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Home » Esteri

Wikileaks, Lula chiede la liberazione di Assange: “Che crimine ha commesso?”

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Kristinn Hrafnsson e Joseph Farrell, rispettivamente caporedattore e editore di Wikileaks, sono in Brasile per cercare sostegno per la campagna di liberazione di Julian Assange, giornalista a attivista australiano fondatore della piattaforma, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, e in attesa di essere estradato negli Stati Uniti. Secondo il governo americano avrebbe divulgato tra gli anni 2010 e 2011 circa 250mila messaggi diplomatici e più di 500mila documenti riservati: rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per spionaggio. I documenti portati alla luce rivelano possibili crimini dell’umanità commessi dagli eserciti di Usa e Gran Bretagna in Afghanistan e Iraq. I due esponenti di Wikileaks hanno trovato una sponda nel presidente eletto Luiz Inacio Lula da Silva, che sul suo profilo Twitter ha postato una foto dell’incontro avuto con i cronisti e ha scritto: “Sono stato informato della situazione sanitaria e della lotta per la libertà di Julian Assange. Ho chiesto loro di inviare la mia solidarietà. Possa Assange essere liberato dalla sua ingiusta prigione”.

“Noi che stiamo parlando di democrazia dovremo chiederci: ‘Quale crimine ha commesso Assange?’ È il reato di dire la verità, dimostrando che gli Stati Uniti, attraverso il loro dipartimento investigativo, non so se la CIA, stavano spiando molti paesi del mondo, tra cui il presidente Dilma Rousseff”, ha aggiunto. Già a giugno Lula aveva speso parole per la liberazione del giornalista. La missione di Hrafnsson e Farrell è parte di un più ampio viaggio in Sudamerica che li ha già portati a incontrare il presidente della Colombia Gustavo Petro. Hanno incontrato anche rappresentanti dell’organizzazione della società civile del Movimento Sem Terra (Mst) insieme ad oltre trenta parlamentari. Ieri cinque quotidiani (New York Times, Guardian, Le Monde, Der Spiegel e El Pais) hanno pubblicato una lettera aperta per chiedere agli Stati Uniti di far cadere le accuse contro Assange in nome della libertà di stampa.

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