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“La Cina ora sta usando il Coronavirus per vincere la Guerra Fredda contro gli Usa”

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Donald Trump e Xi Jinping. Credit: Ansa

Il Coronavirus usato come arma politico-diplomatica per imporsi in una nuova Guerra Fredda contro gli Usa. Sarebbe questa la strategia messa in campo dalla Cina nelle ultime settimane. Ad affermarlo, in un’intervista a Formiche, è il politologo Ian Bremmer, editorialista del Time e presidente di Eurasia Group. Secondo Bremmer, nello scontro in atto tra Stati Uniti e Cina in tema Coronavirus, “la Cina si trova avanti. Questo non toglie che è la vera responsabile di tutto questo e che ha gestito in modo pessimo la risposta iniziale, seguita poi dalla soppressione dell’informazione cruciale sul virus”.

Pechino, a parere del politologo, sta sfruttando alcune debolezze dei paesi occidentali: “La sua fortuna risiede nelle fiacche risposte degli altri Paesi, che hanno fatto sembrare buona, al confronto, quella cinese. Da qualche settimana è in corso un immenso giro di vite che ha aiutato la Cina, accompagnato da una solida operazione diplomatica in Europa”.

Le accuse cinesi agli Usa sulla diffusione del virus, che sarebbe stato portato a Wuhan proprio dagli Stati Uniti, per Bremmer devono essere inquadrate in questa nuova Guerra Fredda scatenata dal Covid-19: “Si chiama information warfare, niente di più. In Cina i media sono sempre più negativi sugli Stati Uniti, e d’altro canto Trump e i suoi alleati repubblicani hanno iniziato a parlare della “febbre di Wuhan”, utilizzando altri nomi poco lusinghieri. Finché va avanti così, c’è un’alta probabilità che si trasformi in una vera Guerra Fredda”.

Per l’editorialista del Time, anche gli aiuti di medici e materiali inviati dalla Cina vanno letti a partire dal tentativo di portare dalla propria parte l’Europa, con uno sguardo anche sulla vicenda di Huawei e del 5G: “Questa operazione di sensibilizzazione, che secondo i cinesi prevede l’arrivo di due milioni di mascherine, renderà l’Europa molto più dipendente dalla Cina, e più propensa a resistere agli Stati Uniti su questioni come la concessione del 5G a Huawei”.

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