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Home » Esteri

Trofei (disumani) di guerra: così Israele tratta i prigionieri a Gaza

Immagine di copertina

Fatti spogliare, bendati e messi in ginocchio. Ecco come l’esercito israeliano umilia chi cattura nella Striscia. Tra questi ci sono anche civili, medici e giornalisti

Lo scorso giovedì 7 dicembre la televisione israeliana ha mostrato un filmato, verificato da Reuters, in cui vengono mostrati presunti «combattenti di Hamas», catturati, bendati e con le mani legate dietro alla schiena, spogliati dei propri indumenti, con indosso solo un paio di mutande, mentre sono seduti con la testa rivolta verso il basso in una strada di Gaza City. 

S&D

«Parliamo di individui catturati a Jabalia e Shejaiya, fortini strategici di Hamas», ha risposto Eylon Levy, portavoce del governo israeliano, quando gli è stato chiesto chi fossero le persone ritratte in queste immagini. E ha poi aggiunto: «Parliamo di uomini in età militare che sono stati scoperti e fermati in aree di Gaza che i civili avrebbero dovuto evacuare settimane fa», ha detto in riferimento alla possibilità che quelle persone potessero essere civili, e non miliziani combattenti di Hamas, così come denunciato da diversi Paesi arabi in seguito alla diffusione delle immagini.

A prescindere dal fatto che siano miliziani o civili, il comitato internazionale della Croce Rossa ha espresso preoccupazione per le immagini, aggiungendo che tutti i detenuti e prigionieri di guerra devono essere trattati con dignità e umanità, in accordo con le leggi previste dal diritto internazionale.

Le immagini mostrano oltre venti persone inginocchiate e senza i propri vestiti, alcuni dei quali bendati, con i soldati israeliani alle loro spalle. Si vedono decine di scarpe e sandali abbandonati sulla strada. Scene che alcune ong e diversi Paesi arabi hanno definito come «detenzioni illegali di massa…uomini privati della propria dignità, umiliati e mostrati al mondo come trofei di guerra».

Un numero simile di detenuti (non è chiaro se combattenti di Hamas o civili) è stato stipato nel retro di un furgone nelle vicinanze dell’accaduto.

In seguito alla diffusione delle immagini alcuni palestinesi hanno detto di aver riconosciuto in quelle immagini i loro parenti, i quali non avrebbero alcun legame con Hamas, secondo quanto da loro dichiarato. Alcuni di questi sono ragazzi molto giovani.

Il ministero degli Esteri della Giordania ha detto che tra le persone ritratte nelle immagini, «e umiliate in quel modo», ci sono anche medici e giornalisti.  

Il giornale arabo con sede a Londra Al-Araby Al-Jadeed ha comunicato che uno degli uomini ritratti e catturati è il loro corrispondente Diaa Kahlout.

Quanto al luogo specifico ritratto nelle immagini, alcuni palestinesi ritengono si tratti della città nord-orientale di Beit Lahia, area che nelle settimane in seguito all’aggressione del 7 ottobre è stata circondata e di fatto assediata dai carri israeliani. Questa ipotesi in merito alla localizzazione della posizione geografica è stata confermata successivamente anche da Reuters.

Hani Almadhoun, un americano di origini palestinesi che oggi vive in Virginia, ha dichiarato di aver riconosciuto alcuni suoi parenti in una delle immagini, tra cui suo nipote di 12 anni, e che nessuno di loro aveva legami con Hamas o altre fazioni militanti e terroristiche. Nel pomeriggio di venerdì 8 dicembre le forze armate israeliane hanno liberato dodici tra parenti e parenti acquisiti di Almadhoun, dopo averli interrogati per dodici ore. Non è ancora chiaro quanti detenuti rimangano ancora nelle mani delle forze israeliane.

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