Usa, pizze a domicilio per intimidire i magistrati che si oppongono a Trump

Decine di ordini fatti da sconosciuti e consegnati a coloro che hanno ostacolato i provvedimenti del presidente Usa
Centinaia di pizze sono state consegnate a domicilio ai magistrati che hanno ostacolato i provvedimenti del presidente Usa Donald Trump: è quanto sta avvenendo in diverse città degli Stati Uniti da alcune settimane. La notizia potrebbe far sorridere, ma in realtà si tratta di un inquietante e subdola minaccia nei confronti di coloro che hanno osato “sfidare” il tycoon. Da diversi giorni, infatti, decine di giudici federali e di appello, e anche alcuni loro parenti, hanno ricevuto consegne di pizze a domicilio che non hanno mai ordinato. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di magistrati che hanno ostacolato le politiche e i decreti esecutivi del presidente o che hanno tentato di incriminarlo nelle diverse inchieste giudiziarie in cui Trump è stato coinvolto sin dalla fine del suo primo mandato.
Tra coloro che sono stati coinvolti c’è Michelle Childs, giudice di corte d’appello che ha ricevuto una pizza direttamente a casa proveniente dalla nota catena statunitense Domino’s. Childs, in passato, aveva rigettato le argomentazioni degli avvocati di Donald Trump, i quali sostenevano che l’ex presidente dovesse beneficiare dell’immunità penale. La cosa più inquietante, però, è il nome utilizzato per l’ordine: quello di Daniel Anderl. Si tratta di un ragazzo di 20 anni, figlio della giudice federale Esther Salas, che nel 2020 è stato ucciso da un avvocato radicalizzato, Roy Den Hollander, che si era finto un fattorino.
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Esther Salas non ha dubbi sul messaggio che si nasconde dietro l’invio delle pizze a domicilio. Intervistata da MSNBC, infatti, la giudice ha dichiarato: “Utilizzano il nome di mio figlio come un’arma puntata contro i magistrati per dire loro: ‘so dove abiti, so dove vive la tua famiglia, vuoi fare la fine di Daniel?'”. In una conferenza stampa, Michelle Childs ha denunciato il tentativo di intimidazione: “È sconfortante pensare che stiamo semplicemente facendo il nostro lavoro e dobbiamo avere paura, nessuno dovrebbe prendere decisioni giudiziarie con il timore di ritorsioni”.