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Home » Esteri

Negoziati Brexit, per il Parlamento europeo non sono stati fatti passi in avanti

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Europarlamento. Credit: Afp

Con 557 voti favorevoli, 92 contrari e 29 astenuti, gli europarlamentari hanno adottato una risoluzione che invita gli stati membri a posticipare la loro valutazione sull’avanzamento dei colloqui con Londra

Dai banchi dell’Europarlamento a Strasburgo i deputati  hanno adottato una risoluzione che invita gli stati membri a posticipare la loro valutazione sull’avanzamento dei colloqui con Londra per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

La risoluzione è stata approvata con 557 voti favorevoli, 92 contrari e 29 astenuti. Questa mattina, davanti all’Europarlamento in seduta plenaria, anche il capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier, aveva deplorato l’assenza di progressi sufficienti a passare alla seconda fase dei negoziati sull’uscita del Regno unito dall’Unione europea.

“A oggi non abbiamo ancora fatto abbastanza progressi”, aveva affermato il negoziatore capo Michel Barnier.

Secondo la risoluzione, “il Parlamento europeo è dell’avviso che il quarto ciclo di negoziati, tenutosi dal 25 al 28 settembre, non abbia ancora permesso progressi sufficienti sui diritti dei cittadini, l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, e su una soluzione riguardo agli impegni finanziari del Regno unito”. Bruxelles stima i costi della Brexit tra 60 e 100 miliardi di euro.

I leader europei nel prossimo vertice UE saranno chiamati a decidere se sono stati compiuti i passi avanti necessari per poter entrare nella seconda fare dei negoziati ma, come ha ammesso Michel Barnier, restano ancora molte divergenze.

Da chiarire ancora i punti chiave del processo di uscita ossia:

  • I diritti dei cittadini
  • I confini in Irlanda del Nord
  • Gli obblighi finanziari che Londra è chiamata a rispettare

Solo allora sarà possibile parlare delle future relazioni tra i due partner.

Il ministro britannico per la Brexit David Davis si è detto “certo” di poter raggiungere “presto” un accordo sui diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito al tavolo delle trattative con Bruxelles.

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