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Home » Esteri

La crisi economica in Russia costringe i fumatori a coltivarsi il tabacco in casa

Immagine di copertina
Credit: Afp

Nonostante il calo del 19,6 per cento nella vendita di sigarette tra il 2013 e il 2016, la Russia continua a essere il terzo mercato più grande del mondo dietro Cina e Indonesia

Sono sempre più numerosi i cittadini russi che decidono di coltivare tabacco in maniera autonoma per fabbricarsi le proprie sigarette.

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Una soluzione poco costosa per far fronte a una situazione economica nazionale ancora difficile, nonostante il recupero degli ultimi mesi, dopo due anni di recessione.

A ottobre 2017 il reddito reale disponibile dei russi è sceso per il quarto mese consecutivo, registrando un calo dell’1,3 per cento rispetto allo stesso mese nel 2016.

In base ai dati diffusi dalla Higher School of Economics di Mosca, a settembre i salari reali erano più bassi del 13 per cento rispetto al 2014, prima dell’inizio della recessione.

In tale contesto di crisi economica, le tasse su alcuni prodotti hanno continuato ad aumentare: dal 2013 a oggi i prezzi delle sigarette sono raddoppiati. Un problema non di poco conto, in un paese in cui il 59 per cento degli uomini e il 23 per cento delle donne fuma abitualmente.

Da qui la soluzione, sempre più diffusa in Russia, di coltivarsi da soli il proprio tabacco in casa: “Da un anno a questa parte le persone che piantano tabacco in città e campagna sono in aumento”, ha detto Sergei Ryabukhin, presidente della Commissione finanze e bilancio del Senato di Mosca.

“Basta guardarsi intorno per realizzare con orrore che sempre più russi sono costretti a fare questo per continuare a fumare. Secondo i dati ufficiali, la produzione di tabacco è diminuita del 21 per cento e il numero di fumatori è in calo. Ma in realtà non è così”.

Nonostante il calo del 19,6 per cento nella vendita di sigarette registrato tra il 2013 e il 2016, la Russia continua a essere il terzo mercato maggiore per i prodotti derivati dal tabacco, dietro solo a Cina e Indonesia e davanti a Stati Uniti e Giappone.

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