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Home » Esteri

Cosa succede ora in Grecia

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Quali sono gli scenari possibili e cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni ad Atene? Alcune ipotesi e spiegazioni, senza giri di parole

All’indomani del referendum del 5 luglio, con cui il 61,3 per cento dei greci ha votato contro le misure d’austerity imposte dalla Troika, si apre uno scenario complesso per la Grecia. 

Nonostante il primo ministro greco Alexis Tsipras abbia detto che la vittoria del No non costituisce un voto contro l’Europa e contro la moneta dell’euro, diversi leader europei hanno detto che il referendum del 5 luglio potrebbe portare alla cosiddetta Grexit, ovvero l’uscita della Grecia dall’eurozona.

I POSSIBILI SCENARI 

Il 30 giugno la Grecia non ha versato la rata del prestito di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale ed è così diventata il primo Paese insolvente dell’Unione europea.

Tecnicamente il default non è automatico, ma la Grecia si ritrova ora vicinissima al fallimento e – finché il debito non sarà ripagato – non potrà accedere a ulteriori prestiti del Fondo monetario internazionale.

La Banca centrale europea aveva assegnato 89 miliardi di euro alle banche greche come fondo di emergenza, ma questi aiuti sono stati bloccati in attesa del risultato del referendum.

I fondi probabilmente non saranno resi disponibili finché l’Eurogruppo non prenderà una decisione sulla situazione greca, durante l’incontro previsto per il 7 luglio. Secondo Reuters, la Banca centrale europea non stanzierà ulteriori fondi oltre agli 89 miliardi di euro già versati.

Nei prossimi giorni, questo è quello che potrebbe succedere in Grecia:

1. Se le trattative con l’Eurogruppo falliscono, la Grecia potrebbe uscire dall’euro

Secondo diversi analisti, l’uscita della Grecia dall’eurozona è lo scenario più probabile, nonostante il premier greco Tsipras abbia confermato che il risultato del referendum non implichi una rottura con l’Europa, ma sia piuttosto un mandato che rafforza la posizione della Grecia al tavolo delle trattative.

Un economista contattato dal quotidiano britannico The Guardian ha detto che ci sarebbe il 75 per cento di possibilità che la Grecia lasci l’eurozona.

Secondo l’Economist Intelligence Unit, che si occupa di analisi finanziarie per il settimanale britannico The Economist, la probabilità di Grexit scende invece al 60 per cento. Altri analisti sono più scettici e pensano sia possibile trovare una soluzione alternativa. 

“Il referendum ha alzato la posta in gioco per entrambi gli schieramenti. Il che rende automaticamente più difficile per Tsipras fare grandi concessioni ai creditori al fine di raggiungere un accordo. Al contempo, però, ciò rende più difficile per la cancelliera tedesca Angela Merkel e gli altri leader dell’eurozona fare concessioni alla Grecia per via del rischio che altri Paesi europei seguano la stessa strada di Atene”, ha detto Joan Hoey dell’Economist Intelligence Unit.

Prima del voto, diversi leader europei . tra cui il premier italiano Matteo Renzi – hanno detto che la vittoria del No al referendum del 5 luglio sarebbe equivalsa all’uscita dall’euro.

Il vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel la sera del voto per il referendum aveva detto che il premier greco ha “distrutto gli ultimi ponti su cui l’Europa e la Grecia potevano muoversi per trovare un compromesso”.

Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’Eurogruppo – il centro di coordinamento europeo che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze dell’eurozona – ha detto che ora la Grecia dovrà accettare le necessarie e difficili riforme.

2. Il collasso delle banche 

Come scrive su Bloomberg Mohamed El-Erian, consigliere economico della multinazionale tedesca Allianz SE, “le orribili condizioni in cui si trova la Grecia peggioreranno prima di migliorare: senza grossi fondi d’emergenza della Banca centrale europea, il governo faticherà a trovare i soldi per rifornire i bancomat del Paese e far riaprire le banche”.

Il quotidiano greco Kathimerini, citando anonime fonti ufficiali, dice che la Banca centrale europea confermerà le restrizioni sui fondi d’emergenza e le banche continueranno a restare chiuse anche nei prossimi giorni, essendo ormai a corto di liquiditàGli istituti bancari greci sono stati chiusi il 29 giugno per evitare la fuga dei capitali.

Il quotidiano britannico The Guardian riferisce che le banche hanno solamente 500 milioni di euro in contanti, ovvero 45 euro per ciascuno degli 11 milioni di cittadini greci.

Secondo il consigliere della Allianz SE Mohamed El-Erian, se non si troverà presto una soluzione, la Grecia si ritroverà in una difficilissima situazione economica: i beni – tra cui petrolio, cibo e medicine – saranno razionati; il controllo dei capitali e dei pagamenti sarà rafforzato; peggioreranno i livelli di disoccupazione e povertà; il governo faticherà a pagare pensioni e salari.

La minaccia del collasso dell’economia greca potrebbe persuadere l’Eurogruppo a fornire fondi di emergenza, ma diversi leader europei si sono opposti a questa opzione.

Il ministro delle Finanze slovacco, ad esempio, ha detto in un tweet: “Il rifiuto delle riforme della Grecia non può significare che otterranno i fondi più velocemente”

3. La vittoria del no al referendum del 5 luglio potrebbe portare l’Eurogruppo a concordare un piano diverso per il salvataggio della Grecia

Il 30 giugno il premier greco Tsipras aveva proposto ai creditori europei di accettare la maggior parte delle condizioni da loro dettate, in cambio di un terzo piano di salvataggio pari a 29,1 miliardi di euro.

Se i leader europei accettassero il nuovo piano proposto da Tsipras, si potrebbe evitare il collasso delle banche.

Il governo tedesco, all’indomani del referendum del 5 luglio, ha dichiarato che le trattative sono ancora aperte, ma si aspetta nuove proposte dalla Grecia.

Steffen Seibert, il portavoce della cancelliera tedesca Angela Markel, ha detto che non ci sono ancora le condizioni per discutere un terzo piano di salvataggio per la Grecia.

4. L’introduzione di una valuta parallela

Un’altra possibile soluzione sarebbe quella di far riaprire le banche e far stampare una valuta parallela prima del ritorno alla dracma.

Come riporta il giornalista economico di Vox Timothy B. Lee, il governo greco potrebbe pagare le spese nazionali con i cosiddetti IOU invece degli euro.

Gli IOU sono delle cambiali di riconoscimento debito, ovvero delle scritture che contengono la promessa unilaterale di ripagare un debito.

Gli IOU non avrebbero alcun valore al di fuori della Grecia, ma potrebbero funzionare come valuta parallela all’euro. Tuttavia l’introduzione degli IOU comporterebbe presto l’esaurimento della moneta dell’euro nel Paese e dunque renderebbe ancora più probabile l’uscita dall’eurozona.

Secondo il consigliere economico Mohamed El-Erian, gli IOU potrebbero mantenere a galla l’economia, sia pure solo temporaneamente.

Leggi anche: 

– I risultati del referendum in Grecia 

– Il referendum in Grecia, spiegato 

– La crisi in Grecia, spiegata senza giri di parole 

– L’intervista di Davide Lerner a Paul De Grauwe: “Non dovevamo fare l’euro”

– Il riassunto: Cos’è, cosa vuole e chi c’è dietro Syriza 

– Foto-gallery: Le fabbriche fantasma della Grecia 

– Analisi: La Cina può salvare la Grecia? 

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