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Proteste Iran, calciatore rischia la condanna a morte. Il sindacato dei giocatori: “Scioccati e disgustati”

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Proteste Iran, calciatore rischia la condanna a morte. Il sindacato dei giocatori: “Scioccati e disgustati”

Il sindacato internazionale dei calciatori si è detto “scioccato e disgustato” alla notizia della possibile condanna a morte del calciatore iraniano Amir Nasr-Azadani, “dopo aver promosso i diritti delle donne e le libertà fondamentali nel suo paese”. in un comunicato, la Fifpro ha espresso solidarietà per il calciatore e ha chiesto la “rimozione immediata” della sua pena.

Secondo le autorità iraniane, il difensore 26enne è stato arrestato per aver preso parte a una ”sommossa armata” che a settembre ha portato alla morte di tre agenti nella città di Esfahan. Asadullah Jafari, a capo della magistratura nella città dell’Iran centrale, ha dichiarato che Nasr-Azadani è stato accusato per disordini contro le autorità. Secondo quanto riporta l’agenzia ufficiale iraniana Irna, non è stata ancora emessa una sentenza di condanna nei confronti del giocatore, che ha giocato per la nazionale Under-16 e attualmente milita nell’Iranjavan Bushehr.

Nasr-Azadani non è il primo calciatore a essere stato arrestato dall’inizio delle proteste lo scorso settembre. Il 29 novembre due ex giocatori della nazionale iraniana erano stati rilasciati poche ore prima della partita chiave contro gli Stati Uniti nel mondiale in Qatar (persa per 1-0). Il terzino destro Voria Ghafouri, ancora in attività, era stato arrestato nei giorni precedenti per “aver infangato la reputazione della squadra nazionale e aver diffuso propaganda contro lo Stato” mentre l’ex portiere Parviz Boroumand perché aveva partecipato a manifestazioni di protesta a Teheran. I colleghi attualmente ai mondiali avevano fatto parlare di sé con la scelta, alla partita inaugurale del 21 novembre, di rimanere in silenzio durante l’inno. Un gesto interpretato come una sfida al regime, che ha risposto duramente alle proteste scoppiate in tutto il paese dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, che era stata fermata dalla polizia perché non aveva indossato correttamente il velo. Lo scorso giovedì è stata eseguita la prima condanna a morte di cui si ha notizia dall’inizio delle proteste, seguita da una seconda esecuzione per impiccagione lunedì mattina. I due giustiziati, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, avevano entrambi di 23 anni, ed erano stati accusati in base alla legge islamica iraniana di “moharebeh”, o “inimicizia contro Dio”.

Secondo Amnesty International, sono 11 le persone già condannate a morte per le proteste e almeno altre nove, tra cui Nasr-Azadani, rischiano la condanna. La magistratura iraniana ha dichiarato che finora sono state 400 le persone condannate a pene detentive fino a 10 anni per il loro coinvolgimento nelle proteste, in cui hanno perso la vita centinaia di persone.

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