali e altre pressioni illecite.

La reazione dell’opposizione
“La volontà del popolo non può essere messa a tacere tramite intimidazioni o atti illeciti. Resto risoluto, affidandomi non solo ai 16 milioni di residenti di Istanbul, ma anche agli 86 milioni di cittadini della Turchia e a tutti coloro che sostengono la democrazia e la giustizia in tutto il mondo”, ha commentato sulla piattaforma X Imamoglu prima di essere arrestato. “Resto fermo nella mia lotta per i diritti e le libertà fondamentali”. “È triste dirlo ma chi cerca di stravolgere la volontà del popolo ha trasformato la mia amata polizia in uno strumento di questo male”, ha aggiunto in un video pubblicato su Instagram subito prima dell’arresto. “Centinaia di agenti sono alla porta del sindaco di 16 milioni di abitanti di Istanbul. Sono con il popolo, forte e in piedi”.

Il provvedimento di oggi è solo l’ultimo in ordine di tempo contro Imamoglu, che nel fine settimana avrebbe dovuto essere ufficialmente investito dal Chp della candidatura alle prossime presidenziali in Turchia previste nel 2028. Nel giro di 24 ore infatti il sindaco di Istanbul (insieme ad altre 27 persone) era stato privato ieri sera della laurea in amministrazione aziendale dall’Università di Istanbul per un “evidente errore”, una decisione definita “illegale” da Imamoglu che impediva di fatto la sua corsa alla massima carica dello Stato (che tra i requisiti prevede almeno un titolo universitario). Con il suo arresto ora il Chp dovrebbe virare sul sindaco di Ankara, Mansur Yavas, che aveva sostenuto Imamoglu. “Chiunque difenda lo stato di diritto, la democrazia e la volontà del popolo in questo Paese dovrebbe sapere che questi attentati contro un sindaco eletto non saranno mai e poi mai accettabili”, ha commentato Yavas. “Bisogna sapere che nessun intervento contro la volontà della nazione resterà senza risposta. Nessuno dimentichi: il nostro Presidente Ekrem non è solo!”.

La repressione del dissenso
Intanto, secondo l’osservatorio digitale Netblocks, subito dopo l’arresto del sindaco le autorità turche hanno limitato l’accesso a numerose piattaforme social, tra cui X, YouTube, Instagram e TikTok. Ma non è finita qui, perché la Prefettura di Istanbul ha vietato fino al 23 marzo le manifestazioni politiche e persino la lettura in pubblico di comunicati stampa.

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