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Donne e politica a Nairobi

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Nonostante un articolo della Costituzione garantisca loro almeno un terzo della rappresentanza, le donne keniote affrontano molti ostacoli in politica

Donne e politica a Nairobi

Per le donne in Kenya fare politica significa anzitutto combattere per la propria dignità.

Alice Muthoni Wahome non poteva credere ai suoi occhi quando ha visto il suo volto stampato su scatole di preservativi. Candidata alle prossime elezioni, è stata vittima di un grottesco gioco politico. Le confezioni, distribuite nel suo distretto di Kandara, sono accompagnate da un messaggio: “Un regalo di Alice Muthoni. Kandara, lasciaci fare la pianificazione familiare”.

Il suo rivale, parlamentare e candidato uscente Kamau ha rimandato al mittente le accuse di esserne l’autore: “È stata lei, è un modo per farsi pubblicità”. Sarebbe un metodo bizzarro certo, ed evidentemente controproducente.

Non solo: la cultura Masaai ha mostrato il suo lato peggiore nella contea di Kajiado. L’eventuale vittoria della candidata Peris Tobiko sarebbe vista come una maledizione dagli anziani leader della comunità. La signora Tobiko, qualora dovesse essere eletta, sarebbe la prima parlamentare donna Masaai della Repubblica keniota.

Marcatura stretta per Mabel Muruli, in lizza per la carica di governatore a Kakamega, che ha rivelato: “Uno dei miei avversari ha avvicinato tre miei parenti offrendogli un lavoro, per fare in modo che non mi votassero”. La sua campagna elettorale è stata costantemente monitorata: “Non ho un cellulare, ho dovuto rinunciarci perchè chiamano il mio numero per sapere dove sono e venire a ostruire il mio lavoro”. Il suo nome è stato peraltro escluso dalle liste presentate dalla commissione elettorale per un vizio di forma, nonostante la pronuncia favorevole dell’Alta Corte.

E poi c’è chi è costretta, dietro minacce, a vivere sotto protezione e rinchiusa in albergo, come Keziah Ngina, oppure chi è stata oggetto di attacchi, fisici e verbali. Qualcun’altra, come Lilian Mwaura, non ha trovato il suo nome nelle liste. Semplicemente sparito. Come i certificati di una quindicina di altre donne impegnate in politica. Il modo più semplice per ostruire la loro partecipazione elettorale. Non esistono. Non devono esistere.

La presenza di candidate femminili non è mai stata comunque così alta. Martha Karua è candidata alla presidenza, anche se le sue chances di vincere sono pressochè nulle. E in quattro contee, le donne tenteranno di diventare governatrici. In 17 ci proveranno al Senato, in 152 all’Assemblea Nazionale.

E poi il paradosso. L’articolo 177 della Costituzione prevede seggi riservati al genere femminile: l’Assemblea di una contea non può essere composta da uomini per più di due terzi. C’è chi allora ha ribaltato il senso di questa disposizione, dichiarando: “Non votate per le donne al governo, al Senato o al Parlamento. Tanto hanno già dei seggi riservati!”. Ogni contea avrà la sua rappresentante femminile: 281 donne in lizza per 47 posti totali.

Nel corso dell’ultima legislatura le donne in Parlamento erano in 16, su un totale di 224 componenti.

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