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Home » Esteri

Cosa è stato deciso di importante ieri sera al Consiglio Ue

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L’Unione Europea ha già inviato missioni di pace in diverse zone di crisi del mondo. L'UE non dispone di un esercito permanente ma nell'ambito della sua politica di sicurezza e di difesa comune utilizza contingenti speciali forniti dai paesi membri

Si parla di accordo storico: ma cosa è stato stabilito esattamente giovedì sera 22 giugno al Consiglio Ue di Bruxelles?

Il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, tenutosi a Bruxelles la sera del 22 giugno, ha gettato le basi per alcuni storici passi avanti verso una più stretta integrazione dei paesi membri, persino in ambiti in cui per decenni questo non era stato possibile. Secondo il presidente del Consiglio, Donald Tusk, il mutamento di scenario intervenuto negli ultimi mesi, ha riportato l’Unione ad essere percepita dai suoi cittadini come una soluzione e non più come un problema.

L’assemblea si è riunita, su invito del suo presidente, per affrontare i temi più scottanti del dibattito europeo: la minaccia del terrorismo, una cooperazione permanente e strutturata in materia di difesa, il contrasto all’immigrazione irregolare, con particolare attenzione alla rotta mediterranea e una globalizzazione incontrollata che richiede l’implementazione di nuovi e più efficaci strumenti di difesa commerciale per proteggere il mercato comune da paesi che vogliono approfittare della sua apertura.

Il tema di maggior rilievo della discussione riguarda la difesa comune europea, tentata già negli anni Sessanta e naufragata più volte e in vari periodi storici, prima per le resistenze francesi e quindi per quelle britanniche.

Nell’ambito dei trattati già esistenti e citando in particolare il Trattato istitutivo dell’Unione, agli articoli 42 e 46, gli stati membri potranno ora unire le forze in caso di necessità, sia per progetti economici che per missioni sul campo, dando vita ad una cooperazione rafforzata in questa materia.

Il Consiglio ha poi salutato con favore l’istituzione da parte della Commissione europea di un fondo comune per la difesa, composto sia da strumenti di finanziamento per progetti di ricerca che per lo sviluppo di sistemi d’arma e armamenti. Questo strumento prevederà inizialmente una spesa di 90 milioni di euro all’anno fino al 2019, a disposizione dei governi per la ricerca congiunta in campo militare. Il fondo sarà quindi aumentato a 500 milioni di euro l’anno per il biennio 2019-2020 e a un miliardo a partire dal 2021.

I capi di Stato e di governo proporranno quindi nei prossimi mesi l’implementazione di un programma di sviluppo industriale comune per la difesa. All’interno di questo contesto, il Consiglio ha confermato il finanziamento a carico di tutti gli stati membri dei gruppi tattici di intervento, i cosiddetti battlegroups europei, battaglioni formati da personale proveniente da diversi paesi che potranno essere dispiegati in teatri di crisi esterni all’Unione.

Un esempio di prima cooperazione rafforzata sarà rappresentato dal progetto di Italia e Germania di costituire un centro per il coordinamento medico unico per l’assistenza nelle zone di guerra e l’addestramento congiunto degli ufficiali europei.

Le misure in materia di difesa comune non sono tuttavia da considerarsi ostili o parallele alle strutture della NATO. Il Consiglio vede infatti questi nuovi strumenti come un’opportunità di migliorare le capacità dei paesi europei di contribuire agli sforzi dell’alleanza atlantica, anche se non tutti i paesi membri dell’Unione Europea sono membri della NATO e viceversa.

I capi di Stato e di governo poi, nell’affrontare il tema della comune minaccia terroristica, hanno deciso di combattere la diffusione della radicalizzazione islamica online coordinando i programmi dei diversi paesi sulla prevenzione e bloccando le fonti di finanziamento del terrorismo, facilitando lo scambio di informazioni tra le autorità degli stati membri e aumentando l’interoperabilità dei loro database.

Il Consiglio ha ribadito l’importanza di fornire sostegno alle vittime degli attacchi terroristici e di approfondire gli sforzi contro i cosiddetti foreign fighter, cittadini europei impegnati in attività terroristiche al di fuori dell’Unione, che una volta rientrati possono rappresentare una minaccia per i paesi di provenienza.

L’assemblea ha poi sottolineato le responsabilità dell’industria digitale nella lotta al terrorismo e alla criminalità online. Il Consiglio europeo si aspetta infatti che le aziende digitali stabiliscano un maggiore coordinamento per lo sviluppo di nuove tecnologie e strumenti per il rilevamento automatico e la rimozione dei contenuti che su internet incitano a compiere atti terroristici. Questi strumenti dovrebbero essere integrati da misure legislative pertinenti a livello continentale.

L’assemblea inoltre, ritenendo essenziale per la lotta alla criminalità e al terrorismo l’accesso effettivo alle tracce elettroniche, ha chiesto alle aziende digitali di assicurare ai governi la piena disponibilità dei dati.

“Chiediamo ai media di fare tutto il possibile per sviluppare strumenti per individuare e rimuovere automaticamente i contenuti”, ha dichiarato ai giornalisti il presidente Tusk.

Il Consiglio si è infine occupato ancora della questione ucraina e dell’occupazione russa della penisola di Crimea. “L’Ue estenderà le sanzioni economiche contro la Russia per la mancata attuazione degli accordi di Minsk”, ha dichiarato Tusk con un tweet. Le sanzioni economiche già in vigore saranno così estese di altri sei mesi, a partire da luglio 2017.

Inoltre, per la mattina di venerdì 23 giugno è prevista un’ulteriore sessione del Consiglio. Come da programma, il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, riferirà ai capi di Stato e di governo riguardo la situazione economica dei paesi dell’area dell’euro e dell’intera Unione Europea.

Quindi toccherà al primo ministro maltese, Muscat, informare l’assemblea riguardo le azioni intraprese a seguito della dichiarazione di Malta, in cui i leader europei, il 3 febbraio 2017 avevano dichiarato di voler sostenere la Libia nella lotta all’immigrazione irregolare e di voler approfondire la cooperazione tra paesi membri dell’Unione Europea e i paesi del Nord Africa coinvolti nei flussi migratori.

Infine verrà ascoltato il primo ministro estone Juri Ratas che introdurrà il nuovo semestre di turno dell’Unione, presieduto dall’Estonia, che sarà incentrato su una proposta di agenda digitale per il continente e che spiegherà per la prima volta il concetto di Europa digitale per un’unione più semplice e accessibile ai suoi cittadini.

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